Dengue

La dengue è una malattia virale causata dal quattro sierotipi di Flavivirus (Den-1, Den-2, Den-3, Den-4).

 

 

La malattia è endemica in tutta la fascia compresa tra il 35° di latitudine nord ed il 35° di latitudine sud e le principali epidemie si sono verificate in America centro-meridionale e nel Sud-Est asiatico, ma non ha risparmiato neanche l'Africa e l'Oceania.

Come si trasmette

I virus della dengue vengono trasmessi all'uomo tramite la puntura di zanzare che appartengono al genere Aedes Aegypti.

Le zanzare Aedes, a differenza delle Anopheles (zanzare che trasmettono la malaria), pungono nelle ore diurne, con un massimo di attività nelle due ore successive all'alba e nelle ore che precedono il tramonto.

Le zanzare Aedes hanno notevoli capacità di adattamento, possono per esempio sfruttare per la riproduzione anche piccolissime raccolte di acqua piovana, come quelle che si formano nei sottovasi.

Questo genere di zanzare è presente anche in Italia, in almeno 10 regioni, ma la loro presenza, non è stata associata a casi di dengue.

Il periodo di incubazione della malattia, cioè il tempo che trascorre tra la puntura dell'insetto e la comparsa dei sintomi, si aggira intorno ai 5-7 giorni (può variare da 3 a 14 giorni circa).

È importante sottolineare come la dengue non si trasmette per contratto tra gli uomini, ma è necessaria la puntura di una zanzara infetta.

Le persone colpite sono infettanti per le zanzare che li pungono da poco prima della comparsa della febbre per tutta la durata del periodo febbrile (mediamente 5-7 giorni).

Una volta infettate, le zanzare rimangono tali per tutta la durata della loro vita e possono trasmettere l'infezione alla progenie.

 

 

Come si manifesta la malattia

Dengue

La dengue è una malattia virale acuta che può presentarsi, dal punto di vista sintomatologico e prognostico, in due forme distinte:

  • dengue classica;
  • dengue emorragica, con o senza stato di shock.

La dengue classica è la forma meno grave della malattia, può presentare una sintomatologia più o meno spiccata a seconda dell'età.

Nei bambini molto piccoli può anche portare ad uno stato di shock, mentre nei bambini più grandi si presenta solitamente con febbre ed esantema di tipo maculo-papuloso (macchie e bolle).

Negli adulti invece può presentarsi come una febbre lieve-moderata oppure come una febbre molto più elevata, dolori ossei e muscolari (viene chiamata anche febbre rompiossa), disturbi gastrointestinali, grave cefalea e esantema maculo papuloso (non sempre presente).

La forma emorragica è, al contrario, una forma grave e potenzialmente letale, perché può complicarsi con fenomeni emorragici e shock.

La malattia esordisce in maniera acuta, con rapido rialzo della temperatura e i segni della forma classica (disturbi gastrointestinali, stanchezza, eritema). Segue una fase in cui la febbre scende ma peggiorano le condizioni del paziente: compaiono estrema debolezza, pallore, cianosi, la pressione sanguigna si abbassa, il polso si fa debole e veloce e compaiono delle eruzioni cutanee. In questa seconda fase sono frequenti i fenomeni emorragici: petecchie, ecchimosi, epistassi (perdita di sangue dal naso), gengivoraggia (perdita di sangue dalle gengive), emorragie a carico dell'apparato gastrointestinale (con comparsa di sangue nel vomito e nelle feci).

 

 

Sono possibili complicazioni a carico del fegato e del sistema nervoso centrale con la comparsa di convulsioni. Nei casi gravi si può arrivare allo stato di shock e alla morte.

Non esiste un trattamento specifico e le sole cure possibili sono di supporto: si idrata il paziente, si sostiene il circolo di sangue e la funziona vitale degli organi.

Con un appropriato e tempestivo trattamento intensivo la letalità si aggira intorno all'1-2%, mentre nel caso in cui non sia trattata adeguatamente la mortalità sale al 40-50%.

Cosa si può fare

La dengue è un problema non da poco per la sanità pubblica. L'aumento della frequenza di questa malattia è da attribuire a fenomeni di massiccia urbanizzazione con persistenza di condizioni igienico-sanitarie che favoriscono la proliferazione di insetti nocivi e vettori di malattie.

Purtroppo, attualmente, non esiste una vaccinazione contro questa patologia.

A livello sociale, la prevenzione della malattia si può attuare eliminando le possibili fonti di infestazione delle zanzare.

Si deve quindi provvedere a rimuovere celermente i rifiuti, allontanare e smaltire adeguatamente le acque delle fogne, disinfestare periodicamente gli ambienti a rischio, eliminare le raccolte di acqua che possono essere usate per la riproduzione delle zanzare.

Utile risulta essere l'applicazione di zanzariere e altri mezzi protettivi alle finestre delle abitazioni.

Raccomandazioni per i viaggiatori diretti in aree endemiche

Il rischio di contrarre la dengue nel corso di un viaggio all'estero in zone endemiche è solitamente modesto e direttamente legato alla durata del soggiorno.

Non esistendo ancora un vaccino efficace, i viaggiatori si possono difendere impiegando le misure di protezione contro le punture di insetti.

Si consiglia ai viaggiatori di seguire questi pochi ma utili consigli:

  • indossare maglie e pantaloni lunghi, possibilmente di colore chiaro, in quanto i colori scuri tendono ad attirare gli insetti;
  • non usare profumi;
  • applicare (anche ogni 2-3 ore se necessario) dei repellenti per gli insetti sulle zone del corpo non coperte dagli indumenti, evitando il contatto con gli occhi, con la cute irritata o escoriata;
  • alloggiare in stanze con le zanzariere o tenere chiuse le finestre;
  • usare particolari insetticidi e repellenti negli ambienti di soggiorno.

Nel caso in cui un viaggiatore torni da un viaggio in una zona a rischio con la febbre, è meglio che si rivolga comunque a un medico per eseguire gli esami del caso.

La diagnosi viene effettuata sulla base del riscontro di anticorpi specifici.

Nota molto importante: in caso di sospetto di febbre dengue, NON assumere aspirina e suoi derivati! Questo farmaco infatti agisce sì come antipiretico, ma inibisce anche la coagulazione del sangue, può provocare la comparsa o il peggioramento del quadro emorragico prima descritto.

 

 

 

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