Disprassia

Tutti i bambini, nel normale percorso di crescita, raggiungono e sviluppano, in diversi momenti, alcune tappe fondamentali dello sviluppo, come per esempio la capacità di stare seduti, di stare in piedi, di camminare e di parlare. A causa di un ritardo nello sviluppo, per alcuni bambini c'è una difficoltà nel raggiungimento di questi traguardi, la disprassia (dal greco, incapacità di fare), conosciuta anche come disturbo della coordinazione motoria (DCD), è una delle possibili cause di difficoltà. La disprassia è caratterizzata da una mancanza di coordinamento tra le intenzioni mentali e la capacità di coordinare il corpo e le azioni. Per esempio, un bambino potrebbe pensare "ho bisogno di legarmi le stringhe della scarpa”, tuttavia, il cervello non invia correttamente le istruzioni che permettono di svolgere quest'azione. La stessa cosa accade quando si tenta di correre, di saltare, di scrivere e in molti altri compiti, che la maggior parte delle persone darebbe per scontato. Le persone che soffrono di DCD hanno, generalmente, un'intelligenza nella norma. Spesso la DCD è talvolta chiamata "sindrome del bambino impacciato", e il bambino che ne soffre è etichettato dalle altre persone inetto o poco intelligente, perché non sa eseguire alcune operazioni di base. È un disturbo tipico dell'infanzia, ma gli effetti della DCD continuano anche in età adulta. Colpisce circa il 5-6% dei bambini in età scolare.

 

 

Cause

Le cause della disprassia non sono ancora ben comprese e conosciute, alcune ricerche ritengono che il disturbo sia il risultato di un ritardo nello sviluppo cerebrale, ovvero che ci sia un'immaturità nello sviluppo dei circuiti neuronali. Le persone che soffrono di DCD generalmente non hanno problemi medici che possono spiegare il disturbo. Spesso questo disturbo si presenta assieme ad altri problemi: disturbo da deficit di attenzione, disabilità, ritardi di discorso-linguaggio, problemi emotivi e comportamentali di apprendimento, anche se le cause sono differenti.

 

 

Fattori di rischio

I fattori di rischio per la disprassia sono poco definiti, ma tra quelli conosciuti ci sono:

  • genitori che hanno avuto gli stessi problemi (familiarità, fattori genetici);
  • problemi durante la gravidanza o il parto;
  • bambini prematuri, ma anche postmaturi.

Sintomi

I segni e i sintomi della disprassia possono apparire fin dalla nascita, infatti, i neonati possono mostrare alcuni problemi di apprendimento di azioni che dovrebbero essere naturali, come succhiare e deglutire il latte. I bambini piccoli possono mostrare una certa lentezza nell'imparare a rotolarsi, sedersi, strisciare, camminare e parlare. Nel momento in cui il bambino si approccia al mondo scolastico i sintomi del disturbo possono diventare più evidenti. I sintomi di DCD possono includere:

  • camminata instabile;
  • difficoltà a scendere le scale;
  • difficoltà ad afferrare e tenere in mano oggetti;
  • difficoltà ad allacciarsi le scarpe, indossare i vestiti, e altre attività di auto-cura;
  • difficoltà a svolgere attività scolastiche, come scrivere, colorare e usare le forbici.
Disprassia

Se si osserva un bambino con disprassia si può anche osservare:

  • goffaggine;
  • posture inadeguate;
  • confusione della lateralità con difficoltà ad orientarsi nello spazio;
  • problemi di consapevolezza del tempo;
  • ipersensibilità al contatto fisico;
  • ridotto sviluppo delle capacità di organizzazione;
  • stanchezza;
  • scarsissima consapevolezza dei pericoli;
  • comportamenti fobici, impulsivi ed immaturi.

Le persone che soffrono di disprassia sono consapevoli, spesso, di avere difficoltà e quindi hanno la tendenza a ritirarsi dalle attività sociali e sportive, incidendo negativamente sulla propria condizione fisica, ma anche relazionale e sociale.

Diagnosi

 

 

La disprassia è difficile da diagnosticare, perché i sintomi possono essere confusi con quelli di altre condizioni. La diagnosi deve essere svolta grazie ad un'accurata osservazione del bambino e una precisa raccolta di informazioni personali e famigliari.  Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V) elenca quattro criteri che devono essere soddisfatti per una corretta diagnosi di DCD:

  • L'apprendimento e l'esecuzione delle capacità motorie coordinate sono sotto il livello previsto per l'età del bambino.
  • Le difficoltà delle abilità motorie interferiscono significativamente con le attività della vita quotidiana e hanno un impatto accademico/scolastico, nella produttività, nelle attività di avviamento lavorativo e di formazione professionale, nel tempo libero e nel gioco.
  • L'esordio è nel periodo di sviluppo infantile.
  • Le difficoltà delle capacità motorie non sono meglio spiegate da un ritardo intellettuale, da disabilità visiva o da altre condizioni neurologiche che colpiscono il movimento.

Terapia

La disprassia, è una condizione che deve essere trattata con un programma a lungo termine, che deve coinvolgere più aspetti del disturbo: formazione sulla patologia, terapia fisica, terapia occupazionale, riabilitazione verbale e formazione delle abilità sociali, per aiutare la persona ad accettare e adattare la propria vita alla malattia. Per ogni area si possono consultare diversi professionisti, come logopedisti, fisioterapisti e psicologi.

L'educazione fisica può aiutare a sviluppare una buona coordinazione, un equilibrio stabile e una migliore comunicazione tra cervello e corpo. Alcuni sport individuali, come il nuoto o la bicicletta, possono offrire migliori opportunità per costruire le capacità motorie, ma sono consigliabili anche sport di squadra per implementare le capacità relazionali. L'esercizio fisico quotidiano è essenziale se si soffre di DCD, al fine di addestrare mente e corpo a collaborare, lavorare insieme e per ridurre il rischio di obesità.

La terapia occupazionale, è una disciplina riabilitativa che ha come obiettivo quello di sviluppare, recuperare o mantenere le competenze della vita quotidiana e lavorativa delle persone con disabilità cognitive, fisiche e psichiche. Il terapista occupazionale può lavorare in coordinazione con l'équipe scolastica, e suggerire agli insegnanti qualche tecnica per facilitare l'apprendimento del bambino, come per esempio l'uso del computer. Il bambino, accorgendosi delle sue difficoltà, può anche mostrare segni di frustrazione, isolamento e rabbia, per cui sia i genitori che gli insegnanti, devono saper mostrare una certa sensibilità verso il bambino e le dinamiche che potrebbero instaurarsi nei vari contesti sociali. I genitori possono per esempio dare un significato a ciò che il bambino sa fare e valorizzare in primis le sue capacità, mentre gli insegnanti possono graduare il livello di complessità delle proposte, accertandosi che il bambino abbia appreso le basi.

Purtroppo, i bambini che soffrono di disprassia, in genere, continuano ad avere sintomi anche quando saranno adulti; una giusta formazione, istruzione delle capacità motorie e un supporto psicologico possono aiutare a condurre una vita normale e soddisfacente.

 

 

 

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