Come valutare la salubrità di un cibo

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Gentili esperti di Cibo360.it, vi scrivo per chiedere informazioni sulla componente lipidica principale contenuta nell'olio di cocco (e in gnerale nel cocco): gli acidi grassi saturi L'olio di cocco contiene in base ai database USDA (per 100g): 86,5 g di grassi saturi di cui: 7,8 g di C8:0 6,0 g di C10:0 44,6 g di C12:0 16,8 g di C14:0 8,2 g di C16:0 2,8 g di C18:0 Da un vostro articolo si deduce che la maggior parte di questi grassi saturi sono a catena media e, per questo motivo, non hanno effetti negativi sul rischio cardiovascolare. Il mio dubbio è che in effetti vi siano evidenze empiriche sul fatto che gli acidi grassi a media catena siano "healthy", ma nel contempo, l'olio di cocco contenga anche grassi saturi dannosi. In rete ad esempio ho trovato questa analisi in cui risulta che il consumo di olio di cocco abbia inalzato il livello di colesterolo in misura maggiore rispetto ad altri oli come l'olio di girasole. Sempre in rete vi sono altre discordanze sul fatto che il laurico il miristico e il palmitico (contenuti in elevata misura nell'olio di cocco) siano salutari. Si vedano le seguenti fonti: "La quantità di grasso saturo introdotta con il cibo agisce sui livelli di colesterolo del sangue in misura decisamente superiore rispetto alla quantità di alimenti con colesterolo assunta con la dieta. È stato dimostrato che il grasso saturo è il componente alimentare che influisce maggiormente sui livelli di colesterolo totale e di colesterolo LDL nel sangue, ma vi sono differenze negli effetti di innalzamento del colesterolo per i vari acidi grassi. Gli effetti degli acidi grassi con una catena di lunghezza media (per es: laurico C12:0, miristico C14:0 e palmitico C16:0) sono generalmente più importanti rispetto a quelli con una catena di lunghezza superiore." Infine, sembrano esserci esperienze positive della somministrazione di olio di cocco vergine nel trattamento delle malattie della tiroide e del rallentamento del metabolismo. In definitiva, volevo chiedere un chiarimento sul quali sono le evidenze empiriche effettive sulla salubrità del consumo di olio di cocco (o del cocco in generale) Vi ringrazio per l'aiuto

 

 

 

 

Questa mail potrebbe sembrare molto specifica e tecnica, tuttavia la risposta è assolutamente di utilità generale. Vuole infatti rispondere alla domanda: come valutare la salubrità di un alimento?

Per prima cosa, bisogna chiedersi se l'alimento è dannoso anche in minima quantità. Se lo è, il caso è chiuso: lo si elimina dall'alimentazione (sempre che sia possibile). Questo è il caso, per esempio, dei grassi trans, o dei nitriti. Dato che non si tratta di veleno mortale, ovviamente assunzioni sporadiche non sono da escludere (se in un buffet l'unica cosa commestibile è la bresaola... Posso anche mangiarne qualche fetta). Io per esempio non disdegno, qualche volta l'anno, la mortadella di Pasquini, che utilizza quantità minime di nitriti.

 

 

Se l'alimento non è dannoso, allora esiste una quantità tollerabile, al di sotto della quale si scopre che l'alimento ha quasi sempre effetti anche benefici. Tutti i cibi apportano qualche sostanza benefica e qualche sostanza dannosa, questo è un concetto fondamentale da capire. Occorre capire quale sia la quantità tollerabile. Nel caso dell'olio di cocco, esso va valutato alla peggio alla stregua di qualunque grasso saturo, come il burro o il grasso della carne.

Da ultimo, bisogna scoprire qual è la quantità giornaliera che assumiamo del determinato alimento. Nel caso dell'olio di cocco, è molto probabile che sia zero. Infatti al naturale non si utilizza, mentre ce lo ritroviamo nei biscotti e nei prodotti da forno contenenti oli vegetali generici o olio di cocco, indicato espressamente. Per evitarne l'assunzione, quindi, basta scegliere prodotti da forno fatti con il burro (come da sempre consigliamo nel sito).

C'è anche un altro aspetto interessante nella tua mail. Quando si valuta la salubrità di un cibo, bisogna sempre capire se stiamo parlando di salute in generale oppure di una specifica malattia. Se l'olio di cocco cura le malattie della tiroide non posso dedurre che l'olio di cocco è benefico: lo è solo per i malati di tiroide! Allo stesso modo, è sbagliato promuovere un prodotto dietetico perché privo di glutine, proponendolo anche a chi celiaco non è.

Concludendo: l'olio di cocco è un olio che in Italia troviamo solo raffinato e nei prodotti da forno. Di fatto, è un olio di seconda scelta che andrebbe evitato a favore del miglior burro o olio extravergine. Se non c'è altra scelta, non è un olio la cui assunzione in piccole dosi può risultare dannosa, e quindi non va demonizzato così come i grassi trans.

 

 

 

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