Le infezioni prostatiche e la sintomatologia associata, che costituisce il quadro della prostatite, rappresentano una notevole percentuale nei pazienti valutati per problemi urologici di natura benigna.
Il National Institute of Health ha suddiviso le sindromi prostatitiche in quattro categorie: la prostatite acuta batterica, la prostatite cronica batterica, la prostatite cronica abatterica e la prostatodinia.
La prostatite acuta batterica è rara e rappresenta meno del 5% dei casi di prostatite.
I sintomi della prostatite acuta batterica includono febbre, brividi, malessere e dolori muscolari (mialgie). Sintomi locali sono la frequenza e l'urgenza ad urinare, il dolore lombare e l'ostruzione al flusso urinario. Possono essere presenti anche dolore e distensione addominale.
L'esplorazione rettale che il medico potrebbe eseguire durante l'esame obiettivo rivela una ghiandola caratteristicamente soffice, calda, congesta e fissa. Il massaggio di una ghiandola acutamente infiammata provoca intenso dolore e può causare batteriemia, e va pertanto evitato.
La batteriuria, cioè la presenza di numerosi batteri nelle urine, di solito accompagna la prostatite acuta batterica, in relazione alla presenza concomitante di un'infezione delle vie urinarie. I più comuni microorganismi patogeni sono Escherichia coli, Klebsiella, Proteus mirabilis, Enterobacter e Stafilococco aureo.
La terapia medica della prostatite acuta batterica comporta l'utilizzo di antibiotici che sono in grado di raggiungere adeguate concentrazioni nel tessuto prostatico (trimetoprim o soprattutto fluorchinolonici). Un'urinocoltura (l'esame delle urine che mira a identificare l'eventuale presenza di microorganismi causa di infezione) dovrebbe essere effettuata per identificare il battere responsabile e la sua sensibilità agli antibiotici (antibiogramma).
Comunque, il trattamento per questo tipo di prostatite dovrebbe essere iniziato subito per evitare complicazioni come uno stato di sepsi (disseminazione attraverso il sangue dell'infezione) o la formazione di un ascesso prostatico (complicanza più comune in caso di diabete) e il paziente dovrebbe continuare la terapia con antibiotici per via orale per 3 o 4 settimane per evitare ricadute.
Le caratteristiche della prostatite cronica batterica non sono così specifiche come quelle della prostatite acuta batterica.
La prostatite cronica batterica viene definita da ricorrenti episodi di infezioni delle vie urinarie e dalla persistenza di batteri patogeni nel liquido seminale.
I principali sintomi sono il dolore genitourinario e all'atto di urinare (disuria), secrezione uretrale, infezioni ricorrenti delle basse vie urinarie. Il batterio patogeno più frequentemente isolato è Escherichia coli, coinvolto nell'80% dei casi di prostatite cronica batterica.
La terapia è sempre antibiotica e deve durare per 4-6 settimane, riuscendo a risolvere in tal modo dal 33 al 50% dei casi. Se la guarigione non può essere ottenuta, il trattamento può essere continuato secondo schemi appropriati.
La prostatite abatterica è una condizione infiammatoria di eziologia sconosciuta, infatti è anche denominata prostatite idiopatica.
I pazienti con prostatite abatterica sono otto volte più numerosi dei soggetti con prostatite cronica batterica. Essi lamentano una sintomatologia identica ai pazienti con prostatite cronica batterica, come dolore genitourinario, eiaculazione dolorosa, dolore lombare, frequenza, urgenza e disuria.
L'esame obiettivo non rivela di solito segni particolari e specifici, ma alcuni soggetti possono presentare all'esplorazione rettale una prostata di consistenza particolarmente soffice.
Viene di solito instaurato un approccio terapeutico empirico con terapia antibiotica, ma se la sintomatologia persiste, probabilmente anche eventuali ulteriori linee di antibiotici saranno inefficaci, tuttavia può essere effettuato un ciclo di 2 settimane con altre classi di antibiotici (doxiciclina, minociclina o eritromicina) efficaci su altri batteri, ma sempre secondo un criterio empirico. Se non si nota beneficio, non è indicato proseguire con alcuna terapia antibiotica ulteriore.
Un approccio conservativo si basa su terapia antiinfiammatoria non steroidea (FANS), e bagni caldi.
La prostatodinia è un termine che identifica la sintomatologia riferita da pazienti con dolore prostatico (= prostatodinia) senza un'obiettività che suggerisca un'infiammazione prostatica.
Questo gruppo di pazienti crea i maggiori problemi di gestione nell'ambito del trattamento delle prostatiti.
Lamentano gli stessi sintomi dei pazienti con prostatite abatterica. Sono di solito soggetti di giovane o media età, e mostrano alterazioni variabili del flusso urinario e sintomatologia irritativa vescicale, ma principalmente lamentano dolore e fastidio pelvico. Gli studi urodinamici possono essere utili in un sottogruppo di soggetti che lamenta dolore pelvico e sintomatologia irritativa.
Ipotesi eziologiche attribuiscono la causa a mialgia/tensione del pavimento pelvico, spasmi uretrali e del collo vescicale. Nei pazienti con sintomatologia irritativa vescicale deve essere escluso il carcinoma in situ vescicale: in particolare se i sintomi si accompagnano a microematuria (tracce di sangue nelle urine), la citologia urinaria e la cistoscopia sono raccomandate.
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