Esame delle feci

In cosa consiste l'esame delle feci?

L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.

 

 

In realtà, l'espressione "esame delle feci" racchiude un gran numero di analisi differenti, volte ad analizzare molteplici aspetti e, di volta in volta, solo alcune di esse vengono eseguite, a seconda del sospetto clinico. Vengono eseguite in caso si voglia confermare o escludere la presenza di patologie o infezioni a carico dell'apparato gastrointestinale, e in particolare intestino, fegato, pancreas. Talvolta l'esito di queste analisi può essere compromesso dall'assunzione di cibi o farmaci, che ne modificano i risultati, producendo esami delle feci falsi positivi. Pertanto è sempre necessario seguire precise indicazioni riguardanti l'esame delle feci completo. 

Le valutazioni principali riguardano l'aspetto macroscopico, la composizione chimica, l'analisi microbiologica, l'esame parassitologico e la ricerca di sangue occulto.

 

 

Modalità di raccolta del campione di feci

La modalità di raccolta e il materiale necessario per tutti i tipi di analisi delle feci sono i medesimi.

Innanzi tutto, prima di procedere, si consiglia di urinare e quindi detergere la zona ano-genitale, in modo da evitare eventuali fattori confondenti dovuti ad elementi presenti nell'urina oppure al sangue mestruale.

Quindi, è necessario defecare in un recipiente, un vaso da notte o una ciotola, magari appoggiandoli sui sanitari per facilitare l'operazione.

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Il campione di feci deve essere riposto in un piccolo contenitore di plastica sterile, fornito dal laboratorio analisi o acquistabile in farmacia. Tramite una spatola apposita, si preleva parte delle feci, raccogliendo dei frammenti in almeno 3 punti diversi, e li si deposita nel contenitore. Per effettuare i test è sufficiente una quantità piuttosto ridotta di materiale, pari a meno di metà del volume del contenitore, che non deve comunque essere riempito nella sua totalità.

È necessario consegnare, entro breve tempo dalla raccolta, il campione per l'esame delle feci. Ma quindi, quando raccoglierle? La cosa migliore è prelevarle la mattina del giorno di consegna al laboratorio, o nel caso in cui ciò non sia possibile, il pomeriggio precendente conservandole però in frigorifero. In caso di giorni festivi o quando si sia impossibilitati alla consegna il giorno stesso, si possono conservare in frigorifero, mediante apposita protezione con buste di plastica, per massimo 24 ore. Non bisogna mai congelare il campione per evitare di alternarne i risultati e le caratteristiche.  

Valutazione macroscopica

Il parametro più importante dell'analisi macroscopica è il colore delle feci. Esso può essere:

  • marrone, con varie sfumature e intensità, è il colore normale delle feci;
  • bianco o grigio chiaro (definite "feci acoliche", in gergo medico), è dovuto solitamente ad un inefficiente assorbimento dei lipidi alimentari, a causa di ostruzioni delle vie biliari o deficit della funzione esocrina del pancreas. 
  • scuro, tendente al nero (definite "feci picee", in gergo medico), è dovuto alla presenza di sangue digerito nelle feci, solitamente a causa di un sanguinamento gastrointestinale alto (stomaco o duodeno);
  • tendente al rosso, dovuto alla presenza di sangue non digerito frammisto alle feci, proveniente dal tratto gastrointestinale basso (colon, sigma e retto). In caso di emorroidi sanguinanti, il sangue forma delle striature rosso vivo sulla superficie delle feci;
  • giallo-verdastro, più raramente, dovuto ad alcune infezioni, come le salmonellosi.

Altri parametri importanti, ma che non possono essere desunti da un semplice campione di feci sono la quantità e la consistenza.

La consistenza normale delle feci è soffice e la quantità prodotta è variabile, ma si attesta intorno ai 200 grammi al giorno.

 

 

In caso di quantità molto superiori, consistenza liquida e aumento notevole del numero di evacuazioni, si parla di diarrea.

Feci più scarse e di consistenza aumentata sono di frequente riscontro nella stitichezza, o negli individui che adottano regimi alimentari particolarmente poveri di fibre (ovvero poveri di verdura e cereali integrali, soprattutto) e/o con insufficiente apporto di acqua, se l'aggiustamento della dieta non dovesse funzionare si può ricorrere ad integratori per la stitichezza.

La presenza di muco nelle feci può indurre il sospetto di una malattia infiammatoria intestinale, come la rettocolite ulcerosa, o di alcune patologie infettive.

Esame chimico

Un'indagine molto importante è il dosaggio dei grassi fecali: valori elevati caratterizzano la steatorrea e sono un indice di insufficienza pancreatica esocrina o di ostruzione delle vie biliariQuesta condizione può essere anche dovuta ad una dieta con eccesso di acidi grassi a catena lunga o a farmaci che alterano la capacità digestiva degli acidi grassi. Le feci in questo caso hanno un aspetto brillante tendente al bianco. 

Similmente, un aumento degli amidi nelle feci è indice di mancata digestione degli stessi a causa di un'insufficienza pancreatica.

La chimotripsina e l'elastasi-1 sono degli enzimi digestivi con attività proteasica, prodotti dal pancreas: una loro diminuzione nelle feci è indice di patologie pancreatiche o di fibrosi cistica.

Altro parametro che viene valutato è la presenza di fibre muscolari nelle feci, definita creatorreaEssa è dovuta agli episodi di diarrea ma può essere indicatore di problemi a livello pancreatico. 

Il pH delle feci è generalmente neutro, intorno a 7, ma può essere influenzato in maniera importante dal tipo di dieta.

Dal punto di vista patologico, un pH basso può indicare infezioni da Rotavirus o da Escherichia Coli, oppure intolleranza al lattosio o insufficienza pancreatica. Ci sono casi in cui il pH acido delle feci è dovuto al tipo di dieta seguita, come nel caso di dieta con eccesso di grassi, o di difetti nell'assorbimento dei carboidrati, come nella celiachia

Un pH particolarmente elevato può essere dovuto all'aumento dell'ammoniaca prodotta dalla flora batterica putrefattiva, in caso di squilibri della flora batterica commensale.

Proprio perchè il pH è un criterio diagnostico utilizzato per molte infezioni nelle feci, è importante seguire le indicazioni riguardanti il prelievo del campione e quindi evitare la contaminazione con le urine e refrigerarle in caso di ritardo nella consegna al laboratorio.

Analisi microbiologica

In tale ambito, uno dei presidi fondamentali è la coprocoltura, ovvero un esame colturale volto all'identificazione di alcuni batteri responsabili di infezioni del tratto gastrointestinale.

La coprocoltura standard è in grado di identificare batteri quali Salmonelle, Shigelle e Campylobacter; in alcuni casi si possono ricercare anche Yersinie e vari ceppi di Escherichia Coli.

Negli individui anziani, con compromissione delle condizioni di salute e sottoposti a terapie antibiotiche, in caso di colite persistente, va sospettata un'infezione da Clostridium difficile. Purtroppo questo batterio non è identificabile tramite la coprocoltura standard, ma si rende necessario un esame specifico, che mira alla ricerca di alcune tossine da esso prodotte.

Nei bambini di età inferiore a 5 anni, gli episodi gastroenteritici sono dovuti nella stragrande maggioranza dei casi ad un particolare virus, detto Rotavirus, che può essere identificato anch'esso tramite coprocoltura.

Esame parassitologico delle feci: cosa significa quando è positivo?

Oltre a batteri e virus (e anche funghi come la Candida), il tratto gastrointestinale può essere infestato anche da parassiti, in particolare gli elminti, ossia i vermi delle feci. I parassiti e le loro uova possono essere identificati tramite l'esame parassitologico delle feci, che se risulta positivo indica la presenza di un'infestazione di elminti in corso. Essi possono causare problemi che portano a patologie anche gravi che colpiscono principalmente, ma non solo, l'apparato gastrointestinale.

I principali parassiti ricercati sono: Giardia Lamblia, Entameba Histolytica, Tenie, Ossiuri, Ancilostoma, Ascaris lumbricoide, Entorobius vermicularis. 

In generale i vermi intestinali possono essere visibili nelle feci ad occhio nudo, ma in alcuni casi la loro dimensione richiede un esame più dettagliato. Alcune volte si rende necessario, ad esempio, un arrichimento in laboratorio, attraverso una coltura che porta ad una migliore identificazione delle uova dei parassiti, al fine di farne un'identificazione qualitativa.

La tenia è un verme molto lungo che infesta l'uomo attraverso principalmente il consumo di carni crude infestate. Esso può essere riscontrato nelle feci attraverso un'attenta analisi dei frammenti che rilasciano in esse, i quali sono di colore biancastro. I sintomi causati dall'infestazione sono a carico dell'apparato gastrointestinale, e in particolare sono rappresentati da nausea e crampi addominali. 

L'Entorobius vermicularis è un parassita che infetta sopratutto i bambini, perchè questo organismo vive nel terreno e può arrivare nell'intestino dei più piccoli attraverso la loro tendenza a portare qualsiasi cosa alla bocca. Questi parassiti depongono le loro uova nell'intestino, in cui si moltiplicano e arrivano nel retto; possono quindi essere riscontrati macroscopicamente nelle feci. 

L'Ascaris lumbricoide, invece, è un parassita che si trasmette attraverso la liberazione delle uova del parassita da parte di un organismo infetto. Le uova daranno origine alle larve e contaminano sopratutto le acque reflue e il terreno. L'uso quindi di acque non potabili per l'irrigazione dei campi è la principale fonte di infestazione di questi parassiti. Questo tipi di infestazione è tipica delle aree di campagna e soprattutto dei paesi più poveri. Anche questi vermi sono visibili ad occhio nudo nelle feci, in cui vengono espulsi. Essi causano problemi a livello gastronintestinale ma anche respiratorio, che possono talvolta essere mortali

Le modalità di raccolta delle feci per l'esame parassitologico, sono uguali a quelle previste per l'esame delle feci normali. L'unica differenza, però, sta nel fatto che talvolta può essere richiesta la consegna di campioni prelevati in giorni differenti, che in questo caso devono essere prelevati in contenitori separati e consegnati ciascuno entro breve tempo dalla raccolta.  

Ricerca del sangue occulto nelle feci

L'esame delle feci per la ricerca di sangue occulto viene effettuata al fine di avvalorare il sospetto o la maggiore probabilità di sviluppare un tumore del tratto gastrointestinale, ma anche come indagine di screening nel tumore del colon-retto

A differenza delle analisi precedenti, al fine di migliorare l'accuratezza diagnostica, la ricerca del sangue occulto viene effettuata analizzando tre campioni raccolti in tre giorni consecutivi. Ciò che si ricerca è proprio la presenza di sangue nelle feci, che potrebbe anche essere talmente esigua da non poter essere rintracciata attraverso l'esame macroscopico, ma può necessitare di analisi ulteriori. 

Molte sono le cause di falsi positivi, fra cui la stessa dieta seguita poco prima del prelievo del campione. Per questo motivo, infatti, si consiglia di evitare l'assunzione di alimenti contenenti molto eme, come la carne rossa, di sospendere l'assunzione di farmaci che potrebbero indurre dei sanguinamenti (come l'aspirina), ma anche di evitare spazzolamenti dentali troppo aggressivi, che potrebbero far sanguinare le gengive. Le nuove tecniche utilizzate in alcuni laboratori, rendono possibile la distinzione tra sangue umano e non umano: per questo motivo è possibile, talvolta, consumare carne e seguire una normale dieta, anche nei giorni precendenti la raccolta delle feci.

Altri falsi positivi potrebbero essere determinati dalla presenza di patologie come il morbo di Chron, la diverticolite, le emorroidi e ulcere di vario tipo. 

La raccolta delle feci deve seguire le stesse regole previste per gli altri tipi di analisi fecali.

In caso di positività dell'esame, è bene eseguire un'indagine di secondo livello come la colonscopia con eventuali biopsie.

 

 

 

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