Quando pensiamo ai disturbi alimentari, spesso immaginiamo corpi molto magri, diete estreme e un rapporto conflittuale con il cibo che porta a perdere peso. Allo stesso tempo, l’obesità è ancora vista da molti come qualcosa che riguarda soltanto “mangiare troppo”. In realtà, la relazione tra disturbi alimentari e peso è molto più sfumata — e spesso lontana dagli stereotipi più diffusi.
Negli ultimi anni si sta iniziando a parlare di un tema importante: i disturbi alimentari possono riguardare persone di qualsiasi forma, taglia e peso, anche chi vive una condizione di sovrappeso o obesità. E, cosa altrettanto importante, l’aumento di peso non è mai la colpa della persona: entra in gioco un intreccio di fattori biologici, sociali, psicologici e ambientali che rendono la questione molto più complessa.
L’obesità non nasce semplicemente dal “mangiare di più”, così come un disturbo alimentare non si riduce al “mangiare di meno”. A volte questi due mondi si incontrano e si influenzano a vicenda, creando un rapporto col cibo fatto di oscillazioni, tentativi di controllo e momenti di perdita di equilibrio.
Molte persone raccontano di cicli fatti di restrizioni rigide seguite da episodi di fame intensa, oppure giornate in cui l’alimentazione sembra più guidata dalle emozioni che dall’appetito reale. In altri casi, la ricerca di uno stile di vita super sano finisce per trasformarsi in una pressione costante che può portare a comportamenti non più così equilibrati.
Sebbene ogni storia sia diversa, ci sono alcuni disturbi alimentari che compaiono con maggiore frequenza in persone con sovrappeso o obesità. E non perché “mangiano male”, ma perché questi disturbi modificano il rapporto con il cibo in modi che non sono visibili dall’esterno.
Chi vive questo disturbo alterna abbuffate a comportamenti pensati per “rimediare”, come periodi di digiuno o esercizio fisico molto intenso. Questi tentativi, però, spesso non riportano a un equilibrio stabile e possono causare sbalzi di peso nel tempo.
Caratterizzato da episodi di alimentazione molto abbondante, vissuti con la sensazione di perdere il controllo e accompagnati da forte disagio emotivo. Non essendoci comportamenti compensatori, è un disturbo che può facilmente associarsi all’aumento di peso e a vissuti di frustrazione o vergogna.
La cosiddetta “sindrome da alimentazione notturna” si manifesta quando una parte consistente dell’alimentazione giornaliera avviene dopo cena, spesso associata a risvegli notturni. Non è questione di forza di volontà: entrano in gioco il ritmo circadiano, lo stress e le abitudini consolidate.
Nel primo caso parliamo di una forte restrizione alimentare che però non porta a un corpo sottopeso; nel secondo, di un’attenzione eccessiva verso il “mangiare sano”. Entrambi i comportamenti, pur partendo da intenzioni diverse, possono portare a squilibri che non sempre si notano guardando la bilancia.
È fondamentale ribadire un punto: nessuna taglia “protegge” dai disturbi alimentari.
Non esiste un “corpo giusto” per individuare un problema. Esistono persone, con vissuti differenti, che meritano ascolto senza essere giudicate dal loro aspetto.
Allo stesso modo, vivere con obesità non significa automaticamente avere un disturbo alimentare, né essere responsabili della propria condizione. I disturbi alimentari non sono una scelta, e l’obesità non è un “errore”: entrambi meritano rispetto e comprensione.
Non servono soluzioni drastiche né diete punitive. I percorsi più efficaci sono quelli che uniscono competenze diverse e mettono al centro la persona nella sua interezza.
Tra i fattori che possono aiutare:
un supporto psicologico, per ritrovare serenità nel rapporto con il cibo;
un accompagnamento nutrizionale, che non imponga divieti ma favorisca abitudini sostenibili;
un ambiente comprensivo, libero da critiche sul peso o sulla forma del corpo;
piccoli passi concreti, più legati al benessere che alla bilancia.
Rivolgersi a strutture e istituzioni specializzate come Lilac, Centro Disturbi Alimentari e alla sua équipe integrata può essere un aiuto concreto, rispettoso e realmente orientato alla persona.
La relazione tra disturbi alimentari e obesità ci ricorda quanto sia importante guardare oltre il numero sulla bilancia. Il benessere non si misura con il peso, ma con la qualità della vita, la relazione con se stessi e la capacità di ascoltare i propri bisogni.
Portare questo tema fuori dai tabù significa dare più spazio alla comprensione e meno al giudizio — e creare, finalmente, un dialogo sul cibo e sul corpo che sia davvero rispettoso, inclusivo e umano.
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