L'HPV-DNA test è un esame diagnostico utilizzato per identificare la presenza del papilloma virus (abbreviato HPV, dall'inglese "human papilloma virus") a livello della cervice uterina.
L'infezione cronica da HPV è un fattore di rischio praticamente fondamentale per lo sviluppo del carcinoma della cervice uterina, perciò l'identificazione del virus consente di monitorare le pazienti a rischio di sviluppare la malattia.
La cervice uterina (o collo dell'utero) è un restringimento (a forma di "collo di bottiglia", appunto) che si trova nella parte più bassa dell'utero e mette in comunicazione il corpo dell'utero con la vagina.
HPV è un virus enormemente diffuso in tutto il mondo e circa l'80% delle donne sessualmente attive entrerà in contatto con esso almeno una volta nella vita. Si tratta però di una colonizzazione temporanea, poiché, nella maggioranza dei casi, il sistema immunitario riesce ad eliminare il virus in un arco di tempo variabile da 6 mesi a 4 anni.
Tuttavia, in una piccola percentuale di pazienti, HPV non viene eliminato e, col passare del tempo (devono passare diversi anni affinché si manifesti il suo potere oncogeno), può favorire l'insorgenza del carcinoma della cervice uterina.
I fattori che predispongono alla mancata eliminazione del virus sono:
La modalità di prelievo del materiale per l'HPV-DNA test è molto simile a quella del PAP test.
Il medico si serve di un accessorio detto speculum per divaricare la vagina ed esporre la cervice uterina.
Quindi, con una spatola apposita, preleva un campione di tessuto e lo deposita in un contenitore contenente un liquido conservante.
Infine, il materiale prelevato viene analizzato con delle tecniche di biologia molecolare.
Le tecniche biomolecolari attualmente approvate per l'HPV-DNA test sono due: una si basa sull'ibridazione in fase liquida, l'altra sulla PCR qualitativa.
Al di là di alcune piccole differenze, tali indagini sono in grado di determinare in maniera univoca e con accuratezza eccellente la presenza o l'assenza di HPV e, in particolare, dei genotipi più a rischio (HPV 16 e 18, soprattutto, ma anche 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68), i quali sono responsabili di circa il 99% di tutti i carcinomi della cervice uterina.
Comunque, va rimarcato che la presenza del virus è solo un fattore di rischio per il carcinoma della cervice uterina e non è sinonimo di malattia. D’altra parte, è opportuno ricordare che (a parte casi rarissimi) HPV è un elemento necessario (ma non sufficiente) per lo sviluppo del carcinoma.
L'HPV-DNA test è un'indagine diagnostica introdotta piuttosto recentemente e quindi non esistono ancora delle linee guida codificate a livello internazionale, riguardanti la sua esecuzione.
Tuttavia, la maggior parte degli studi ha dimostrato inequivocabilmente l'utilità dell'HPV-DNA test in:
L'HPV-DNA test non è ancora utilizzato di routine, tuttavia le sperimentazioni hanno dimostrato una netta superiorità rispetto al PAP test per quanto riguarda l'efficacia nello screening del carcinoma della cervice uterina.
In particolare l'HPV-DNA test ha dimostrato una sensibilità molto elevata (99%, contro il 60-70% del PAP test); perciò la negatività del test ci permette di escludere con ragionevole certezza non solo la malattia, ma anche il fattore di rischio principale per la malattia. Quindi, in caso di negatività, la paziente può "stare tranquilla", fino al successivo HPV-DNA test, dopo 5 anni (e 5 anni è una stima fin troppo prudente, infatti si suppone che il virus impieghi circa 10 anni per causare il tumore).
Il limite principale dell'HPV-DNA test è la specificità piuttosto bassa, soprattutto nelle donne più giovani: al di sotto dei 30 anni infatti, l'infezione da HPV (e quindi la positività dell'HPV-DNA test) è molto frequente, ma la maggior parte delle pazienti è destinata a sconfiggere l'infezione. Per questo non è consigliabile testare le donne al di sotto dei 30 anni. Nelle donne adulte, invece, la presenza del virus è più spesso indice di una infezione cronica, che difficilmente verrà debellata, e quindi a maggior rischio di sviluppare il carcinoma della cervice uterina.
Quindi, uno dei problemi irrisolti dell’HPV-DNA test è il numero elevato di falsi positivi, cioè di pazienti positive al test ma che, in seguito ad ulteriori approfondimenti, si scoprirà non essere affette da lesioni tumorali della cervice uterina. Purtroppo, per escludere la patologia, esse dovranno sottoporsi ad una serie di esami diagnostici, con un notevole dispendio sia sul piano emotivo-psicologico, che economico.
In base alle considerazioni precedenti, una possibile strategia futura (che in realtà è già in corso di sperimentazione clinica) potrebbe essere l'associazione dei due test, in modo da combinare i pregi di entrambi, ovvero sfruttare la sensibilità dell'HPV-DNA test e la specificità del PAP test.
Un ulteriore vantaggio dell'HPV-DNA test è l'assenza di risultati incerti come, ad esempio, le famose ASC-US del PAP test. Anzi, l'HPV-DNA test è proprio lo strumento migliore per distinguere le ASC-US veramente patologiche da quelle non patologiche.
Alla luce dei dati appena esposti, la maggior parte dei ginecologi e degli studiosi è concorde nell'affermare che l'HPV-DNA test è l'indagine più accurata nello screening (e non solo) del carcinoma della cervice uterina ed è destinato, in un futuro non troppo lontano, quantomeno ad affiancare il PAP test, se non a soppiantarlo definitivamente.
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