I traumi endogeni muscolari sono quelli causati da un eccesso di carico durante le normali attività, cioè non sono causati da traumi esterni al contrario delle contusioni. Nella stragrande maggioranza dei casi avvengono durante l'attività sportiva, quando un muscolo viene sottoposto a un carico che eccede la resistenza delle fibre, che si allungano oltre il limite fisiologico.
In genere vengono definiti strappi muscolari, anche se il termine è improprio perché lo strappo muscolare propriamente detto è un infortunio piuttosto grave e fortunatamente molto raro.
Si realizzano ogni volta che si richieda una prestazione massimale, imprimendo una violenta contrazione al muscolo.
Si verificano generalmente all'inizio dell'attività lavorativa o sportiva agonistica soprattutto quando non preceduta da un adeguato periodo di riscaldamento o preparazione fisica.
I traumi endogeni muscolari si possono classificare con terminologie diverse (stiramenti, allungamenti, strappi, rotture, distrazioni), termini che possono essere confusi e che spesso vengono utilizzati a spoposito. Il modo più preciso per identificare la lesione dovuta a un eccessivo allungamento muscolare prevede 3 diversi gradi di gravità della lesione.
Primo grado: contrattura muscolare.
Il muscolo si allunga oltre il limite fisiologico ma non vi sono rotture delle fibre muscolari. È l'infortunio meno grave e quello da cui si recupera più velocemente.
Secondo grado: stiramento muscolare o distrazione.
L'allungamento muscolare è tale da interrompere la continuità delle fibre muscolari. La rottura delle fibre è sempre di piccola entità ma richiede un periodo di stop mediamente lungo ed è molto importante la fase di recupero perché le recidive sono frequenti.
Terzo grado: strappo o rottura muscolare.
La rottura delle fibre muscolari è più estesa anche se la fascia muscolare rimane integra. Si tratta dell'infortunio più grave con periodo di stop che può arrivare a 4 mesi e richiedere l'intervento chirurgico.
Visto che prevenire è sempre meglio che curare, si possono mettere in pratica alcuni semplici ma efficaci accorgimenti per evitare di incorrere in queste lesioni muscolari.
Riscaldamento e stretching: troppo spesso trascurati soprattutto in ambito non professionistico. Il riscaldamento, vista la grande importanza che riveste nella prevenzione dei traumi muscolari, dovrebbe essere sempre suddiviso in due fasi: quella della corsa blanda e degli allunghi. Sembra che il riscaldamento sia meno ''pericoloso'' dello stretching e più efficace nel prevenire gli infortuni. La corsa blanda è importante perché è in grado di predisporre l'apparato scheletrico ad affrontare lo sforzo fisico. Ognuno deve seguire il suo ritmo ottimale, senza stancarsi troppo. Non deve mai durare meno di 10-12 minuti, a volte si arriva anche a 30 minuti soprattutto se precede una competizione. Gli allunghi invece rappresentano la seconda fase del riscaldamento. Serve soprattutto per le articolazioni. Gli allunghi devono coprire circa 100 metri e come recupero tra un allungo e l'altro basta semplicemente tornare indietro al passo. Importanti sono la velocità con cui vengono eseguiti e come numero devono essere compresi tra i 4 e gli 8. La nota positiva del riscaldamento nei confronti dello stretching è che in questo modo è possibile scaldarsi senza esagerare e senza andare incontro a problemi muscolari. Con uno stretching invece fatto in maniera non corretta si rischia molto di più.
Defaticamento: soprattutto dopo le sessioni di allenamento più intense, bisogna sempre prevedere 5-10 minuti almeno di attività blanda, che serve a decontrarre la muscolatura affaticata e facilitare il recupero.
Sforzo adeguato alla preparazione atletica: assicurarsi di essere in grado di sostenere determinati sforzi fisici e muscolari è fondamentale per evitare di incorrere in infortuni muscolari.
Abbigliamento: scegliere anche un abbigliamento opportuno e usare eventualmente pomate riscaldanti durante il riscaldamento, specie se il clima è freddo.
Recupero: osservare sempre i giusti periodi di riposo senza mai sottovalutare il dolore nel caso in cui compaia.
Le lesioni traumatiche dei muscoli possono dare luogo ad alcune complicanze e tra queste evidenziamo le ossificazioni post traumatiche. Su un ematoma cospicuo che non venga totalmente riassorbito, si forma del tessuto fibroso e sopra di esso si possono depositare successivamente dei sali di calcio. Il tessuto fibroso può poi differenziarsi tessuto osteoide e ossificarsi. Eccezionalmente, tale processo non resta localizzato solamente al muscolo traumatizzato ma si estende a quelli vicini dando luogo alla miosite ossificante. I muscoli colpiti diventano visibili all'esame radiografico perché sono calcificati e perdono ogni capacità contrattile. La sintomatologia clinica di questa complicanza è una tumefazione di consistenza sempre dura, il dolore è modesto e c?è limitazione funzionale. Il trattamento non è semplice. L'immobilizzazione ha una certa efficacia così come la roentgenterapia è utile ma solo nelle fasi iniziali. Dal punto di vista medico non ci sono terapie quando le calcificazioni sono già formate, quindi si interviene chirurgicamente rimuovendole. Questa rimozione non deve mai essere effettuata quando l'ossificazione è in fase attiva perché le recidive sarebbero troppo frequenti. Per questo è sempre consigliabile attendere 18-24 mesi prima dell'intervento chirurgico.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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