L'applicazione delle biotecnologie in agricoltura rappresenta, nella ricerca bioingegneristica, il settore più importante sia per le polemiche ecologiche, sociali ed economiche, sia perché le piante OGM rappresentano il 98,6% degli OGM in circolazione.
Le piante OGM oggetto di studio sono molte (soia, mais, colza, pomodori, barbabietole, patate, cotone, banane, fragole, uva, melanzane, ecc), quelle maggiormente coltivate, ma solo quattro sono le specie principali di piante OGM coltivate: mais, soia, cotone e canola.
Le prime piante OGM sono state immesse nel mercato nel 1996 dalla multinazionale Monsanto.
Secondo l’International for the Acquisition of AgriBiotech Application (ISAA) l’area globale seminata con OGM è cresciuta di oltre 30 volte ed è passata dai 1.7 milioni di ettari nel 1996 a 52.6 milioni di ettari nel 2001. Un’azienda (Monsanto) nel 2001 controllava il 91% dell’area mondiale seminata ad OGM. Due caratteristiche genetiche rappresentano la quasi totalità dell’area seminata ad OGM: 77% tolleranza agli erbicidi, 15% resistenza (Bt) agli insetti e 8% entrambe. Tre paesi, USA, Argentina e Canada, hanno il 98% dell’area coltivata ad OGM.
Entriamo più nel dettaglio cercando di capire come viene trasmessa alle piante la resistenza agli erbicidi e quella agli insetti.
La resistenza agli insetti viene ottenuta inserendo il gene Bt del batterio Bacillus thuringiensis. Tale batterio, molto diffuso nel terreno, produce una prototossina, una molecole cioè che diventa tossica solo nell'intestino dell'insetto perché un enzima specifico ne stacca una parte liberando la parte tossica. La proteina non è tossica per l'uomo o per gli animali, infatti prima dell'avvento delle tecniche di ingegneria genetica veniva utilizzata come insetticida naturale, soprattutto in Canada per proteggere le foreste dall'attacco degli insetti. Questa tecnologia viene utilizzata per lo più per proteggere il mais dall'attacco degli insetti, il che consente di:
La soia è invece oggetto di una trasformazione genetica in grado di conferirgli la resistenza agli erbicidi, in particolare al glifosato e al glifosinato, erbicidi biodegradabili e non tossici per l'uomo, che però distruggono ogni tipo di pianta. Conferendo alla soia la resistenza a questi erbicidi, si potrebbero controllare le piante infestanti con un solo trattamento, senza l'uso di tanti prodotti selettivi, più dannosi per l'ambiente e per l'uomo. Attualmente, circa 1/4 della soia prodotta nel mondo è OGM.
Un numero considerevole di specie animali è stato oggetto di tecnologie transgeniche, in particolare gli animali da laboratorio e domestici.
Per quanto riguarda l’alimentazione, i pesci sono, al momento, i principali, se non gli unici, animali oggetto di transgenesi a scopo alimentare (il primo caso è quello del salmone OGM ottenuto in Canada).
Pesci transgenici sono stati ottenuti anche per la produzione di proteine di interesse farmacologico e per monitorare la presenza di sostanze genotossiche in acque inquinate.
Le applicazioni della transgenesi nei pesci sono:
Esistono diverse tecniche per la produzione degli OGM. Per quanto riguarda le piante, i principali metodi sono due.
Il primo è l'utilizzo del batterio Agaricus tumefaciens, in grado di provocare il tumore al colletto in alcune piante. Questo batterio trasmette la malattia trasferendo alla cellula vegetale una porzione di DNA che provoca il tumore, modificando tale porzione inserendo il gene di interesse, si riesce a inserire tale gene nella cellula vegetale, producendo un organismo OGM.
Il secondo metodo consiste nel bombardare la pianta con piccole sfere di circa 1 micron di diametro, tali sfere portano sulla superficie la porzione di DNA di interesse, che penetra nella cellula e si integra nel suo DNA.
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