La dieta a zona all'italiana

La dieta a zona all'italiana, o dieta a zona italiana, è il tentativo di rendere la dieta a zona più accettabile e appetibile per gli italiani. Come ben sa chi conosce la dieta a zona, perché l'ha provata o semplicemente perché ha letto gli articoli che la descrivono (come il nostro dettagliato articolo sulla dieta a zona), questo modello alimentare demonizza i carboidrati ad alta densità e ad alto indice glicemico, considerandoli veri e propri veleni per l'organismo. Secondo Berry Sears, l'ideatore di questa dieta, i cibi come pane, pasta, dolci, sono i veri responsabili non solo del sovrappeso, ma anche delle più svariate patologie (cancro, diabete, malattie autoimmuni, ecc).

 

 

Questo tipo di approccio ha contribuito certamente a determinare il successo di questa dieta, perché tutto ciò che suscita clamore mediatico, contraddicendo ciò che la scienza ufficiale raccomanda da sempre (cioè che i cereali sono alla base di un'alimentazione sana), ottiene un certo successo. Tuttavia, è altrettanto vero che solo una piccola fetta della popolazione è disposta a modificare in modo radicale le proprie abitudini alimentari, eliminando i cibi che fanno parte della nostra tradizione, a fronte tra l'altro di risultati che non sempre sono all'altezza delle aspettative (la dieta a zona promette a tutti di diventare superuomini ma purtroppo la realtà è ben diversa).

Come funziona la dieta a zona italiana

In Italia esistono diversi Zone Certified Instructor, che hanno ottenuto negli USA la certificazione ufficiale per promuovere e insegnare la dieta a zona. Alcuni nutrizionisti certificati declinano la zona in modo rigoroso, escludendo dalla dieta nel modo più assoluto tutti i cereali e i cibi che Sears, nel suo primo libro, definisce come "sfavorevoli" o "sconsigliati". Altri, invece, hanno provato a declinare la zona con i cibi italiani, e una di esse è Giliola Braga, che ha pubblicato diversi libri sulla zona tra cui anche uno sulla zona italiana.

 

 

In sostanza, la dieta a zona all'italiana propone una modello alimentare "in zona" che non rinuncia anche ai cereali come pane, pasta, pizza, dunque i cibi regolarmente presenti nella dieta degli italiani. Il libro, riprendendo tutti i principi di base del primo testo di Sears, tenta di spiegare le forme di assunzione corretta di questi cibi (come inserirli in una normale alimentazione e in quali quantità), ma più che altro cerca di spiegare perché questi cibi, in teoria "sfavorevoli" nella zona, possano essere introdotti nella in questo modello alimentare, senza comprometterne i benefici.

Analisi critica della dieta a zona all'italiana

Dieta a zona all'italiana

Innanzitutto bisogna premettere che Sears non esclude la possibilità di utilizzare pane, pasta e cereali nella dieta a zona, se le quantità sono quelle giuste. Certo, non è facile far tornare i conti e mangiarsi un piatto decente (in termini di quantità) di pasta è praticamente impossibile, ma è altrettanto vero che i cereali non vengono esclusi e dunque chi sa fare due conti può costruirsi i suoi menù in zona senza l'aiuto della Braga né di altre informazioni che non siano quelle contenute nel primo libro di Sears. D'altro canto non avrebbe senso proporre un modello che viola le regole di Sears... O una dieta è in zona o non lo è, soprattutto in un modello alimentare che si basa su presupposti così rigorosi e rigidi dal punto di vista matematico.

 

 

Il tentativo dei promotori di questa versione della zona è evidentemente quello di imbarcare sul carrozzone degli zonisti anche i soggetti non disposti a privarsi, per sempre o quasi, di pane, pasta, dolci, vino, ecc. Buona parte del libro della Braga è dunque dedicato infatti al tentativo di giustificare comunque il consumo di questi cibi, tipici della dieta mediterranea, anche se in realtà il presupposto fondamentale della zona è proprio quello di demonizzare gli stessi cibi. Il risultato è ovvio: un continuo arrampicarsi sugli specchi che genera continue contraddizioni e tentativi ridicoli di non far capire che seguendo alla lettera le indicazioni della zona è molto difficile poter mangiare i cibi della dieta mediterranea. Non a caso c'è un intero capitolo del libro che vorrebbe convincerci del fatto che la zona non esclude la mediterranea (ma come? Prima mi si dice che i cereali sono la causa di tutti i mali, e poi mi si approva la dieta mediterranea?).

Di contraddizioni, di incoerenze e di suggerimenti a dir poco curiosi nel libro ce ne sono tanti, ne elenchiamo solo alcuni tanto per capire quale sia lo spessore di questa proposta. Quando si parla di pasta, visto che i quantitativi concessi sono in teoria ridicoli, si forniscono le quantità della pasta cotta invece della pasta cruda (come avviene in tutte le altre diete e come è auspicabile che sia).

La Braga dice che si possono mangiare 90 g di pasta cotta, lasciando intendere che sia una quantità di pasta accettabile: peccato che questo quantitativo sia l'equivalente di 40 g di pasta cruda, un vero e proprio insulto per gli amanti di questo cibo.

E che dire del panino fatto con 15 g di pane e 30 g di prosciutto? Ma che panino è?!?!?

O del parmigiano, che viene utilizzato in moltissime occasioni, salvo scoprire che i formaggi con più del 20% di grassi sono sconsigliati nella zona (il parmigiano ne ha più del 25%). E ancora, quando si parla di pizza, per far tornare i conti si parte dal presupposto che una pizza ha 500 kcal (quando in realtà non ne ha mai meno di 750), poi si dice che si può mangiare, eliminando il bordo o mangiandone solo metà.

La Braga cade poi in contraddizione semplicemente quando tenta di far tornare i conti della dieta a zona tradizionale, il che la dice lunga sulla "scientificità" di questa dieta. Mi è capitato altre volte di avere a che fare con professionisti della zona ed è veramente banale, quanto divertente, metterli in difficoltà giocando sulle mille contraddizioni alla base della matematica della zona. E la Braga sempre cadere in fallo nelle cose più banali: per esempio quando parla di calorie, consigliando di assumere 1200 kcal al giorno alle donne (per non essere accusata dai dietologi tradizionali), ma in realtà nel calcolo dei miniblocchi, per la donna, ne vengono fuori poco più che 900. Secondo Sears il problema si aggiusta aumentando i grassi (facendo diventare la dieta a zona iperlipidica, come abbiamo spiegato nel nostro articolo sulla zona)... Insomma la coperta di questa dieta è sempre troppo corta. E lo stesso vale per i famigerati eicosanoidi, e anche la Braga ritira fuori la bufala del GLA contenuto nell'avena (probabilmente questa bufala è utile a Sears per sdoganare almeno un cereale molto consumato dagli americani. Se fosse stato furbo avrebbe cercato delle ricerche fasulle che dimostravano che anche nel farro c'era un po' di GLA così avrebbe avuto a disposizione anche un cereale da promuovere per noi europei).

Concludendo: la dieta a zona non è stata digerita molto bene dagli italiani, certo, è sempre molto conosciuta e diffusa, ma in realtà i veri zonisti sono molto pochi e chi li conosce può constatare che la qualità della loro vita a tavola non è di certo il massimo, e a fronte di vantaggi tutti da dimostrare (io di superuomini in giro non ne ho visti e gli esperimenti scientifici che dimostrano la nullità delle promesse della dieta a zona ormai si sprecano). La dieta a zona all'italiana non è che il tentativo mal riuscito di allentare i vincoli della zona per convincere i soggetti meno disposti a seguire un regime alimentare che altrimenti rischia di essere (inutilmente) maniacale.

 

 

 

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