Balbuzie

La balbuzie è un disturbo dell'articolazione della parola, dovuto a uno spasmo intermittente dell'apparato fonatorio, per cui l'espressione verbale si presenta esitante, tronca e spesso con ripetizioni. Viene considerato come uno dei più diffusi disturbi del linguaggio.

 

 

Questo disturbo viene vissuto da chi ne è affetto con grande sofferenza e disagio, perché il rallentamento della parola non riguarda assolutamente il pensiero; il soggetto sa benissimo ciò che desidera dire, ma fatica a dirlo.

Si parla di balbuzie tonica quando lo spasmo ostacola l'avvio della parola (più spesso) o il passaggio da una parola all'altra: i genitori descrivono questa situazione usando l'espressione "attacca nel parlare".

Si parla invece di balbuzie clonica quando lo spasmo provoca la ripetizione di un suono, che in generale è la prima sillaba o la prima parola di una frase.

Epidemiologia

Si tratta di un disturbo molto frequente e fortunatamente transitorio nella maggior parte dei casi; l'età più colpita è quella fra i 2 e mezzo e i 3 anni, soprattutto nei maschi: la sua frequenza è tale da meritare il nome di balbuzie fisiologica.

Di rado (circa l'1% dei casi) la balbuzie permane oltre i 3 anni: la prevalenza fra i maschi è ancora più evidente.

Il rapporto maschi/femmine è di 4-5 a 1.

Classificazione

La balbuzie viene classificata prendendo in considerazione il momento temporale dell'insorgenza e le caratteristiche cliniche del disturbo.

 

 

Si può quindi suddividere tale disturbo in: balbuzie primaria e balbuzie secondaria.

Balbuzie primaria (o fisiologica): è la forma più comune di balbuzie. Si stima che la sua incidenza sia di circa il 30% di tutti i bambini in età infantile e si presente con maggiore prevalenza nel sesso maschile. La balbuzie primaria è caratterizzata dell'alta frequenza di remissione spontanea senza interventi terapeutici (logopedista o riabilitazione del linguaggio).

Balbuzie secondaria: è la forma più rara di balbuzie e si manifesta generalmente fra i 6 e 14 anni di età, molto più raramente in età adulta. È associata ad ansia, traumi e conflitti, ed si presenta spesso in concomitanza di tic, tremori del viso e discinesie (alterazioni del movimento). In questo caso è indicato un intervento che corregga il disturbo.

Aspetti clinici

La balbuzie fisiologica insorge intorno ai 2 anni e mezzo, in un momento importante per l'apprendimento del linguaggio, quasi come se la lingua non riuscisse a star dietro a un'ideazione veloce e precisa. L'inizio è graduale, ma si rende più evidente mano a mano che il bambino stesso si rende conto della propria difficoltà di comunicazione, dovuta all'inceppamento del linguaggio; un aggravamento della prognosi è dovuto a inadatti interventi (perfezionisti o frustranti) dei genitori.

Col progredire del quadro possono comparire stati di ansia e alterate risposte comportamentali. Circa il 5% di tutti i bambini viene condotto dal pediatra per un problema di balbuzie fisiologica della seconda infanzia e circa il 20% di questo 5% (cioè, circa l'1% dei bambini) mantiene questo suo inconveniente fino all'età adulta.

 

 

È stata dimostrata una forte componente familiare: studi sui gemelli hanno messo in evidenza un fattore genetico. Per quanto riguarda il rischio nei parenti biologici di primo grado, è stato valutato che esso sia 3 volte superiore a quello del resto della popolazione. Per quanto riguarda i soggetti di sesso maschile con balbuzie, è stato calcolato che il 10% delle figlie e il 20% dei figli saranno balbuzienti. I soggetti di sesso femminile sono più portati a una completa scomparsa del fenomeno.

La presenza della balbuzie oltre i 6 anni interferisce col rendimento scolastico e con l'inserimento sociale. L'entità della manifestazione varia da un soggetto a un altro ed è spesso più grave quando vi sia una particolare pressione a comunicare (un'interrogazione a scuola, una relazione davanti a un nutrito pubblico, un colloquio con una persona di rilievo, situazioni frustranti). La balbuzie è spesso assente durante la lettura orale, come durante il canto o parlando con un oggetto inanimato o con animali.

Spesso si alternano periodi di miglioramento, quasi fino alla scomparsa, e periodi di accentuazione, anche senza una ragione precisa.

Balbuzie

Criteri diagnostici

Per porre diagnosi di balbuzie è necessario che sia presenti tutti i seguenti segni e sintomi.

A. Alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell'eloquio, che sono inappropriate per l'età dell'individuo e per le abilità linguistiche, persistono nel tempo e sono caratterizzate del frequente e marcato verificarsi di uno (o più) dei seguenti elementi:

  1. Ripetizioni di suoni e sillabe.
  2. Prolungamenti dei suoni delle consonanti così come delle vocali.
  3. Interruzione di parole (per esempio pause all'interno di una parola).
  4. Blocchi udibili o silenti (pause del discorso colmate o non colmate).
  5. Circonlocuzioni (sostituzioni di parole per evitare parole problematiche).
  6. Parole pronunciate con eccessiva tensione fisica.
  7. Ripetizioni di intere parole monosillabiche (per esempio “Lo-lo-lo-lo vedo”).

B. L'alterazione causa ansia nel parlare o limitazioni dell'efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale, o del rendimento scolastico o lavorativo, individualmente o in qualsiasi combinazione.
C. L'esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo.
D. L'alterazione non è attribuibile a deficit motorio dell'eloquio o a deficit sensoriali, a disfluenza associata a danno neurologico (per esempio ictus cerebrale, tumore, trauma) o da altra condizione medica, e non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale.

Approccio terapeutico

Il pediatra deve intervenire precocemente, nella fase primaria della balbuzie fisiologica, aiutando i genitori a sopportare, senza evidenziare le proprie preoccupazioni, le difficoltà del loro figlio, non interferendo in alcun modo sul linguaggio poco fluido del bambino. Una ridotta importanza attribuita a queste prime difficoltà, sia da parte dei genitori che da parte del pediatra, rasserena l'ambiente. I genitori si devono convincere che il disturbo regredisce spontaneamente nell'arco di qualche mese, senza alcuna cura. Genitori e pediatra dovrebbero rassicurare il bambino sulle sue perfette capacità di espressione e sulla transitorietà del fenomeno.

Nei casi di balbuzie secondaria e quindi in cui la balbuzie sia più pronunciata, al disturbo della parola si associano movimenti muscolari, come ammiccamenti, tic, tremori delle labbra e del viso, scosse del capo, movimenti respiratori o chiusura delle mani a pugno.

Se la balbuzie persiste oltre i 4 anni, il bambino va avviato a un logopedista, perché gli insegni esercizi di controllo del respiro e l'uso del metronomo (uno strumento usato dai musicisti per scandire il tempo), che ritma le parole del discorso.

Altre volte si sono dimostrate utili tecniche psico-motorie, di condizionamento, di psicoterapia o d'intervento sull'ambiente.

 

 

 

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