La blefarite è un'infiammazione comune delle palpebre che può essere associata ad un'infezione batterica, secchezza oculare o ad alcune condizioni patologiche legate alla cute del viso come l'acne rosacea.
Si manifesta in due modalità.
Data la sua estrema diffusione, è difficile stimare epidemiologicamente la prevalenza della blefarite.
La diagnosi di blefarite è abbastanza comune, tuttavia raramente i pazienti riescono a trovare sollievo dai sintomi che comprendono:
in corrispondenza della rima palpebrale e sensazione di corpo estraneo.
La sintomatologia legata alla blefarite anteriore è quella tipica da infezione batterica ed è spesso più severa, può portare a complicazioni ed è possibile la caduta totale delle ciglia.
Il più comune agente eziologico della blefarite batterica è lo Stafilococco, un batterio che si trova comunemente sulla cute. Se non viene trattata può avere come conseguenze a lungo termine ectropion, ispessimento della rima palpebrale, ectasie capillari.
La diagnosi si basa principalmente sull'anamnesi del paziente, sull'esame obiettivo dell'occhio esterno e con la biomicroscopia con la lampada a fessura.
Interrogando il paziente si devono mettere in luce alcuni elementi, come la durata del peroblema, se esiste un periodo della giornata in cui i sintomi peggiorano, se sussistono fattori aggravanti (lenti a contatto, esposizione ad allergeni, fumo, alcol, make up) o patologie sistemiche (rosacea, psoriasi, dermatite atopica, herpes zoster, ecc...).
Valutando l'occhio si deve esaminare la mono o bilateralità della patologia e i sintomi e segni oculari (come rossore, prurito, bruciore, lacrimazione).
Nei casi di resistenza alla terapia o nei pazienti che presentano gravi recidive si può ricorrere all'esame colturale per valutare con precisione l'agente causante la blefarite.
La terapia della blefarite dipende dall'agente eziologico che l'ha causata.
Va precisato che la blefarite è una patologia che molto spesso recidiva e può cronicizzare e questo è bene sottolinearlo anche al paziente, che si trova ripetutamente a lottare contro questa patologia. I sintomi possono essere migliorati, ma possono recidivare appena si sospende il trattamento.
Innanzitutto è sempre bene fare degli impacchi caldi e procedere con l'igiene e la pulizia della palpebra.
Nei casi in cui la blefarite sia causata da batteri (soprattutto lo Stafilococco ne è responsabile), si usano degli antibiotici topici, come l'eritromicina, da applicare alcune volte al giorno sulle palpebre per 1-2 settimane.
In alcuni casi si possono anche usare dei corticosteroidi a basso dosaggio, che però non devono essere somministrati per lunghi periodi, ma solo nelle fasi acute di infiammazione delle palpebre o della superficie oculare.
Dopo un'iniziale somministrazione di corticosteroidi è utile rivalutare il paziente dopo 2 settimane per valutare la risposta alla terapia e dargli ulteriori informazioni a riguardo (se è il caso di iniziare a scalare il dosaggio del farmaco fino alla sua sospensione).
Nelle blefariti invece causate da problemi della ghiandola di Meibomio si possono somministrare tetracicline (antibiotici) per via orale, ma prima di ricorrere a questa terapia è meglio insistere sull'adeguata pulizia e igiene delle palpebre.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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