La babesiosi è una malattia infettiva che si trasmette attraverso il protozoo Babesia. Gli esseri umani sono ospiti opportunisti della malattia che s'instaura in seguito al morso di una zecca. Attualmente l'infezione da Babesia è trasmessa da varie zecche vettori presenti in Europa, Asia e negli Stati Uniti d'America.
La babesiosi umana è un’infezione zoonotica, in cui le zecche trasmettono la Babesia da un serbatoio animale vertebrato (bovini, cavalli, cani, gatti e topi) agli esseri umani; l'infezione accade in modo incidentale nell'uomo.
Le principali specie di Babesia che infettano i bovini sono la Babesia divergens, Babesia bigemina, Babesia bovis e Babesia major. Nei cavalli la principale specie infettante è la Babesia equi. Babesia canis è la specie primaria nei cani, mentre la babesia felis è la principale specie nei gatti. Infine la Babesia microti è la specie che si trova nei topi.
La babesiosi umana non è una malattia frequente e si verifica in aree geografiche limitate. Nei Paesi occidentali, di solito è un'infezione asintomatica in individui sani. Diversi gruppi di pazienti a rischio possono diventare sintomatici e, all'interno di questi gruppi, esistono sottopopolazioni in cui si assiste a una significativa morbilità e mortalità. La malattia colpisce più duramente i pazienti che sono anziani, immunodepressi o asplenici (senza milza).
La babesiosi è un'infezione causata da parassiti del genere Babesia. È una zoonosi che si trasmette dai vertebrati all'uomo attraverso il morso di una zecca dalla famiglia Ixodidae (I. scapularis negli Stati Uniti, I. ricinus in Europa). Le zecche del genere Ixodes sono piccole e si differenziano dalle altre zecche che trasmettono la febbre maculosa delle Montagne Rocciose (FMR) e l'ehrlichiosi.
Il ciclo vitale della zecca Ixodidae scapularis richiede un tempo di 2 anni per il suo completamento, a partire dalla deposizione delle uova, che avviene in primavera, e il topo rappresenta il serbatoio primario. Il protozoo si nutre parassitando i topi, successivamente le zecche in stato larvale, vengono infettate da Babesia microti. Le larve sono mantenute in tale stato fino a quando la zecca si sviluppa, e dalla fase larvale passa alla fase ninfale. Il tempo necessario di questo sviluppo è di 1 anno.
In seguito le ninfe infettate da B. microti possono trasmettere gli organismi del genere Babesia ad altri topi o roditori o a un ospite umano. Le ninfe si nutrono per 3-4 giorni parassitando topi o roditori e maturano poi in zecche adulte.
Le larve, le ninfe e le zecche adulte possano infettare gli esseri umani, ma la ninfa è il vettore principale d'infezione di B. microti negli esseri umani.
I parassiti Babesia vengono trasmessi principalmente dai roditori agli esseri umani attraverso le punture di zecche in aree endemiche. La babesiosi è perciò maggiormente prevalente durante i periodi di attività delle zecca, come la primavera e l'estate. I fattori di rischio per la trasmissione della malattia sono i seguenti:
La metà di tutti i bambini e un quarto degli adulti in precedenza sani, non presentano sintomi in seguito a un'infezione da Babesia.
Per coloro che sviluppano i sintomi, essi sono generalmente simili alla malaria, in quanto entrambi causano febbre e anemia emolitica.
Le persone sintomatiche di solito si ammalano da 1 a 4 settimane dopo il morso, o da 1 a 9 settimane dopo la trasfusione di sangue contaminato.
Una persona infetta da babesiosi sviluppa gradualmente i sintomi, i quali generalmente comprendono:
Sintomi meno comuni che emergono in seguito agli esami fisici di babesiosi lieve-moderata comprendono:
Nei casi più gravi, i sintomi sono simili alla malaria e si presentano con febbre fino a 40° C, brividi e grave anemia (anemia emolitica). Tale quadro clinico può essere seguito da insufficienza d'organo, inclusa la sindrome da distress respiratorio dell'adulto. I casi gravi si verificano soprattutto in persone che hanno avuto una splenectomia ed è anche più probabile che si verifichi in pazienti molto giovani o molto anziani, e in persone con immunodeficienza, come ad esempio i pazienti affetti dal virus dell'HIV.
In persone sintomatiche la babesiosi di solito viene diagnosticata esaminando i campioni di sangue al microscopio e osservando i parassiti Babesia all'interno dei globuli rossi.
Solo i laboratori specializzati possono adeguatamente diagnosticare l'infezione da Babesia negli esseri umani, per tale motivo, le infezioni da Babesia sono considerate altamente sotto-diagnosticate. Ciò è dovuto anche al fatto che spesso l'infezione si sviluppa in pazienti che vivono o si recano in una zona endemica o ricevono una trasfusione di sangue contaminato nelle precedenti 9 settimane e talvolta questo aspetto della storia medica, che è di vitale importanza, non viene adeguatamente indagato.
La babesiosi può essere sospettata quando una persona con una tale storia anamnestica sviluppa febbre persistente e anemia emolitica.
Il test diagnostico definitivo è l'identificazione dei parassiti al microscopio ottico su uno striscio di sangue dopo colorazione Giemsa o con colorazione di Wright.
Il trattamento varia a seconda della gravità dell'infezione.
In babesiosi lievi e moderate, il trattamento di scelta è una combinazione di atovaquone (farmaco usato nel trattamento della malaria) e azitromicina (antibiotico). Questo regime è preferito ad altre combinazioni di farmaci in quanto gli effetti collaterali sono inferiori.
La terapia standard dura da 7 a 10 giorni, ma viene estesa ad almeno 6 settimane in persone con malattia recidivante.
Anche nei casi lievi si raccomanda un trattamento, eseguito per diminuire la probabilità di trasmettere l'infezione inavvertitamente con la donazione di sangue.
In casi molto gravi (pericolo di vita), viene eseguita una trasfusione di sangue; in questa procedura, i globuli rossi infetti vengono rimossi e sostituiti da eritrociti non infetti.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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