Le pediculosi sono delle patologie della cute e dei peli/capelli, causate dai pidocchi, dei piccoli insetti parassiti appartenenti all'ordine Phthiraptera.
Le specie di pidocchi esistenti sono tante, ma quelle che possono colpire l'uomo sono solo 3:
Quando un organismo è colpito da parassiti si parla di infestazione e non di infezione, come nel caso di virus e batteri.
Le patologie dovute a parassiti sono dette parassitosi.
Il soggetto parassitato viene definito ospite.
Le dimensioni dei pidocchi sono di 3-4 millimetri per la femmina adulta, leggermente inferiori per il maschio e la loro forma è grossolanamente ovoidale.
Il loro ciclo vitale dura circa 40 giorni, durante i quali la femmina può deporre fino a 300 uova. Le uova, che più propriamente si definiscono lendini, sono lunghe circa 1 millimetro e vengono deposte alla base o sul fusto del pelo, al quale rimangono adese. Dopo circa 8 giorni le uova si schiudono e solo allora il loro colore diventa biancastro, il che le rende più visibili. I pidocchi neonati (detti ninfe) raggiungono la maturità in 10 giorni.
Tutti i pidocchi si nutrono di sangue, che prelevano direttamente dai vasi sanguigni dell'ospite parassitato tramite un apparato buccale particolare, definito stiletto.
La maggior parte delle specie di pidocchio vive e prolifera a stretto contatto col proprio ospite poiché ha bisogno del calore e dell'umidità prodotti dal corpo umano, in assenza dei quali muore in poco tempo.
Fra le parassitosi da pidocchi è la più diffusa ed è provocata dal pidocchio del capo, il pediculus humanus capitis.
L'infestazione del cuoio capelluto da parte dei pidocchi è un fenomeno abbastanza frequente in tutto il mondo e che riconosce come principale fattore predisponente l'affollamento, mentre non è certo se la povertà e la scarsa igiene costituiscano realmente un fattore di rischio.
I bambini (3-10 anni soprattutto) sono colpiti maggiormente degli adulti e il sesso femminile lo è più di quello maschile.
Nei paesi occidentali, si stima che circa il 3% della popolazione studentesca subirà almeno una volta nella vita un'infestazione da parte dei pidocchi del capo.
Il contagio avviene per contatto diretto testa-testa, mentre è raro quello indiretto tramite pettini o cappelli.
Il sintomo principale è il prurito al cuoio capelluto, che si può estendere anche al collo, ma raramente al resto del corpo.
Sui capelli è facile riconoscere le uova, mentre è più difficile osservare ninfe o pidocchi adulti. Bisogna porre attenzione a non scambiare le uova per forfora, dalla quale si differenziano per la forma ovale e per essere fortemente attaccate al capello.
Il continuo grattamento può provocare delle erosioni della cute con susseguente sovrainfezione batterica, che va trattata con antibiotici.
L'insetticida attualmente più utilizzato è il malatione (conosciuto anche come malathion), che va applicato e lasciato sui capelli per 15 minuti. Dopo di che bisogna risciacquare accuratamente con acqua corrente. Questo trattamento va ripetuto un'altra volta dopo 8 giorni, per uccidere le uova superstiti e i pidocchi neonati.
In alternativa si possono usare creme a base di permetrina, piretrina o ivermectina (quest'ultima esiste anche in compresse); anch'esse devono essere rimosse dopo aver agito per circa 10 minuti.
I trattamenti precedenti hanno un certo grado di tossicità, perciò qualche anno fa è stata introdotta una nuova terapia, basata sull'applicazione di alcol benzilico al 5%, ma la sua efficacia e sicurezza sono ancora in corso di studio.
È una parassitosi provocata dal pidocchio pediculus humanus corporis.
È diffusa in tutto il mondo ma, nei paesi più sviluppati, è riscontrabile solo in soggetti senza tetto, che non si cambiano mai gli abiti e/o non li lavano. Il contagio avviene per contatto diretto o per scambio di indumenti parassitati.
Il sintomo principale è il prurito, dovuto ad alcune sostanze presenti nella saliva del pidocchio. Tuttavia esso tende a diminuire col tempo nei soggetti portatori cronici dell'infestazione.
In questi casi, tipici dei vagabondi, il soggetto presenta estese lesioni da grattamento su tutto il corpo, comparsa di zone di pelle più scure e un ingrossamento generalizzato dei linfonodi (quadro clinico denominato malattia dei vagabondi).
I pidocchi e le uova si annidano principalmente nei vestiti (in particolare in corrispondenza delle cuciture) e raramente sul corpo dell'ospite.
Dato che gli insetti si trovano quasi esclusivamente sugli indumenti, la terapia consiste nel lavaggio degli indumenti con acqua ad una temperatura maggiore di 60°, oppure a secco.
È una parassitosi provocata dal pidocchio phtirus pubis, volgarmente detto piattola.
È una patologia tipica dei giovani adulti sessualmente attivi. La frequenza dell'infestazione è difficile da stimare poiché la maggior parte delle persone affette, per motivi di pudore, la trascura o si cura autonomamente.
Il contagio avviene principalmente per contatto fisico stretto (rapporto sessuale), raramente indirettamente attraverso biancheria o peli infestati.
Il sintomo principale è il prurito, che tende ad accentuarsi soprattutto di sera o di notte.
Sono facilmente visualizzabili le uova e gli insetti adulti, fissati sui peli.
Inoltre, spesso si possono osservare anche le feci del pidocchio, delle macchioline puntiformi color marroncino, localizzate sulla cute e sugli indumenti intimi. Più rare sono le cosiddette macule cerulee, delle chiazze bluastre dovute a delle sostanze presenti nella saliva delle piattole.
Negli adulti, oltre al pube, possono essere colpiti i peli di ascelle, addome, cosce; assai raramente il volto.
Ciglia e sopracciglia sono colpite soprattutto nei bambini, che solitamente contraggono la malattia per contatto con un genitore infestato.
Per le localizzazioni classiche (pube, ascelle...che rappresentano la stragrande maggioranza delle forme), si utilizza il malatione, che va applicato e lasciato in sede per 15 minuti. Dopo di che bisogna risciacquare accuratamente. Tale trattamento va ripetuto un'altra volta dopo 8 giorni.
Per la localizzazione sulle ciglia è preferibile usare una crema oftalmica a base di ossido giallo di mercurio al 2%, 2 volte al giorno per 8 giorni consecutivi.
Se i pidocchi sono in numero limitato, è possibile semplicemente asportarli manualmente uno per uno.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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