PT e PTT sono esami che consentono di valutare il tempo di coagulazione del sangue, molto importante quindi tenerli sotto controllo prima di interventi chirurgici, nei pazienti con malattie del sangue come le emofilie e nei pazienti che sono in terapia con farmaci come eparina e anticoagulanti orali (tipo il Coumadin).
I due test principalmente effettuati per la valutazione della coagulazione sono: il Tempo di Protrombina (PT) e il Tempo di Tromboplastina Parziale Attivata (PTT o APTT).
Il tempo di protrombina PT (o tempo di Quick) è un test che controlla la via estrinseca della coagulazione, misura il tempo necessario per la formazione del coagulo di fibrina quando al plasma del paziente in esame viene aggiunto calcio e tromboplastina.
È utilizzato principalmente per il monitoraggio delle terapie anticoagulanti orali (TAO) e serve a valutare la presenza di disturbi di tipo emorragico.
L'esame si effettua mediante un prelievo di sangue e il valore normale di PT varia da 11 a 14 secondi a seconda del laboratorio in cui viene effettuata l'analisi. Se il paziente è sotto terapia con anticoagulanti, PT si aggira sui 20-30 secondi.
Per valutare in maniera molto più accurata il tempo di protrombina spesso viene espresso mediante l'INR, ovvero l'International Normalized Ratio.
Questo indice tiene conto della sensibilità del reagente tromboplastinico usato dal laboratorio e quindi, anche quando provengono da laboratori diversi che usano reagenti diversi, permette al medico di valutare in maniera precisa il valore di questo test.
Il valore ottimale di INR varia da 0,9 a 1,3. Tuttavia se il paziente presenta fibrillazione atriale o si deve prevenire una possibile trombosi venosa, l'INR è consigliabile tenerlo sui 2-3, mentre nei pazienti che hanno delle protesi valvolari meccaniche, l'INR deve essere tenuto più alto rispetto al valore normale, tra 2,5 e 3,5.
Un PT più corto è privo di significato clinico, mentre un PT più lungo del normale può indicare carenza di vitamina K, insufficienza epatica, terapia con anticoagulanti, deficit congeniti di alcuni fattori della coagulazione (V, VII o X). I suoi valori possono diminuire anche in presenza di malattie autoimmuni (lupus sistemico, artrite reumatoide) e sindrome nefrosica.
Valuta la normalità della via intrinseca della coagulazione. Corrisponde al tempo di formazione di un coagulo di fibrina nel sangue di un paziente la quale vengono aggiunti calcio e reagente fosfolipidico.
È utilizzato soprattutto per monitorare l’effetto della terapia con eparina e serve a valutare l'eventuale presenza di disordini coagulativi.
L'esame si effettua mediante un prelievo di sangue e il valore normale di PTT varia da 30 a 40 secondi.
Valori aumentati si riscontrano in presenza di malattie come l'emofilia A e B (con deficit rispettivamente del fattore VIII e del IX), e in altri difetti di sintesi dei fattori della coagulazione (IX, X, XI, XII), nei deficit da vitamina K, nelle malattie epatiche, in caso di coagulazione intravasale disseminata (CID) o malattie autoimmuni.
Valori diminuiti di APTT possono essere dovuti a terapie cortisoniche, trombosi o somministrazione di vitamina K.
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