Alcuni studi di grande importanza condotti negli ultimi quindici anni, hanno dimostrato che le complicanze del diabete non rappresentano affatto un destino inevitabile al quale bisogna prima o poi andare incontro.
Se il diabete viene curato bene mantenendo le glicemia vicine ai valori normali è possibile restare in buona salute senza incorrere nelle complicanze, ed è possibile rallentare o persino arrestare la progressione di quelle esistenti.
L'eccesso di zuccheri nel sangue porta all'iperglicemia e questo interessa tutti gli organi del nostro corpo che possono quindi subire dei danni. La condizione di iperglicemia cronica si verifica per una mancata azione dell'insulina. Possiamo infatti capire che questo ormone pancreatico serve proprio a permettere l'ingresso dello zucchero all'interno delle cellule dei vari tessuti, in modo che non circoli in eccesso nel sangue. Lo zucchero infatti rappresenta il materiale energetico per eccellenza, il combustibile del nostro corpo.
L'eccesso di glucosio nel sangue però, giorno dopo giorno, danneggia l'organismo e porta alla insorgenza di complicanze. Quando queste compaiono si può solo bloccare il progredire del danno. Per questo è importante diagnosticarne precocemente l'insorgenza e soprattutto, praticare con continuità l'autocontrollo. Mai come in questo caso possiamo dire che prevenire è meglio che curare. Il glucosio è infatti responsabile della glicazione e della formazione di sorbitolo.
La glicazione è un'alterazione della struttura e della funzione delle proteine causata da una combinazione tra il glucosio presente in eccesso e alcuni costituenti delle proteine stesse, i gruppi amminici. Una delle conseguenze della glicazione è, ad esempio , la ridotta capacità dell'emoglobina di trasportare ossigeno ai tessuti con le gravi conseguenze che ben si possono immaginare. Gli effetti della glicazione non riguardano solo l'emoglobina o la circolazione in generale, ma possono interessare anche le proteine di organi come gli occhi, i reni ed i nervi nei quali spesso causano danni permanenti.
Un altro fenomeno che porta alla comparsa di complicanze è la trasformazione del glucosio in eccesso in uno zucchero "alternativo", il sorbitolo, che ha la caratteristica di rimanere più a lungo nei tessuti rispetto al glucosio. La maggiore permanenza provoca un richiamo d'acqua all'interno delle cellule ed un conseguente danno alla struttura. Ne derivano anche in questo caso danni ai reni, agli occhi e al sistema nervoso. Nei soggetti diabetici si possono inoltre verificare altri effetti che riguardano la circolazione, sempre causati da elevati tassi glicemici, come l'aumentata viscosità del sangue ed un'anomala tendenza delle piastrine a riunirsi (aggregazione piastrinica). Entrambi favoriscono la comparsa di trombosi. Gli effetti sulla circolazione appena ricordati, unitamente a glicazione e sorbitolo, possono portare ad una serie di conseguenze che vengono comunemente classificate in macrovascolari e microvascolari.
Sono le alterazioni arteriosclerotiche delle arterie di grosso calibro e rappresentano le principali complicanze del diabete di tipo II. Nei pazienti diabetici queste alterazioni assumono delle caratteristiche particolari: le stenosi dei vasi sanguigni si presentano come delle riduzioni progressive del calibro delle arterie, senza delle vere e proprie occlusioni. Ad esempio, a livello delle coronarie, l'aspetto di riduzione progressiva del lume del vaso che si definisce "a coda di topo", può renderne più difficoltosa la correzione chirurgica.
Riguardano la circolazione periferica e i vasi di piccolo calibro. Sono complicanze tipiche del diabete e interessano gli occhi, i reni ed il sistema nervoso. Parleremo pertanto di retinopatia, nefropatia e neuropatia diabetiche.
Il diabete mal controllato per lungo tempo può provocare alla retina danni specifici e ben diagnosticabili, dovuti ad alterazioni della permeabilità dei piccoli vasi che irrorano l'occhio. Nei diabetici di tipo I (insulino-dipendenti) molto raramente si assiste ad alterazioni retiniche prima dei cinque anni di malattia. Proprio per la sua caratteristica di "silenziosità", spesso succede che il primo a sospettare la presenza di diabete sia l'oculista. La visione sfuocata o annebbiata lamentata da un paziente è spesso causata da un cattivo controllo della glicemia; quando l'equilibrio glicemico viene ripristinato, i sintomi regrediscono. I problemi della retina si dividono in due tipologie: le retinopatie non proliferanti e le proliferanti.
Le prime possono provocare un rigonfiamento dei vasi sanguigni che possono evolvere in microaneurismi. In queste sedi è possibile che la permeabilità dei vasi sia aumentata con fuoriuscita di liquidi, proteine del plasma e grassi ed anche sangue con formazioni di emorragie intraretiniche. Se quest'ultime interessano la macula (zona centrale della retina) parliamo allora di maculopatia.
La retinopatia proliferante comprende le forme più severe dei danni retinici che, nei casi di cattivo controllo metabolico, possono arrivare fino al distacco della retina stessa. Ecco come si sviluppano: per compensare la scarsa ossigenazione dei tessuti (forme ischemiche), si verifica la formazione di nuovi vasi capillari ("proliferazione") che stimolano le zone circostanti della retina. Queste reagiscono producendo un tessuto fibroso che può causare una sorta di "cicatrice", a volte responsabile del distacco della retina stessa. Un altro aspetto di queste forme avanzate è la comparsa di emorragie a livello del corpo vitreo all'interno dell'occhio per la rottura dei nuovi vasi. Queste alterazioni possono provocare deficit importanti della vista, che in casi estremi arrivano fino alla cecità.
Nel diabete mal controllato si possono verificare alterazioni della funzionalità renale che si manifestano con un andamento progressivo in cinque stadi:
Questo primo stadio di microalbuminuria è caratterizzato da perdite di piccole quantità di albumina attraverso le urine. La diagnosi precoce di questo primo stadio è fondamentale perché, in questo momento, è ancora possibile intervenire ed impedire il deterioramento della funzionalità renale. Un primo vero danno della funzione del rene, nefropatia conclamata, è caratterizzato invece da una perdita consistente di proteine attraverso le urine (proteinuria).
Se invece siamo di fronte ad una insufficienza renale cronica, si assiste ad un progressivo peggioramento della capacità del rene di filtrare il sangue. Si avrà di conseguenza un aumento stabile dei valori di azoto e creatinina e una riduzione del filtrato renale.
Quando l'accumulo di prodotti tossici come urea o azoto e acido urico diventa eccessivo, si manifestano i primi segnali di sofferenza dell'organismo che vanno dal tipico colorito pallido al prurito, dal senso di nausea fino all'anemia e allo scompenso cardiaco. In questo stadio si parla di uremia ed è necessario ricorrere alla dialisi per consentire il lavaggio del sangue (emodialisi o dialisi peritoneale). In alcuni casi, giunti a questo punto, si può ipotizzare il ricorso al trapianto renale.
Per quanto riguarda la neuropatia indotta dal diabete, l'alterazione interessa le due componenti del sistema nervoso periferico cioè la componente somatica, responsabile delle sensibilità tattili, termiche, dolorifiche e della trasmissione degli impulsi di movimento (neuropatia periferica) e quella vegetativa, dedicata all'innervazione dei vari apparati (neuropatia vegetativa).
Le alterazioni del funzionamento del sistema nervoso periferico possono essere riconducibili in parte ad un problema circolatorio ed in parte ad un danno metabolico. In entrambi i casi comunque ci si trova di fronte a danni causati da un cronico cattivo controllo del diabete.
La neuropatia vegetativa è una complicanza difficile da diagnosticare perché i suoi sintomi possono essere confusi con quelli di altre malattie e perché, interessando gli organi interni, richiede spesso esami complessi e differenziati. La sua insorgenza inoltre non è precoce.
La neuropatia periferica riveste senz'altro un maggior interesse pratico, perché è una complicanza abbastanza frequente e perché ha un ruolo importante nelle lesioni dei piedi. Questa patologia interessa prevalentemente la sensibilità e la mobilità degli arti e si presenta spesso in modo simmetrico: in questo caso avremo disturbi a livello di entrambi gli arti, più spesso alle gambe e ai piedi che non alle mani. In queste forme è frequente avvertire una sensazione di "formicolio", a volte dolorosa come punture di spilli o come bruciature. Altre volte, invece, la sensazione è percepita come gelo. Questi disturbi si definiscono "parestesie". La neuropatia periferica può provocare un deficit di sensibilità nei piedi. Per questo motivo è importante avere una particolare cura nell'esaminarli quotidianamente. Si definisce piede diabetico quindi, un piede con alterazioni riconducibili al cattivo funzionamento della componente vascolare e/o di quella nervosa, che spesso sono associate e facilitano la comparsa di ulcere. Le ulcerazioni poi possono complicarsi con l'insorgere di fenomeni infettivi. Il piede ulcerato rappresenta una condizione di elevato rischio se non viene curato rapidamente e da personale esperto. Infatti anche da piccole lesioni iniziali, quando trascurate, si può arrivare ad una situazione di gangrena, cioè una infezione tanto estesa da richiedere l'amputazione.
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