Il colesterolo è una molecola organica facente parte della famiglia degli lipidi (grassi) steroidei, cioè derivati degli sterol, il termine deriva dal greco chole (bile) e stereos (solido).
Il colesterolo svolge un ruolo essenziale per il corretto funzionamento dell'organismo dell'uomo e di tutti gli animali: la sua funzione principale è quella di regolare la permeabilità e la fluidità delle membrane cellulari; inoltre è precursore di alcuni importanti ormoni (gli ormoni steroidei, come il cortisolo e il testosterone, il progesterone e gli estrogeni), della vitamina D e dei sali biliari, necessari per una corretta digestione dei lipidi.
Il colesterolo, quindi, è un composto fondamentale per l'organismo, ma come ormai tutti sanno quando in eccesso può provocare gravi danni al sistema cardiovascolare. Per aiutarvi a comprendere meglio come difendersi da questo potenziale nemico, abbiamo scritto una serie di articoli per comprendere come comportarsi, dal punto di vista alimentare, farmaceutico e sportivo affinché il colesterolo non sia più un problema.
Purtroppo il colesterolo è uno dei business più importanti per molte industrie (prima fra tutte quella farmaceutica), e questo spesso porta gli addetti ai lavori a distorcere la realtà dei fatti, al fine di vendere i loro prodotti a persone che magari non ne avrebbero bisogno.
Sintesi e assorbimento del colesterolo
Il colesterolo viene prodotto principalmente dall'organismo (70-90%) e solo una minima parte deriva dall'alimentazione (10-30%).
Il colesterolo che viene assunto con gli alimenti (circa 300 mg) è spesso esterificato e per questo viene assorbito con difficoltà. A questo si aggiunge quello contenuto nella bile, che viene secreta per digerire i grassi (circa 1000 mg): di questo totale, circa la metà (600-700 mg) viene riassorbito dall'intestino e rientra nel torrente sanguigno. Questo dato già ci suggerisce che agendo sul colesterolo alimentare, anche portandolo a zero, non cambierebbe di molto la quantità assorbita con la digestione.
Come molecola essenziale, tutte le cellule del corpo sintetizzano il colesterolo, tramite un complesso processo chimico che conta ben 37 passaggi e che utilizza come substrato di partenza l'acetil-CoA. L'organismo di un soggetto di 70 kg contiene circa 35 g di colesterolo, e ne produce in modo endogeno circa 1000 mg al giorno.
Per risparmiare energia, le cellule regolano la produzione di colesterolo in base alla concentrazione intracellulare, questo comporta il fatto che se assumiamo più colesterolo con l'alimentazione, il nostro organismo compensa, producendone meno per sintesi endogena. In altre parole, il colesterolo assunto con i cibi ha un'influenza da piccola a insignificante sui livelli di colesterolo nel sangue, e anche per questo, sperare di ridurre la colesterolemia assumendo meno colesterolo spesso è illusorio.
Le piante non producono colesterolo, se non in rarissimi casi, sintetizzano e utilizzano molecole affini, i fitosteroli, utilizzati da alcuni anni come integratori per abbassare i livelli ematici di colesterolo.
Spesso si sente parlare di colesterolo buono e cattivo. In realtà il colesterolo è uno solo, quello che cambia è chi lo trasporta nel sangue e il fatto che lo depositi o meno sulle pareti delle arterie.
Praticamente tutti i lipidi sono molecole insolubili in acqua e quindi non possono circolare liberamente nel flusso sanguigno, ma devono essere trasportate da altre molecole, prevalentemente proteine, solubili in acqua.
Gli acidi grassi liberi vengono trasportati tramite una proteina, l'albumina.
I trigliceridi che assumiamo con l'alimentazione vengono inglobati all'interno di molecole chiamate lipoproteine.
In base alla loro densità, si distinguono in chilomicroni, VLVL (very low density lipoprotein), IDL (intermediate density lipoprotein), LDL (low density lipoprotein) e HDL (high density lipoprotein).
Il compito di queste molecole è di portare i lipidi (soprattutto trigliceridi e colesterolo) dall'intestino al fegato e ai tessuti, e viceversa. A tal proposito è molto interessante considerare il meccanismo di trasporto del colesterolo, che avviene con le lipoproteine LDL e HDL.
Le lipoproteine che trasportano il colesterolo sono prevalentemente le LDL e le HDL.
Le LDL hanno il compito di trasportare il colesterolo dal fegato ai tessuti, dove viene utilizzato, mentre le HDL hanno la funzione opposta, in quanto prelevano il colesterolo dai tessuti e lo riportano al fegato.
Le LDL sono pericolose in quanto tendono a depositare il colesterolo sulla parete delle arterie, favorendo la formazione delle placche aterosclerotiche.
Al contrario, le HDL tendono a rimuovere il colesterolo ostacolando la formazione delle placche.
Il colesterolo diventa "cattivo", quindi, quando viene trasportato dalle LDL, mentre diventa "buono" quando è trasportato dalle HDL.
La teoria dei lipidi, o teoria lipidica, risale addirittura al 1850 ad opera dello scienziato tedesco Rudolf Virchow, il quale ipotizzò che le malattie cardiovascolari erano causate da un accumulo di lipidi sulle pareti delle arterie. La teoria lipidica moderna venne sviluppata verso la metà del 1900, e rapidamente raggiunse un consenso enorme nella comunità scientifica. Secondo la teoria moderna sono gli alti livelli di colesterolo e grassi saturi nel sangue i maggiori responsabili dell'aterosclerosi: come vedremo, questa teoria ha non poche ombre, ma ciò nonostante è ancora oggi alla base degli approcci della quasi totalità dei medici.
Sul colesterolo sono stati effettuati studi di proporzioni colossali, su centinaia di migliaia di persone, che lo hanno identificato come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari: tra questi ricordiamo il Framingham Heart Study, il Multiple risk factor intervention trial e il Prospective Cardiovascular Münster. Questi studi hanno identificato il colesterolo come fattore di rischio per le malattie cardiovascolare, hanno cioè scoperto che:
In base a questi dati, nella comunità scientifica si è diffusa la credenza che basta abbassare i valori di colesterolo per ridurre il rischio di aterosclerosi, ma questo è un falso scientifico. Infatti questi studi dimostrano che il colesterolo è un fattore di rischio, non che è un fattore eziologico (cioè una causa). In altre parole, il fatto che chi ha il colesterolo alto ha maggior probabilità di morire di infarto o ictus non significa che tale probabilità possa essere diminuita abbassando i valori di colesterolo. Per dimostrare questo occorrono degli studi (randomizzati, in doppio cieco, placebo controllati) che valutino in modo specifico l'efficacia di una terapia mirata all'abbassamento dei livelli di colesterolo.
Lo studio di Framingham, già negli anni '70, dimostrava l'inesistenza di alcun tipo di correlazione tra colesterolemia e sclerosi coronarica, come fu scoperto da Immich ben 20 anni dopo (nel 1997!).
Anche le differenze nei livelli medi di colesterolo riscontrati nella popolazione smentisce la teoria lipidica: negli Stati Uniti la colesterolemia è sensibilmente inferiore a quella riscontrata in Italia e Francia, ma i decessi per malattie cardiovascolari sono molto superiori.
Se si analizza il rischio individuale di cardiopatia ischemica, il colesterolo totale non rappresenta un buon indicatore: sempre lo studio di Framingham ha dimostrato che la variabile più specifica per valutare il rischio coronarico è il rapporto tra colesterolo totale e HDL, mentre il colesterolo totale da solo è una variabile totalmente inefficace.
Il livello di colesterolo totale nel sangue è la somma di quello presente nelle lipoproteine LDL e nelle HDL, e quindi non è un dato che determina in modo assoluto il rischio cardiovascolare, quello che conta è il rapporto tra colesterolo totale e HDL, che deve essere inferiore a 5 per l'uomo e a 4.5 per la donna.
Un soggetto con colesterolo totale a 250 mg/dl e colesterolo HDL (buono) a 80 ha un indice di rischio pari a 3.1 (assolutamente normale), mentre un soggetto con colesterolo totale a 250 e HDL a 40 ha un indice pari a 5 (a rischio).
Consiglio vivamente di leggere questo articolo sul rapporto tra colesterolo e malattie cardiovascolari.
Abbiamo già accennato al fatto che il colesterolo assunto con gli alimenti ha poca influenza sulla colesterolemia (cioè la quantità di colesterolo nel sangue). Uno studio tedesco (VERA) lo ha dimostrato nel 1993, evidenziando che non esiste alcuna correlazione tra il consumo di cibi contenenti colesterolo e i valori di colesterolemia.
I livelli di colesterolo sembrerebbero essere condizionati maggiormente dai grassi saturi e dai grassi trans, cioè dalla qualità dei grassi assunti con l'alimentazione.
Non tutti i grassi saturi agirebbero nello stesso modo, in particolare:
Da questi dati si evince che non ha molto senso dare le classiche indicazioni dietetiche prescritte in una dieta anti-colesterolo, che prevede una forte riduzione dei formaggi e delle carni grasse, perché spesso il "nemico" si nasconde nell'olio di palma, presente in tantissimi prodotti (come la Nutella, i biscotti e i prodotti da forno in genere).
In realtà anche i grassi saturi stanno venendo riabilitati dagli ultimi studi, i quali stanno dimostrando che anche questi nutrienti influirebbero ben poco sull'incidenza delle malattie cardiovascolari.
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