Il digiuno è inteso come l'astensione totale dal cibo o da bevande (o da entrambi) per un certo periodo di tempo. A volte viene chiamato digiuno anche l'astensione parziale dal cibo, ancche se impropriamente, perché il significato di digiuno, in senso stretto, comporta un'astensione totale.
È importante sottolineare che il digiuno può avere ripercussioni sull'organismo molto diverse, a seconda della durata. Tutti noi, infatti, in condizioni normali, viviamo dei momenti di digiuno, intesi come astensione dal cibo (banalmente, non passiamo tutto il giorno a nutrirci).
In questo articolo consideriamo esclusivamente l'astensione da cibo. L'uomo di fatto non ha grandi risorse per resistere all'assenza di acqua, e infatti non può resistere che qualche giorno, mentre la resistenza senza cibo è molto maggiore.
Definiamo digiuno fisiologico qualunque astensione dal cibo e dalle bevande che avviene naturalmente nella vita di qualunque persona sana.
Ci riferiamo dunque alle seguenti situazioni:
Tutti noi conosciamo il termine "a digiuno" quando dobbiamo fare le analisi del sangue, e ci viene richiesto un digiuno di almeno 6-7 ore: il famoso digiuno dalla mezzanotte, necessario affinché le analisi del sangue (e in particolare il dato sulla glicemia) non siano influenzate dagli effetti dell'assorbimento di nutrienti postprandiale.
Durante la fase (1), il digiuno post-prandiale, i nutrienti vengono gradualmente assorbiti e vanno in circolo, il glucosio viene immesso nel sangue e indirizzato verso i tessuti che lo utilizzano come fonte di energia, oppure stoccato sottoforma di grassi: questa è la situazione più lontana dal concetto di "digiuno" come assenza di nutrizione, perché i nutrienti dell'ultimo pasto stanno andando in circolo per essere utilizzati.
Lo stato metabolico di digiuno vero e proprio inizia nella fase (2), il digiuno post-assorbimento, quando l'organismo inizia ad utilizzare le scorte di energia perché dall'esterno non arriva più nulla. In questa fase l'apporto di glucosio ai vari tessuti (cervello in primis) viene mantenuta dal glicogeno presente nel fegato, le cui scorte garantiscono il normale funzionamento dell'organismo per circa 24 ore (poi si esauriscono completamente). Il rilascio di glucosio del fegato è sempre affiancato dalla gluconeogenesi, ovvero dalla produzione di glucosio a partire dalle proteine, che inizialmente sono quelle fornite dall'ultimo pasto, e successivamente da quelle muscolari. Il rilascio di glucosio da parte del fegato raggiunge un massimo dopo circa 8 ore (digiuno di tipo (3)), e poi inizia a diminuire in favore della gluconeogenesi.
Il digiuno fisiologico finisce qui: per il corretto funzionamento dell'organismo, bisognerebbe evitare di rimanere a digiuno per più di 8-12 ore, per evitare un eccessivo ricorso alla gluconeogenesi e al consumo di proteine muscolari: ecco perché si dice che la colazione è un pasto fondamentale, perché chi la salta rimane a digiuno per più di 12 ore innescando il catabolismo muscolare.
Fonte: facoltà di farmacia di Bari
Come abbiamo visto (vedi figura), dopo circa 8 ore di astinenza dal cibo il rilascio di glucosio dal fegato inizia a diminuire, per lasciare spazio sempre più alla gluconeogenesi, sostenuta dal catabolismo muscolare: l'organismo cannibalizza sempre più le proteine dei muscoli per produrre energia. È una situazione che può accadere a chiunque, e senza che questo comporti particolari problemi, l'importante è che non diventi un abitudine, ovvero che non succeda tutti i giorni!
Dopo 24 ore di digiuno, scattano meccanismi diversi perché l'organismo non può permettersi di autocannibalizzarsi all'infinito: andrebbe molto velocemente incontro alla morte. Se inizialmente la gluconeogenesi può produrre 100 g di glucosio al giorno e oltre, dopo le 24 ore e fino al quarto giorno si ha un netto calo (vedi figura); la diminuzione quindi prosegue, ma in modo meno marcato.
Per questo il metabolismo si sposta verso il consumo di grassi, con il fegato che catabolizza i trigliceridi per ottenere glucosio dal glicerolo, mentre con gli acidi grassi in eccesso produce corpi chetonici, un substrato energetico che può essere utilizzato al posto del glucosio dal cervello e da altri organi (come il cuore). In questo modo si può ridurre al minimo il consumo di proteine muscolari: dopo circa 3 giorni di digiuno il cervello utilizza 2/3 di proteine muscolari e 1/3 di corpi chetonici, e via via il rapporto si modifica, per arrivare, dopo 6 settimane di digiuno, ad invertirsi, con il cervello che consuma circa 20 g di proteine muscolari al giorno.
Ovviamente il digiuno non può essere prolungato all'infinito: prima o poi sopraggiunge la morte, causata dalla carenza di proteine che porta a disidratazione, difficoltà respiratoria (causata dalla debolezza dei muscoli respiratori), diminuzione delle difese immunitarie. Mediamente si può resistere circa 4 settimane al digiuno, anche se esistono casi documentati di esseri umani che hanno resisito molto di più, fino ad oltre due mesi.
Non ho parlato fino ad ora del consumo di grassi a scopo energetico: tutti i tessuti (muscoli in primis) in grado di utilizzare quasi esclusivamente grassi come fonte energetica, durante il digiuno vengono spinti a sfruttare al massimo questo substrato, ma purtroppo (ce ne sarebbe in abbondanza) solo i grassi non bastano per la sopravvivenza!
Il digiuno viene da molti esperti considerato benefico per la salute, se intrapreso con la giusta strategia.
C'è chi propone un digiuno intermittente come metodo per perdere peso, alla base di questa strategia c'è la convinzione che un drastico taglio delle calorie per uno o due giorni la settimana, lasciando libertà totale gli altri giorni, sia più semplice da seguire rispetto ad una normale dieta ipocalorica. Ci sono sempre più evidenze scientifiche che questo metodo sia più efficace, o quantomeno sia parimenti efficace, per perdere peso. C'è da dire, tuttavia, che quasi tutte le ricerche si basano su giorni alternati: un giorno di semidigiuno o digiuno totale, e un giorno di alimentazione normale. Sembrerebbe che questo tipo di digiuno intermittente sia più efficace nel mantenere la massa magra durante la perdita di peso. Di sicuro i due metodi (dieta "tradizionale" e digiuno intermittente) sono ugualmente efficaci e quindi due opzioni valide per chi vuole dimagrire. Il metodo più opportuno da scegliere sarà quello che il soggetto riesce a seguire con maggiore disciplina e rigore.
Alcuni propongono il digiuno come strategia efficace per la prevenzione del cancro e di altre patologie degenerative, ed alcune evidenze scientifiche esistono, anche se ancora insufficienti per dare una risposta definitiva, il dubbio in questo caso riguarda il fatto che sia effettivamente il digiuno ad essere efficace, o se non sia semplicemente la restrizione calorica ad esserlo. Anche in questo caso, ci sono sempre più evidenze scientifiche riguardo ai benefici che un digiuno di alcuni giorni riesce ad apportare all'organismo. Rimane da determinare quali sono le modalità da seguire per ottimizzare questi benefici.
Per quanto riguarda l'aumento della longevità: ormai è praticamente dimostrato che una dieta ipocalorica aumenta l'aspettativa di vita, e il digiuno fatto periodicamente (per esempio una volta la settimana) è di fatto una restrizione calorica... Ma allora è la restrizione calorica ad essere benefica o il digiuno? La fisiologia umana suggerisce che sia la semplice restrizione calorica, che di sicuro non ha controindicazioni e non stressa in alcun modo l'organismo, sempre che sia fatta senza esagerare (le calorie devono essere sufficienti per mantenere il peso forma "vero").
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