Il distacco di retina è una patologia pericolosa, caratterizzata dal distacco della parte neurosensoriale della retina dalla sua sede naturale.
È una malattia grave e progressiva, che, se non curata in tempo e in modo appropriato, porta ad un deficit della vista importante e spesso irrecuperabile.
La retina è un finissimo strato di tessuto nervoso che si trova sul fondo dell'occhio, molto importante perché vi convergono i raggi luminosi e permette quindi la raccolta delle immagini grazie alla presenza di numerosi fotorecettori (coni e bastoncelli).
L'immagine viene successivamente trasferita al cervello attraverso il nervo ottico e quindi elaborata dalla corteccia cerebrale occipitale.
La retina, in condizioni normali, è ben adesa alla superficie interna dell'occhio, tuttavia a volte si può arrivare al distacco di essa a causa di diversi tipi di degenerazione retinica.
Le degenerazioni retiniche vengono classificate in regmatogene e non regmatogene. Questa parola deriva dal greco, dove ''regma'' significa rottura e ''genesis''generatrice.
Nelle degenerazioni regmatogene esiste infatti il rischio di rottura di retina e quindi del successivo distacco.
Questo avviene perché, a causa della rottura, il liquido vitreale si insinua attraverso la soluzione di continuo scollando i due foglietti, normalmente fortemente adesi tra loro, che formano la retina.
Queste forme di degenerazione retinica sono più frequenti nei soggetti affetti da miopia ed interessano la parte periferica della retina, risparmiando quindi la porzione centrale.
Esistono vari tipi di degenerazioni retiniche regmatogene.
I distacchi non regmatogeni (distacchi senza rottura), invece, possono essere causati da trazione vitreoretinica (per esempio la retinopatia proliferante nel diabete o nell'anemia falciforme) oppure per trasudazione del liquido nello spazio subretinico (per esempio nei tumori della coroide primari o metastatici).
È bene sottolineare come molto spesso queste degenerazioni sono asintomatiche, non creano particolari problemi al paziente, fino a che, ovviamente, non avviene il distacco di retina.
Circa il 60% dei pazienti può tuttavia riferire le fotopsie, ovvero sensazioni soggettive di lampi di luce, punti luminosi o mosche volanti.
Dopo un periodo di tempo variabile, il paziente nota una riduzione del campo visivo periferico che può progredire fino a coinvolgere la visione centrale.
Questa riduzione del campo visivo è percepita dal paziente come una tenda scura che copre il campo visivo ed evolve in maniera progressiva.
Queste degenerazioni vengono perlopiù riscontrate solo durante una visita oculistica completa ed accurata, spesso in occasione della richiesta per la prescrizione di occhiali.
Viene esaminato il fondo dell'occhio con un particolare strumento, l'oftalmoscopio.
L'oftalmoscopia diretta può mostrare eventuali irregolarità anatomiche della retina e un sollevamento retinico con vasi sanguigni meno evidenti. Per osservare un possibile distacco o una rottura periferica, è meglio ricorrere all'oftalmoscopia indiretta.
La retina interessata dal distacco appare mobile e raggrinzita (appare invece liscia nei distacchi di lunga durata).
Nel caso in cui la cornea o il cristallino non consentano di vedere bene in fondo dell'occhio per problemi di trasparenza (per esempio il caso di cataratta), si ricorre all'ecografia oculare.
In genere l'occhio interessato dal distacco presenta una pressione intraoculare minore rispetto all'altro occhio.
La prevenzione del distacco di retina è essenziale e neanche troppo complicata.
Si basa su visite periodiche oculistiche, soprattutto nei pazienti che presentano dei sintomi (visione di luci, mosche luminose o lampi) e nei pazienti miopi, più a rischio per questa patologia.
Con il classico esame del fondo dell'occhio si mettono in evidenza delle situazioni che potrebbero semplicemente essere trattate con il laser, prima che sfocino nel distacco vero e proprio, ben più grave.
Un'adeguata laserterapia in pratica non fa altro che demarcare e isolare la degenerazione retinica. Con delle piccole bruciature si rinforza la retina attorno alla lesione prima che essa permetta il passaggio del liquido dietro di essa causandone lo scollamento e quindi il distacco.
In genere è sufficiente un'unica seduta laser ambulatoriale anche se a volte, in base al numero delle lesioni, all'estensione può essere necessario un numero maggiore di sedute laser.
Esistono quindi dei fattori di rischio sia di ordine generale (famigliarità, sport che espongano a traumi oculari) sia locale (miopia e/o pregressi distacchi retinici nell'altro occhio), che predispongono maggiormente all'incidenza del distacco di retina e per questo a volte si consiglia una laserterapia di prevenzione.
Va ricordato infine che non tutte le degenerazioni vanno trattate con il laser, alcune devono semplicemente essere tenute sotto osservazione negli anni.
Una volta che il distacco di retina si è verificato, la terapia è solamente chirurgica. Si cerca di riunire i due foglietti staccati della retina.
Esistono tre differenti procedimenti chirurgici:
Il riaccollamento dei due foglietti si ottiene circa nel 90% dei casi, ma il recupero funzionale dipende in gran parte dall'interessamento o no della macula.
ll cerchiaggio e/o piombaggio sclerale è ancora oggi la terapia chirurgica più utilizzata in caso dei distacchi retinici regmatogeni.
Mediante la crioterapia (cioè con il freddo) si trattano le rotture di retina e le si cerchiano o si piombano in modo da creare un'introflessione retinica che chiude il foro.
Se si deve eliminare il liquido sottoretinico, si effettua una puntura evacuativa.
La vitrectomia è una delle tecniche di micro-chirurgia oftalmica più avanzate che sono sviluppate negli ultimi anni.
Si attua soprattutto se sono presenti trazioni vitreali e/o emorragie vitreali. Si entra nell'occhio e si asporta il corpo vitreo, si eliminano le aderenze e si mettono all'interno dell'occhio dei gas o altro materiale che tenga la retina ben distesa e adesa al fondo dell'occhio.
Entrambe le procedure chirurgiche possono essere praticate sia in anestesia locale che in anestesia generale, a discrezione del chirurgo e del quadro clinico generale del paziente.
Il recupero della vista dipende dallo stato della retina prima dell’intervento e si decreta dopo qualche mese dall'intervento, non subito.
Il gas iniettato nell'occhio viene pian piano riassorbito durante le prime settimane dopo l'intervento e per i primi mesi sono controindicati i viaggi in aereo, le attività sportive e la guida dell'automobile.
Le cure locali si limitano all'instillazione di gocce, all'applicazione di una pomata e di una protezione oculare per un periodo che stabilirà l'oculista.
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