La tricomoniasi è un'infezione sostenuta da un protozoo flagellato, il Trichomonas vaginalis.
Esistono diverse specie di Trichomonas, che possono colonizzare il cavo orale o l'intestino, ma quello più frequente è appunto quello che colonizza il tratto genitourinario, uretra e vagina nella donna e uretra e prostata nell'uomo.
È un protozoo flagellato, presenta infatti 4 flagelli che ne permettono il movimento.
Aderisce alle cellule epiteliali dei tessuti che colonizza, senza penetrarvi.
Riesce ad alterare a livello vaginale, la flora batterica che vi risiede, causando l'innalzamento del pH vaginale e creando un ambiente quindi più favorevole alla colonizzazione di microganismi patogeni.
Il microrganismo può sopravvivere per poche ore negli ambienti umidi e quindi molto raramente le infezioni da Trichomonas sono trasmesse da asciugamani da bagno e vestiario (contatto diretto).
La tricomoniasi rappresenta infatti una delle malattie sessuali (MST) più trasmesse al mondo. È un protozoo distribuito in tutti i continenti e si trasmette con i rapporti sessuali non protetti.
La sua prevalenza è assai elevata infatti tra soggetti con diversi partner sessuali e in quelli con altre malattie sessualmente trasmesse e la specie umana è l'unico ospite naturale del Trichomonas.
Un'altra modalità di trasmissione, rara ma possibile, è quella materno-neonatale, ovvero il neonato viene infettato attraverso il passaggio nel canale del parto.
Nei paesi sviluppati, questo protozoo flagellato è presente nel 5-20% delle donne e nel 2-10% degli uomini.
Vista la sua modalità di trasmissione, la tricomoniasi è una malattia tipica dell'età fertile, mentre raramente colpisce nell'età prima del menarca.
La maggior parte dei soggetti di sesso maschile sono portatori asintomatici, rappresentano infatti il serbatoio di infezione per la donna. Occasionalmente, tuttavia, anche nell'uomo può comparire uretrite, prostatite ed altri problemi a livello genito-urinario, come delle epididimiti.
L'infezione nella donna, invece, è solitamente sintomatica e scompare in seguito ad un periodo di incubazione di 5-28 giorni. Si manifesta spesso con una secrezione schiumosa, giallastra e maleodorante, associandosi a volte ad arrossamento vulvare, prurito, bruciore e dolore alla minzione, oltre che dispareunia (dolore durante i rapporti sessuali).
Tuttavia questa sintomatologia risulta essere aspecifica, e difficilmente distinguibile dalle altre cause di vaginite infettiva nella donna.
Solo nel 5% dei casi può essere asintomatica anche per la donna.
Il metodo di elezione per la diagnosi di tricomoniasi, nel caso in cui si abbia un sospetto clinico, è sicuramente l'esame microscopico a fresco dei secreti vaginali ed uretrali per identificare il flagellato.
La sensibilità di questo test, tuttavia, non è elevatissimo (50-60%) benché permetta in pratica una diagnosi immediata.
Per questo motivo spesso si ricorre alla ricerca del T. vaginalis mediante l'immunofluorescenza diretta, più sensibile dell'esame microscopico a fresco (70-90%).
La coltura del parassita è lo strumento più sensibile per l'identificazione, ma non è facilmente disponibile ed inoltre richiede almeno 3-7 giorni per la crescita.
A scopi di sorveglianza epidemiologica si possono anche impiegare test sierologici.
Il farmaco d'elezione per questa infezione è il metronidazolo e al fine di evitare una reinfezione è bene trattare sia la donna che l'uomo ed astenersi dai rapporti sessuali durante la cura.
Questo farmaco può essere somministrato in dose singola di 2 g o 500 mg 2 volte al giorno per 7 giorni.
Nei soggetti di sesso maschile con uretrite sintomatica persistente, già trattati per uretrite non gonococcica, dovrebbe essere considerata la somministrazione di metronidazolo per una possibile tricomoniasi.
Importanti risultano essere le misure preventive, che vanno dall'accurata igiene intima, alla non condivisione di indumenti intimi e asciugamani da bagno.
Ovviamente, la miglior misura preventiva per evitare il contagio è di usare sempre il preservativo nei rapporti sessuali.
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