I sistemi di addolcimento dell'acqua potabile sono molto diffusi, e spesso i produttori di questi dispositivi sfruttano come claim il messaggio secondo il quale bere acqua troppo dura, ovvero troppo ricca di sali minerali (calcio in primis) causerebbe problemi di salute, come per esempio l'insorgenza dei calcoli renali. Ma è davvero così?
Tale messaggio è rinforzato dalle campagne promozionali dei produttori di acqua minerale, che ormai da anni promuovono le acque oligominerali (quelle con una quantità ridotta di sali minerali) come le "acque della salute", non di rado sanzionate dal Comitato di Controllo del Giurì dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria.
Ma è davvero così? Bere acqua del rubinetto favorisce la formazione di calcoli renali, soprattutto quando è particolarmente dura? Fortunatamente le ricerche scientifiche che hanno analizzato in modo approfondito questo problema, non mancano.
La formazione dei calcoli renali dipende da fattori genetici, sui quali non possiamo agire, e comportamentali, legati soprattutto all'idratazione e alla dieta.
La cosa più importante in assoluto è l'idratazione. Se vogliamo prevenire i calcoli renali dobbiamo innanzitutto bere molto: almeno 2 litri al giorno per gli uomini, 1,6 litri per le donne, come consigliato dall'EFSA (European Food Safety Authority), ovviamente questi sono valori di massima che vanno aumentati qualora la sudorazione causata da attività lavorative o sportive sia particolarmente abbondante (vedi l'articolo: quanta acqua bere?).
Per quanto riguarda la dieta, i fattori che più contribuiscono alla formazione dei calcoli renali sono l'eccesso di proteine, che in linea di massima non dovrebbe essere un problema per la maggior parte della popolazione (anzi, spesso accade il contrario); e l'eccesso di sodio, assunto soprattutto sottoforma di sale e alimenti salati, che invece è molto diffuso.
Le analisi dimostrano che, mediamente, la differenza nel contenuto di calcio e magnesio nell'acqua del rubinetto, è del tutto comparabile con quella delle acque minerali. Per il calcio si parla di una media di 51,7 mg/l nelle acque di rubinetto contro 41,7 nelle acque minerali; per il magnesio 12,7 mg/l contro 8,4.
Ovviamente esiste una certa variabilità, di cui tenere conto (per le acque minerali basta leggere le etichette, per l'acqua potabile basta informarsi riguardo la durezza dell'acqua della propria zona), ma se si escludono gli eccessi le differenze sono davvero minime e non tali da determinare alcuna differenza sostanziale.
La durezza dell'acqua è un parametro che dipende principalmente dal contenuto di sali di calcio e magnesio, e dipende da alcune caratteristiche del territorio di provenienza dell'acqua, oltre alla profondità di captazione.
Il grado di durezza è espresso in equivalenti di carbonato di calcio (mg/l CaCO3). Si differenzia l'acqua in tre gruppi:
Esistono studi scientifici approfonditi (come questo e questo) che dimostrano che non solo l'acqua dura non causa danni ai reni (come la calcolosi renale), ma addirittura li previene! La cosa importante è bere molta acqua, è quello il fattore protettivo nei confronti dei calcoli renali... Che l'acqua sia dura o dolce non fa differenza (anzi).
In conclusione, non dobbiamo preoccuparci dell'acqua del rubinetto, perché non fa male (e questo lo avevamo già visto in un altro articolo), nemmeno se è particolarmente dura, anzi è vero il contrario: i minerali presenti nell'acqua sono benefici tanto quanto quelli contenuti nella frutta e nella verdura, o nei latticini tanto ricercati per il loro contenuto di calcio.
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