All'acqua povera di sodio, o iposodica, vengono attribuiti diversi benefici, spesso molto enfatizzati dalle numerose pubblicità delle acque minerali. Ma sono davvero fondati questi vantaggi dell'acqua di questo tipo o sono soltanto uno slogan commerciale? Vediamo di approfondire meglio l'argomento.
Il sodio è uno dei minerali più abbandonanti del nostro organismo, molto importante per la salute. Basti pensare che una sua carenza può determinare sintomi come: astenia, crampi, nausea e vomito, nonchè problemi neurologici. Il suo fabbisogno giornaliero è comunque molto basso, da 0,6 g a 3,5 g al giorno, facilmente raggiungibile con il solo contributo del sale da cucina. Per questo motivo è improbabile, come invece verrebbe da pensare, che l'acqua iposodica possa esporre al rischio di carenza di sodio, visto il contributo minimo dell'acqua in generale, anche di quella che ne è ricca, nell'apporto di sodio.
Le principali funzioni del sodio riguardano la regolazione dello spostamento dei liquidi nel corpo, la contrazione muscolare e la trasmissione degli impulsi nervosi.
L'acqua povera di sodio ha un contenuto di questo minerale inferiore a 20 mg/l. In realtà, la maggior parte del sodio che assumiamo lo prendiamo dagli alimenti piuttosto che dall'acqua, il cui apporto di sodio non è quindi così predominante nella dieta.
La quantità di sodio contenuta nell'acqua è indicata in etichetta ed è complessiva di tutte le varie forme di sodio disciolte nell'acqua, compresi il bicarbonato di sodio. Nel 2009 era scoppiato un caso di Francia circa la mancata indicazione del contenuto di sodio sotto forma di bicarbonato. Questo sottostimava la quantità del minerale presente, inducendo ad una pubblicità spesso ingannevole che descriveva al consumatore quella tipologia di acqua come povera di sodio. La situazione è stata ripristinata dalla Corte di Giustizia europea che si è avvalsa del principio di precauzione per imporre l'indicazione del sodio totale contenuto nell'acqua. Il contributo del bicarbonato di sodio, infatti, nei confronti di patologie come l'ipertensione non è ancora accertato a livello scientifico.
Il sapore dell'acqua iposodica è in genere molto leggero ed equilibrato per cui, al contrario dell'acqua ricca di sodio, può essere abbinata a qualsiasi piatto, specie a base di prodotti ittici e dessert.
In generale l'acqua povera di sodio viene consigliata a chi soffre di ipertensione, dato il suo contributo minimo nella quota di sodio totale della dieta. In realtà, come evidenziato da un articolo della rivista "Il Salvagente", l'acqua, anche se ricca di sodio, non ha un contenuto di questo minerale tale per cui possa presentare un rischio per la salute di chi la consuma, anche nel caso in cui si soffra di ipertensione. Facendo un breve calcolo, infatti, se una persona affetta da ipertensione dovrebbe assumere 2 g di sodio al giorno in totale, 2 l di acqua ricca di sodio ne apporterebbero circa 100 mg se si tratta di acqua mediominerale, e 40 mg se si tratta di un'acqua povera di sodio. In entrambi i casi si tratta di un contributo minimo, che diventa trascurabile nell'ambito di una dieta che preveda un basso contenuto di sodio apportato attraverso gli alimenti.
L'acqua a basso contenuto di sodio viene comunque consigliata in caso di gravidanza e nella prima infanzia. Inoltre, è indicata nel caso di problemi cardiaci, ma deve sempre essere accompagnata da un'adeguata dieta mirata alla patologia.
Le acque povere di sodio sono in genere sconsigliate per chi soffre di pressione bassa o per chi pratica sport. Questi ultimi, infatti, devono reintegrare i sali minerali persi attraverso la sudorazione per garantire una corretta idratazione del corpo. Per farlo, l'acqua non è anche in questo caso sufficiente ed è necessario ricorrere ad alcuni alimenti o ad integratori specifici.
Molto spesso si associa il consumo di acqua iposodica alla riduzione della ritenzione idrica e della cellulite. In realtà, per quanto riguarda il primo caso, il sodio svolge un ruolo importante nel suo sviluppo solo in alcuni casi e non è mai l'unico responsabile. La dieta e lo stile di vita incidono sicuramente in misura maggiore, così come anche il consumo di cibi contenenti glutammato. Tra l'altro, visto il basso contenuto di sodio anche dell'acqua che ne è ricca, non si ha di certo un peggioramento della ritenzione idrica con il consumo di questo tipo di acqua. Ciò che incide maggiormente nella riduzione della ritenzione idrica è la dieta sana, con i cibi adeguati, e uno stile di vita attivo. Per lo stesso motivo non è possibile dire che per contrastare o attenuare la cellulite si debba bere acqua povera di sodio. Abbiamo approfondito questo argomento nel dettaglio in questo articolo.
Tra le acque povere di sodio vi sono sia acque oligominerali che mediominerali. Tra le prime abbiamo l'acqua Fiuggi, con residuo fisso pari a 145 mg/l, è leggermente frizzante, spesso usata nel trattamento della calcolosi renale perchè gli si attribuiscono effetti diuretici. L'origine di quest'acqua è nel bacino idrico della conca di Fiuggi.
Anche l'acqua Levissima è povera di sodio, anch'essa oligominerale, ha la sua sorgente nelle Alpi Centrali. Simile dal punto di vista del contenuto di sodio sono l'acqua Luna, originaria di Primaluna (LC), e l'acqua Vitasnella, acqua povera di sodio forse tra le più famose e pubblicizzate, originaria di Boario Terme (BS).
Vi sono poi anche acque povere di sodio che sono mediominerali, quindi con residuo fisso maggiore rispetto alle precedenti che abbiamo citato. Tra queste c'è l'acqua Lete, effervescente naturale e originaria di Pratella. Altra acqua simile dal punto di vista del quantitativo di sodio è l'acqua Sangemini, indicata per l'alimentazione anche in gravidanza e nella prima infanzia grazie al suo elevato contenuto di calcio, 326 mg/l. La zona di origine è Terni e precisamente nelle valli dell'Umbria Centrale. Del gruppo Sangemini fa parte anche l'acqua Grazia, altra acqua iposodica originaria della stessa zona della precedente, è però effervescente naturale.
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