L'assunzione di carne rossa è stata identificata attraverso analisi osservazionali come un potenziale fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cardiometaboliche, come le malattie cardiovascolari e il diabete. Tuttavia, non tutti gli studi indicano che l'assunzione di carne rossa è un fattore di rischio indipendente: secondo alcuni studi, infatti la carne rossa non trasformata avrebbe un effetto minimo o nullo su queste specifiche patologie.
Non sono ancora per nulla chiari i meccanismo secondo i quali l'assunzione di carne rossa potrebbe aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e diabete.
Uno dei meccanismi proposti è quello relativo allo stato di infiammazione, e del controllo della glicemia. Tuttavia, molte delle prove erano incoerenti e si basavano puramente su studi osservazionali. In questo articolo presentiamo i risultati di una revisione sistematica di studi controllati e randomizzati, che ha dimostrato che la carne rossa non trasformata non sembrerebbe influenzare lo stato di infiammazione dell'organismo, né altererebbe il controllo della glicemia. In questo studio, la carne rossa è stata definita come tutte le forme di manzo, maiale, agnello, vitello e selvaggina non volatile (cervo, bisonte, alce).
Questo studio includeva studi randomizzati controllati in adulti (maggiorenni) senza diagnosi di malattia cardiometabolica. Gli studi sono stati esclusi se includevano donne in gravidanza o in allattamento o se non erano in grado di determinare la quantità di carne rossa consumata. Gli studi sono stati inclusi se hanno riportato almeno una o più delle seguenti variabili: glucosio a digiuno, insulina, valutazione del modello omeostatico di insulino-resistenza, emoglobina glicata, proteina C-reattiva o citochine infiammatorie, inclusa l'interleuchina-6 (IL-6) o il fattore di necrosi tumorale (TNF-α).
Il consumo totale di carne rossa negli studi presi in considerazione variava da 71 a 215 grammi al giorno durante i periodi di dieta a base di carne rossa e gli interventi duravano da 3 a 16 settimane.
Ebbene, nonsi sono evidenziate differenze significative tra i gruppi per nessuna delle variabili di interesse. In altre parole, l'assunzione di carne rossa da sola, come variabile dietetica, non influisce sostanzialmente sul controllo glicemico o sull'infiammazione nelle persone senza malattie cardiometaboliche già accertate. Tuttavia, dato che gli studi inclusi nella meta-analisi variavano da 3 a 16 settimane di durata, il presente studio non fornisce informazioni sul consumo di carne rossa a lungo termine.
Questi dati sono in linea con le precedenti meta-analisi di studi randomizzati controllati che esaminano l'effetto dell'assunzione di carne rossa su altre variabili metaboliche, in particolare sui lipidi nel sangue. Ad esempio, una meta-analisi ha dimostrato che l'assunzione di carne rossa non influenza la quantità di lipidi nel sangue, delle lipoproteine ​​o della pressione sanguigna. Un'altra meta-analisi ha rilevato che la carne rossa non altera sostanzialmente i fattori di rischio cardiovascolare, a meno che non sostituisca le proteine ​​vegetali. In altre parole, la carne bianca non sembra essere meglio di quella rossa: in alcuni casi fanno male entrambe (si ottiene un beneficio eliminandole in favore delle proteine vegetali), mentre in altri casi, come in quello oggetto di questo articolo, non fanno male e basta.
Ma allora perché gli studi osservazionali dimostrano che chi mangia più carne rossa presenta un maggior rischio di diabete e uno stato infiammatorio più marcato, rispetto a chi ne consuma meno? Probabilmente chi consuma molta carne rossa segue spesso uno stile di vita che favorisce il diabete e le malattie cardiovascolari. In particolare, le persone che mangiano più carne rossa hanno anche maggiori probabilità di fumare, hanno un BMI più alto, consumano più cibi lavorati, hanno alti livelli di inattività e consumano quantità inferiori di frutta, verdura e fibre nella loro dieta.
L'ipotesi che associa la presenza nella carne rossa del ferro eme all'aumento del rischio di malattie cardiache, a causa dell'infiammazione che il ferro eme potrebbe, potenzialmente, causare, non è convincente. Gli studi condotti sui topi, infatti, non sono affidabili perché i topi sono scarsi assorbitori di ferro eme, soprattutto se confrontati con gli esseri umani.
La carne rossa è anche una fonte alimentare di prodotti finali della glicazione avanzata, prodotti che sono stati collegati all'infiammazione in studi sperimentali in vitro, ma che non sempre trovano riscontro, quando si tenta di replicarli in vivo.
La carne rossa è diventata lo spauracchio del terzo millennio. Sembra quasi che questo alimento sia diventato una delle cause principali delle patologie che più spesso portano alla morte delle persone che vivono nei cosiddetti paesi sviluppati: tumore e malattie cardiovascolari. È possibile che un solo alimento possa essere la causa di così tante patologie? Il dubbio che tutto questo sia un grande abbaglio rimane, e quando si eseguono studi ben fatti, arrivano anche le conferme che forse dovremmo iniziare a riconsiderare la carne rossa, e cercare altrove il responsabile delle malattie del benessere.
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