La rabbia è una malattia acuta virale del sistema nervoso centrale (SNC) che si trasmette agli esseri umani da animali infetti. Dopo una fase prodromica, la rabbia si manifesta nella maggior parte dei casi come un'encefalite, o meno frequentemente in forma paralitica, e quindi progredisce verso il coma e la morte.
L'agente eziologico che causa la malattia è il virus della rabbia, il quale è un membro del genere Lyssavirus della famiglia dei Rhabdoviridae. Ciascun serbatoio animale ospita una o più varianti del virus rabbico che possono essere distinte sequenziando il gene del virus.
La rabbia è una zoonosi (malattia infettiva trasmessa da animali all'uomo), trasmessa agli esseri umani attraverso il morso di un animale con la rabbia. Il virus della rabbia può infettare la maggior parte degli animali ed è diffuso in tutto il mondo.
Storicamente, i cani erano il principale serbatoio e vettore per la rabbia e rimangono la principale fonte di trasmissione all'uomo in Asia e Africa.
Si stima sia responsabile di 55000 morti umane l'anno, soprattutto in Africa e Asia. I programmi di vaccinazione hanno essenzialmente eliminato i serbatoi di rabbia nei cani in Nord America ed Europa e hanno scoperto serbatoi precedentemente ignoti in specie selvatiche.
Negli Stati Uniti dal 2006 sono stati identificati circa 6900 casi di rabbia e solo l'8% di questi è stato riscontrato in animali domestici (318 gatti, 82 bovini e 79 cani). In pratica tutte le infezioni di animali domestici sono state conseguenti a una "contaminazione" da serbatoi selvatici. Negli USA il virus rabbico è endemico fra pipistrelli, procioni e volpi.
Il periodo d'incubazione della rabbia (l'intervallo fra l'esposizione al virus e l'insorgenza dei segni e sintomi) è di solito di 1-3 mesi, ma in rari casi può essere breve fino a 2 settimane o superiore a un anno. Durante la maggior parte del periodo d'incubazione, si ritiene che il virus rabbico sia presente vicino al sito d'inoculazione, soprattutto nelle cellule del muscolo. Fondamentale è, in questo periodo, la somministrazione della profilassi postesposizione per la rabbia.
Se non s'interviene in questa fase, il virus migra nei nervi periferici sia sensitivi che motori; questo legame avviene attraverso i recettori nicotinici per l'acetilcolina. Dopo l'ingresso nei nervi, il virus si diffonde alla velocità di 100-400 mm/die verso il midollo spinale o il tronco encefalico.
Dopo che si è stabilita l'infezione del SNC avviene una diffusione verso la periferia lungo i nervi periferici e altri tessuti, comprese le ghiandole salivari, il fegato, i muscoli, la cute, le ghiandole surrenali e il cuore.
La replicazione del virus della rabbia nelle ghiandole salivari è responsabile della liberazione virale nella saliva degli animali affetti.
La rabbia è la malattia infettiva con più alta letalità. I sintomi compaiono in seguito al periodo d'incubazione (1-3 mesi) e le manifestazioni cliniche sono differenti a seconda della fase della malattia, che si divide in: fase prodromica, fase acuta neurologica e coma/morte.
Si osservano in seguito due forme acute neurologiche di rabbia negli esseri umani: encefalitica nell'80% dei casi e paralitica nel restante 20%.
Coma/morte: nei pazienti affetti da rabbia encefalitica la disfunzione del tronco encefalico progredisce rapidamente e il coma, seguito dalla morte entro pochi giorni (1-7 giorni), è la regola. I pazienti con rabbia paralitica sopravvivono generalmente qualche giorno in più rispetto a quelli con rabbia encefalitica, ma l'insufficienza multiorgano sopravviene nonostante le manovre rianimatorie più aggressive.
Nei Paesi occidentali la rabbia non viene diagnosticata fino ad uno stadio relativamente avanzato, anche in presenza di una sintomatologia tipica.
La diagnosi dovrebbe essere sospettata clinicamente quando compare un'encefalite acuta o una paralisi ascendente non spiegabile. La mancanza del dato anamnestico di un morso di animale non è inusuale nella rabbia.
Quando si sospetta la rabbia, bisognerebbe utilizzare i seguenti test specifici, prelevati dal sangue, liquor, saliva, tessuto cerebrale (se possibile) e campioni bioptici della cute del collo per diagnosticarla:
Non esiste un trattamento stabilito per la rabbia. Sono falliti numerosi tentativi terapeutici con farmaci antivirali, ketamina e coma terapeutico.
Poiché non esiste una terapia efficace, è estremamente importante prevenire la malattia dopo un'esposizione animale. La profilassi post-esposizione comprende sia la cura della ferita che l'immunizzazione attiva e passiva.
La cura della ferita è essenziale e può ridurre il rischio d'infezione fino al 90%, non deve quindi essere procrastinata.
Tutti i soggetti non precedentemente vaccinati devono essere immunizzati passivamente mediante immunoglobuline rabiche (IGR), preferibilmente inoculate nella sede del morso.
Inoltre deve essere somministrato il vaccino antirabbico.
Se la profilassi post-esposizione viene somministrata entro 6 giorni dall'infezione possiede un'efficacia nel prevenire la malattia del 99%. Le probabilità di successo scendono più tempo intercorre fra il morso e l'inizio della profilassi.
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