La disbiosi è un'alterazione della flora batterica intestinale, anche chiamato microbioma o microbiota, tutti termini molto di moda, divenuti veri e propri tormentoni su internet, in TV e sui giornali. Insomma, la disbiosi è la patologia del momento, e i test per la disbiosi sono le analisi necessarie per diagnosticarla.
"Il 60% delle patologie dipende da una disbiosi intestinale", si legge su molti siti in italiano e in inglese, che propongono test per la disbiosi. Già questa affermazione dovrebbe mettere sul chi vive, perché, come dire, è un pochino tirata per i capelli. Abbiamo visto nell'articolo sulla disbiosi che sì, molte patologie (ma comunque siamo lontani dal 60%...) sono correlate con la disbiosi.
"Correlate", non "dipendono".
E la differenza non è poca. Correlate significa che la maggior parte dei soggetti colpiti dalla patologia hanno anche un microbiota alterato, ma non si sa ancora se sia il microbiota alterato ad aver causato la patologia, o viceversa. "Dipendono" significa che è la disbiosi ad aver provocato la malattia (e quindi curando la disbiosi, si cura la malattia). E questo non è vero, o meglio, non è ancora stato dimostrato. Ovviamente chi vende il test ha tutto l'interesse a convincerci del fatto che sconfiggendo la disbiosi si guarisce, per questo la verità scientifica viene, per così dire, interpretata in modo un po' di parte.
In realtà, come abbiamo visto nell'articolo sulla disbiosi, questa è una patologia che sicuramente esiste, che sicuramente è correlata a diverse patologie, ma ancora non si sa se sia la causa di queste patologie o semplicemente il contrario (cioè se la patologia causa la disbiosi). Sappiamo che esistono metodi per alterare il microbiota con la dieta, tramite i probiotici e i prebiotici, o con approcci più aggressivi (come il trapianto di microbiota), ma ancora non si sa se alterando il microbiota si riesca effettivamente a migliorare lo stato di salute dei soggetti affetti dalle diverse patologie. Molti studi sono promettenti, ma sono stati effettuati solo sulle cavie. Insomma, stiamo parlando di un ramo della ricerca molto interessante, ma dal punto di vista della pratica clinica siamo ancora agli albori.
Attualmente i test per la disbiosi che vanno per la maggiore sono tre: il test del capello, il test genetico e l'esame delle urine.
Il primo prevede un test su un campione di capelli, per individuare le sostanze correlate con la digestione e da esse risalire ad una eventuale disbiosi. Abbiamo già parlato del test del capello (mineralogramma) e abbiamo visto che la scienza ha già dimostrato più e più volte la sua inaffidabilità. Non vediamo per quale motivo dovrebbe essere più affidabile per diagnosticare, tra l'altro, un disturbo del quale ancora si sa ben poco. Non riteniamo che questo approccio sia affidabile.
Il secondo è un esame del DNA, che dovrebbe studiare i geni correlati con il microbiota e gli enzimi digestivi. Ora, il nostro DNA è immutabile, quindi non riesco proprio a capire come l'esame del DNA, che non muta nel tempo, possa dare informazioni su un qualcosa che muta nel tempo, come la composizione e la quantità dei microorganismi presenti nel nostro intestino. Non ritengo affidabile nemmeno questo tipo di esame.
Il terzo è un esame delle urine, atto a determinare la quantità di scatolo e indicano, due metaboliti dell'aminoacido triptofano, prodotti da due tipi diversi di batteri, che colonizzano l'intestino tenue e quello crasso. Si tratta di un esame molto semplice e poco costoso, ed è direttamente correlato al microbiota nel senso che, sebbene non sia affidabile al 100%, uno squilibrio di queste due sostanze può effettivamente essere causato da un eccesso o una carenza di determinati ceppi di batteri nel microbiota. Se il test conferma una positività all'indicano, viene consigliato un probiotico a base di Lactobacillus acidophilus; se risulta positivo allo scatolo viene consigliato un probiotico a base di Bifidobacter bifidum; viene proposto un probiotico ad ampio spettro se il test è positivo per entrambi.
Esistono poi test più sofisticati (come questo), che valutano la presenza di un certo numero di batteri nocivi, e di batteri benefici, tramite analisi del DNA sulle feci. Sono kit acquistabili anche online, ma che io sappia, solo su siti americani o inglesi.
Gli studi sul microbiota, e sulla correlazione che c'è con le patologie intestinali e non, e anche con il sovrappeso, sono ancora agli albori. Parlare di test del microbiota, o di manipolazione del microbiota, allo stato attuale significa addentrarsi in un campo abbastanza oscuro, dove ci sono poche certezze.
Gli unici test con un minimo di affidabilità, a mio parere, sono quelli che vanno a tracciare una mappa del microbiota, tramite lo studio diretto dello stesso (che si fa tramite analisi delle feci). Ma un test davvero accurato costerebbe davvero tanto, e quindi non viene proposto, ma viene utilizzato solo nella ricerca scientifica. Anche l'esame delle urine misura, anche se indirettamente, la composizione del microbiota, e quindi può avere un minimo di valenza... Ma stiamo comunque parlando di un test che ci dice solo se esiste una carenza di due ceppi di microorganismi in due parti diverse dell'intestino.
Tutti gli altri test non hanno, a mio parere, un sufficiente grado di validità scientifica e quindi andrebbero evitati.
Prima di effettuare un test per la disbiosi, bisogna rendersi conto che allo stato attuale della ricerca si sa ancora molto poco riguardo la possibilità di curare alcune patologie tramite la manipolazione del microbiota. Per questo è sconsigliabile fare il test per cercare di scoprire le cause di un disturbo generico. Al contrario, potrebbe essere interessante indagare lo stato di salute del microbiota per quei soggetti che sono già affetti da patologie che si sa essere correlati con alterazioni della flora batterica intestinale.
Inoltre, bisogna anche considerare che spesso non importa fare alcun test, nei casi in cui si sa che molto probabilmente il microbiota viene alterato da agenti esterni: se ho assunto antibiotici è molto probabile che il microbiota sia alterato e passerò quindi direttamente alla fase della terapia, tramite assunzione di probiotici e prebiotici.
Concludendo, consiglierei il test del microbiota solo ai soggetti affetti da determinate patologie (e non da generici disturbi), e solo sotto consiglio del proprio specialista, per evitare di effettuare test inutili perché poco affidabili.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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