Gli ansiolitici sono farmaci molto diffusi nel mondo occidentale. In Italia, la loro vendita è seconda solo ai farmaci da banco, senza prescrizione (gli ansiolitici da banco non esistono, sono tutti con prescrizione).
Gli ansiolitici sono psicofarmaci, impiegati nel contrastare l'ansia e i disturbi ad essa associati, sia nei soggetti nevrotici, cioè con disturbi patologici della psiche, sia in soggetti sani che presentano, per varie ragioni momentanee, stati di ansia o di insonnia.
Nella categoria degli ansiolitici troviamo anche i tranquillanti, utilizzati per abbassare i livelli di ansia e migliorare la qualità del sonno.
La storia degli ansiolitici inizia negli anni '60, quando il chimico polacco Leo Henryk Sternbach, nel tentativo di sintetizzare dei composti con particolare attività biologica, scoprì il clordiazepossido (Librium), sostanza con potente effetto sedativo.
Da questo composto nacque il diazepam (Valium) capostipite delle benzodiazepine, una importantissima classe farmacologica.
L'ansia e in generale i disturbi dell'umore dipendono dallo squilibrio di un neurotrasmettitore, il GABA (acido gamma-aminobutirrico), definito inibitore, perché agisce inibendo l'azione di altri neurotrasmettitori molto importanti nella regolazione dell'umore.
I farmaci ansiolitici incrementano la produzione di GABA, inibendo il sistema nervoso centrale e provocando di conseguenza sedazione, l'effetto contrario dei farmaci antidepressivi che aumentano l'azione dei neurotrasmettitori eccitatori (noradrenalina, dopamina e serotonina).
Gli ansiolitici maggiormente conosciuti sono le Benzodiazepine (BDZ), come Ansiolin, Control, En, Frontal, Lexotan, Lorans, Prazene, Valium, Tavor, Xanax, etc. Le benzodiazepine rappresentano la terapia di elezione contro l'ansia e l'insonnia, perché hanno bassa tossicità e buona tolleranza, e interagiscono poco con altri farmaci.
Di più recente introduzione sono i derivati benzodiazepinici, o ansiolitici di seconda generazione, per esempio Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol, ecc.
Questi ansiolitici si differenziano per l'emivita (o durata di azione) e la rapidità di azione, che li rende molto versatili nell'utilizzo a seconda del tipo di disturbo del paziente.
La bassa tossicità e la relativa sicurezza di questi farmaci, per contro, ha reso la loro prescrizione troppo "facile" da parte dei medici, mettendo a rischio effetti collaterali molti soggetti, soprattutto con disturbi del sonno spesso causati da uno stile di vita errato.
I barbiturici non agiscono aumentando l'azione del GABA, ma modificando la conduzione nervosa per inibire il tono eccitatorio del sistema nervoso centrale. Sono stati introdotti prima delle benzodiazepine e sono stati sostituiti da queste ultime nei casi di ansia e di insonnia, a causa dei loro effetti collaterali gravi, soprattutto ad alti dosaggi tanto che venivano utilizzati per suicidarsi, come nel caso del presunto suicidio di Marilyn Monroe.
L'effetto letale dei barbiturici è dovuto all'azione sul sistema respiratorio, che viene inibito a tal punto da provocare la morte.
Un barbiturico, il Pentothal, veniva utilizzato in passato come siero della verità.
Il meccanismo d'azione è leggermente diverso dalle benzodiazepine in quanto i barbiturici non agiscono direttamente a livello dei recettori del GABA, ma modificano la conduzione nervosa, riducendo il tono eccitatorio nel SNC.
Oggi questi ansiolitici vengono impiegati come anestetici e per ridurre le convulsioni in alcuni casi di epilessia.
Alcuni antidepressivi possono paradossalmente produrre l'effetto contrario a quello per cui sono stati progettati, aumentando la produzione di GABA. Per questo vengono a volte utilizzati nei casi di ansia e di attacchi di panico, non nell'insonnia.
I betabloccanti come il il propranololo vengono utilizzati per curare alcuni sintomi dell'ansia, come l'ipersudorazione e le palpitazioni. A volte vengono utilizzati come farmaci preventivi, quando ci si debba trovare ad affrontare situazioni molto stressanti dal punto di vista emotivo (come i lutti).
La risposta della persona che assume ansiolitici può variare di molto anche a seconda del tipo di farmaco.
Gli effetti collaterali più frequenti, a dosaggi normali, possono essere confusione mentale, sonnolenza, amnesia, stanchezza, sedazione eccessiva, squilibri sonno-veglia, calo delle capacità psichische e fisiche. A dosi eccessive, gli ansiolitici possono provocare seri malesseri come crisi psicotiche, delirio e allucinazioni. Un serio problema degli ansiolitici riguarda la dipendenza psico-fisica, con classici problemi di astinenza e assuefazione.
Per questo motivo la loro somministrazione va valutata sempre attentamente e la loro sospensione deve essere graduale e sotto controllo medico per evitare astinenza e la cosidetta "sindrome da sospensione", uno stato di malessere caratterizzato da sintomi come nervosismo, sonno disturbato, ansia ed ipersensibilità che può durare qualche settimana.
L'assunzione di ansiolitici non deve essere concomitante a quella di alcol o di altre sostanze psicoattive poiché gli effetti sedativi possono essere amplificate esponenzialmente con conseguenze anche letali.
Insomma, gli ansiolitici non sono farmaci "leggeri", e la decisione di assumerli va effettuata sempre come molta attenzione.
Come per gli antidepressivi, bisogna considerare che gli stati di ansia sono spesso non patologici. Alcuni studi dimostrano che negli Stati Uniti la metà dei soggetti che assumono ansiolitici non ha reali disturbi psichici ma li utilizza per alleviare sintomi di stress eccessivo o dovuti a uno stile di vita sbagliato. In questi casi gli effetti collaterali degli ansiolitici possono far entrare in un pericoloso circolo vizioso complicando la vita invece di renderla migliore.
Ma anche nella terapia dei disturbi psichici, bisogna sempre affiancare l'uso degli ansiolitici a un aiuto di tipo psicologico che ricerchi e tenti di risolvere le cause di tipo psicologico che hanno contribuito all'instaurarsi del disturbo di ansia che i farmaci possono solamente alleviare temporaneamente, senza rimuoverne le reali cause.
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