Il termine agricoltura biologica indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l'impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l'utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi).
In questi ultimi anni è nato intorno al biologico un vero e proprio business, che ora si sta ridimensionando, ma che ha prodotto nell'immaginario collettivo una idea del biologico sbagliata.
Questo articolo non vuole nè santificare nè denigrare il biologico, ma semplicemente dimostrare che:
La notizia del basilico contente una sostanza naturale altamente cancerogena è emblematica.
Ma le sostanze nocive naturalmente presenti negli alimenti sono migliaia, sicuramente molte più di quelle aggiunte dall'uomo.
Ogni anno vengono analizzati campioni di frutta e verdura e vengono puntualmente trovate quantità di residui di fitofarmaci abbondantemente al di sotto dei limiti di legge. In alcuni casi (come nei pomodori) i residui semplicemente non esistono, in pratica un pomodoro biologico non presenta alcuna differenza rispetto a uno "normale"!
Anzi, capita che alcuni alimenti decisamente poco appetibili vengano promossi e venduti ai seguaci del bio grazie alla promessa di effetti benefici sull'organismo.
Basta pensare a molti prodotti a base di soia (tofu in testa!), che spesso per renderli appetibili vanno fritti o cotti con sughi molto saporiti, con il risultato che la preparazione finale diventa nociva per la salute in quanto ipercalorica, oppure ricca di grassi alterati dalla frittura!
Per quanto riguarda la frutta e la verdura, i metodi dell'agricoltura biologica non la rendono migliore. Ciò che rende più buona la frutta e la verdura è il fatto che venga raccolta quando è già pronta per essere mangiata e non prima.
Un piccolo agricoltore biologico della mia zona mi raccontava che le grandi catene di distribuzione del biologico si comportano esattamente come quelle tradizionali: non accettano frutta troppo matura, quindi poco trasportabile.
Quello che rende buono un prodotto, quindi, è il fatto di poterlo acquistare dal produttore a un giusto grado di maturazione, a prescindere che sia o meno biologico.
Lo dimostrano studi condotti in Italia dall'INRAN, confermati da studi condotti oltre oceano: gli alimenti biologici contengono la stessa quantità di vitamine e sali minerali degli alimenti tradizionali. Chi è convinto di proteggere la priopria salute mangiando alimenti biologici, si sbaglia di grosso!
Inoltre molti alimenti biologici sono prodotti utilizzando esattamente gli stessi metodi dell'industria alimentare per aumentarne l'appetibilità e mascherare la scarsa qualità delle materie prime: uso di oli e grassi vegetali, uso indiscriminato di zucchero, uso di conservanti nocivi, ecc.
Sono ormai 4 anni che faccio turismo gastronomico e ho visitato decine e decine di realtà agricole, biologiche o meno. Quello che ho notato è che esitono produttori "etici", che si impegnano al massimo per produrre alimenti di qualità nel rispetto dell'ambiente e della salute loro e dei consumatori (infatti quello che producono è spesso anche quello che mangiano). Altri produttori cercano solo il guadagno e non si fanno grossi scupoli per vendere, sfruttando l'ignoranza dei consumatori e facendo leva sulla loro "voglia di genuinità".
Non necessariamente i produttori che mi hanno lasciato positivamente colpito sono biologici, anche se la maggior parte di essi era a favore di una agricoltura che utilizzi la minor quantità possibile di pesticidi. L'attributo "biologico" è quindi una caratteristica trasversale, aggiuntiva, che non garantisce le qualità fondamentali, ma rappresenta un punto a favore di un alimento che ha già superato l'esame qualitativo "standard": sicurezza, bontà, qualità nutrizionali.
Di fronte a un formaggio, prima chiedo come è prodotto (se il latte proviene da uno o più allevamenti, se è crudo o pastorizzato, quanti mesi ha stagionato), poi lo assaggio, e se lo ritengo un buon formaggio, ecco che se il latte è biologico questa è una caratteristica positiva. Se il formaggio non è buono, poco mi importa se è biologico o meno: non lo compro e basta.
Idem per i salumi: cosa mi importa se l'animale è stato allevato con metodi biologici, se poi il salume contiene nitriti, conservanti cancerogeni?
A questo punto è naturale chiedersi: è giusto pagare dal 50 al 100% in più per una caratteristica che non da nessuna garanzia di maggiore bontà o salubrità?
A mio parere non ha alcun senso. Ecco allora che si scopre il vero svantaggio del biologico, il rapporto qualità/prezzo non giustificato.
Il costo della certificazione, delle basse rese, delle speculazioni, incidono in modo insostenibile sul prezzo dei prodotti. Non sarebbe meglio investire sulla qualità "vera", che si ripercuote sulla bontà del prodotto finale?
I prodotti di qualità costano già parecchio, ma vale sicuramente la pena di spendere qualche euro in più, poiché i benefici sono tangibili. Se questi prodotti sono biologici ecco che spesso il prezzo diventa insostenibile: il gioco vale la candela solo se si acquista direttamente dal produttore, visto che i ricarichi più grossi (e ingiustificati) vengono fatti dai grandi distrubutori.
La vera dimensione del biologico è a livello locale, nella vendita "dal produttore al consumatore": quando si esce da questa logica, spesso la speculazione prevale e il prezzo diventa eccessivo.
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