Pesticidi nell’acqua potabile: davvero un rischio?

I pesticidi nell'acqua potabile dovrebbero essere teoricamente presenti in concentrazioni molto basse, tanto da essere considerati quasi assenti. Sono però presenti nelle acque superficiali e sotterranee da cui l'acqua viene estratta per essere poi resa potabile e poter essere distribuita nella rete idrica cittadina.

 

 

Andiamo di seguito ad analizzare meglio la situazione, cercando di capire quali pericoli ci sono effettivamente.

Che cosa sono i pesticidi?

I pesticidi, o fitofarmaci, sono sostanza chimiche usate in agricoltura per combattere le infestazioni da parassiti e insetti che possono portare al danneggiamento delle colture. In passato, questo tipo di molecole sono state usate per combattere infestazioni che hanno portato a problemi di natura sanitaria per l'uomo, prima fra tutte il caso della malaria e del tifo. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, il DDT, pesticida scoperto nel 1874, ed efficace contro mosche, zanzare e altri tipi di insetti, fu usato per eliminare le specie che erano vettori di tifo e malaria. In quegli anni, fu ampio l'uso del DDT anche nelle colture destinate all'alimentazione umana, per poi scoprire la tossicità di questa molecola. Per questo motivo, il DDT fu dapprima limitato nel suo uso, e poi proibito in Italia nel 1978.

 

 

Ai pesticidi appartengono una vasta gamma di molecole attive contro non solo insetti, ma anche erbe infestanti, funghi, nematodi, roditori e altri organismi infestanti. Per questo motivo si distinguono, in base al loro organismo bersaglio, in prevalenza: insetticidi, erbicidi, fungicidi, nematocidi, rodenticidi.

Prima della scoperta del DDT, i fitofarmaci usati erano soprattutto di origine naturale, come il piretro e la nicotina. Successivamente, però, a questa scoperta furono messi a punto pesticidi soprattutto di origine sintetica. Esse presentano il vantaggio di essere maggiormente selettive e con un'efficacia maggiore.

Pesticidi ed inquinamento: acqua e ambiente

Se da un lato queste molecole sono comunque molto utili per proteggere le colture alimentari, ma anche l'uomo, da infestazioni, dall'altro hanno però anche un risvolto negativo. Infatti, sono in generale sostanze che tendono al bioaccumulo, cioè si accumulano nell'ambiente, in cui vanno a persistere a lungo. Non solo, alcuni di esse non permangono solo sulla coltura in cui vengono applicate, ma sono in grado di spostarsi, andando ad accumularsi a livello del suolo e delle acque, giungendo non solo alle falde acquifere superficiali ma anche a quelle sotterranee.

Nel caso dell'acqua, perché venga considerata potabile, quindi idonea per l'uso ma anche per il consumo umano, ci devono essere concentrazioni di contaminanti chimici, quindi anche pesticidi, inferiori rispetto ai limiti imposti dalla legge. Questi valori limite sono diversi a seconda della tipologia di pesticidi e degli effetti tossici che derivano dal suo accumulo. In generale, la concentrazione totale di antiparassitari nell'acqua delle falde acquifere deve essere inferiore a 0.50 µg/l.

Nel corso del tempo, diversi sono i pesticidi ritirati dal commercio perchè con eccessiva persistenza nell'ambiente. 

Esempio di sostanza persistente nell'ambiente è l'atrazina, erbicida appartenente alla classe delle triazine che non viene più usata dal 1992, ma che viene riscontrata nelle acque sotterranee ancora oggi. I suoi metaboliti sono ancora presenti nel 13% dei punti controllati a livello delle falde acquifere. Infatti, alcuni batteri hanno acquisito la capacità di decomporre questa molecola, riducendo la concentrazione dell'atrazina ma immettendo comunque i suoi metaboliti nell'ambiente. L'atrazina è stata vietata non per i suoi effetti sull'uomo, quanto per la sua enorme persistenza nell'ambiente e quindi per la sua scarsa compatibilità ambientale. Questa molecola non è classificata come cancerogena e i suoi effetti, anche a livello endocrino, non sono mai stati dimostrati sull'uomo, ma solo su modelli animali.

Nel 1986, in Pianura Padana c'è stato lo scandalo atrazina, quello che ha portato poi al divieto di utilizzo di questa sostanza. I valori di questo erbicida riscontrato nelle falde acquifere della zona superavano i limiti di legge, arrivando anche ad essere presente nell'acqua potabile stessa. Per evitare una sospensione dell'erogazione dell'acqua potabile, era stato sollevato il limite di tolleranza della sostanza, facendo diventare l'acqua padana come "legalmente potabile". Quando tutto questo fu scoperto, l'Italia fu fra i primi paesi a bandire l'uso dell'atrazina.

 

 

Il caso dell'atrazina, persistente nelle acque sotterranee dopo molti anni dal suo stop all'utilizzo, è emblematico di molti altri casi, in cui sostanze non più utilizzate da anche 20 anni sono ancora rilevate nei bacini idrici.

Pesticidi e tossicità: davvero pericolosi?

La preoccupazione crescente riguardo all'uso dei pesticidi ha la sua motivazione nella tossicità che molti di essi hanno per l'uomo e per gli animali. Quelli maggiormente esposti al pericolo sono i lavoratori che li utilizzano e applicano sulle loro colture, che devono quindi adottare tutte le misure precauzionali in modo da evitare di inalare o venire a contatto diretto con il prodotto utilizzato.

Al fine di limitare i danni dovuti all'uso dei pesticidi in agricoltura, la legge prevede un loro specifico percorso prima della messa in commercio, attraverso valutazioni di tossicità per l'uomo, gli animali e l'ambiente. In seguito a queste prove, si va a valutare l'entità di immissione nell'ambiente, la distribuzione, l'entità dell'esposizione al prodotto, così come anche gli effetti della molecola sull'ecosistema stesso. Da queste prove si va a definire l'ADI, cioè la dose ammissibile giornaliera di pesticida, al di sotto della quale non si osservano danni né effetti tossici.

Diverse sono le sostanze sottoposte ad osservazione nel corso del tempo, come aldrin, dieldrin, eptacloro e eptacloroepossido, tutte sottoposte ad osservazione per i loro effetti tossici superiori rispetto alla media dei pesticidi attualmente usati.

Alcuni pesticidi sono degli interferenti endocrini, ossia vanno a contrastare la normale funzionalità delle ghiandole, e del sistema endocrino in generale, del nostro organismo. In generale, la maggior parte dei pesticidi, devono stare, nelle acque delle falde, singolarmente, al di sotto della concentrazione pari a 0.10 µg/l. Diverso limite è stato fissato per i pesticidi aldrin, dieldrin, eptacloro e eptacloroepossido che, per la loro maggiore tossicità dimostrata sull'uomo, devono essere presenti singolarmente al di sotto della concentrazione di 0.03 µg/l.

Pesticidi nelle acque sotterranee e superficiali

Il monitoraggio delle acque è importante per valutare la qualità dell'acqua a disposizione e andare ad intervenire in modo adeguato rispetto alle possibili contaminazioni. A livello nazionale, questo monitoraggio, che non ha oggi una cadenza temporale precisa, viene effettuato in ottemperanza della Direttiva CE 2000/60, che è la disciplina di tutela delle acque. In questa direttiva, sono fissati i limiti e gli standard qualitativi, prendendo in considerazione una serie di sostanze considerate prioritarie dal punto di vista del monitoraggio.

In realtà, il monitoraggio delle acque è difficile, perché le sostanze da ricercare sono tante, ma soprattutto non si conosce il tipo di uso, le quantità utilizzate e l'esatto luogo di impiego. Inoltre, spesso i pesticidi immessi nel terreno si spostano in modo imprevisto verso vie di drenaggio che non permettono un preciso monitoraggio.

La maggior parte dei contaminanti, rilevati a livello delle acque, sono gli erbicidi e i loro metaboliti presenti per la maggior parte a livello delle acque superficiali. Questo è dovuto al fatto che spesso queste sostanze sono usate direttamente nel suolo e durante le piogge intense, che ne favoriscono l'infiltrazione nel terreno e quindi nei corpi idrici. Negli ultimi anni, inoltre, è in aumento il rilevamento nelle acque sia di fungicidi che di insetticidi. Fra questi, abbiamo il glifosato, di cui abbiamo parlato in un apposito articolo. Questo erbicida, molto usato in agricoltura, è in realtà con bassa tossicità e si degrada molto velocemente nel terreno.

Nel 2014, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, ha pubblicato il "Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque, il numero 208/2014. In questo documento, poi successivamente aggiornato nel 2016, è stata rilevata la presenza di pesticidi nelle acque, sia superficiali, per un 56.9%, sia sotterranee, per il 31%. La contaminazione maggiore si aveva, come è ovvio pensare, nelle aree pianeggianti dove si fa largo uso di pesticidi per le produzioni agricole di larga scala.

La maggior diffusione dell'inquinamento delle acque da parte dei pesticidi, si ha al nord Italia, in cui diverse zone della Pianura Padana hanno superato i limiti previsti dalla legge. Al sud Italia la situazione è migliore, ma vi sono comunque delle zone in cui questi limiti sono stati superati.

Nel 2016, un nuovo rapporto dell'ISPRA ha evidenziato un aumento dell'inquinamento delle acque potabili, ed in particolare delle falde acquifere da cui esse vengono estratte. In particolare, le acque superficiali sono risultate inquinate per il 63.9%, e quelle sotterranee per il 31.7%, con una crescita del 20% nelle acque superficiali e del 10% in quelle sotterranee riguardo l'inquinamento da pesticidi.

Nello stesso anno, però, la Coldiretti ha espresso il suo parere riguardo proprio questo aumento registrato. Dice, infatti, che questo incremento è dovuto, per una gran parte, ad una maggiore estensione delle aree monitorate rispetto agli anni precedenti, in cui molte aree risultavano senza alcuna valutazione in merito. Più precisamente, le aree monitorate sarebbero aumentate del 42%, rispetto al precedente rapporto del 2014, per quanto concerne le acque sotterranee, e dell'85% per quelle superficiali. In aggiunta, il numero di sostanza ricercate stesso è aumentato, così come le tecniche di rilevamento sono diventate più sensibili.

Inoltre, Coldiretti rimarca come le aree che presentano valori di pesticidi superiori ai limiti siano solo del 21.3% per le acque superficiali, e del 6.9% per quelle sotterranee. L'associazione sottolinea come i limiti di legge siano spesso al di sotto dei limiti di tossicità, per cui che un pesticida sia presente al di sopra dei limiti di legge non significa necessariamente che vi sia un reale rischio per la salute. I limiti imposti dalla legge, in accordo con la legislazione dell'Unione Europea stessa, sono dei valori di sicurezza imposti per protezione e per garantire la sicurezza anche in caso di miscela delle sostanze tossiche.

Un'ulteriore precisazione va fatta, inoltre, considerando che i dati dell'ISPRA si riferiscono al prelievo di campioni dai corpi idrici, prima della depurazione delle acque destinate ad uso potabile. Infatti, queste acque, prima di essere immesse nella rete idrica ed arrivare nei rubinetti delle abitazioni, vengono depurate. In questo modo l'acqua diventa potabile a tutti gli effetti e per esserlo non deve contenere tracce di contaminanti.

Pesticidi nell'acqua potabile

Nell'acqua potabile, quella quindi che esce dai nostri rubinetti, non dovrebbero esserci tracce di pesticidi o comunque dovrebbero ritrovarsi alla concentrazione davvero minime. Per eliminare le tracce di pesticidi presenti nei bacini idrici da cui l'acqua viene estratta, si effettua una potabilizzazione prima che essa venga immessa nella rete idrica.

La potabilizzazione delle acque avviene con diverse tecniche, come l'uso della nanofiltrazione attraverso l'uso di apposite membrane e l'osmosi inversa, ma anche l'accoppiamento di questa filtrazione con l'uso di altre tecniche come quella che prevede l'impiego di carboni attivi. In generale, il trattamento delle acque avviene con metodi sia fisici che meccanici, spesso con l'aggiunta di metodi chimici e biologici. Il processo di depurazione dipende dal tipo di inquinamento a cui è sottoposto il punto di estrazione dell'acqua, ed ecco quindi che il monitoraggio dei corpi idrici risulta importante.

Nonostante questo, le acque potabili devono essere costantemente monitorate per rilevare la possibile contaminazione di inquinanti, come pesticidi, frutto di incidenti o malfunzionamenti della rete idrica, come talvolta abbiamo visto in passato.

Un dato interessante è quello che vede la riduzione della vendita dei pesticidi chimici in agricoltura, a favore di prodotti più sicuri e con minore impatto ambientale. I prodotti particolarmente tossici hanno avuto un calo nel loro utilizzo che nel 2015 è stato registrato pari al -36.7%.

 

 

 

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