Il latte A2 è un prodotto che ha iniziato la sua diffusione in Australia e viene venduto oggi anche da alcune aziende italiane. Viene prodotto a partire da mucche generalmente con minore capacità produttive e per questo motivo scartate e meno coinvolte nella produzione del latte.
Ma quanto c'è di vero dietro ai numerosi messaggi pubblicitari che inneggiano al latte A2 come più salutare e digeribile? Vediamo, nel corso di questo articolo, di scoprire cosa davvero ci dice la scienza in merito.
Circa l'80% delle proteine del latte è costituito da caseine e fra quelle più abbondanti troviamo la beta-caseina. Di quest'ultima esistono due varianti, la A1 e la A2. In genere, nelle razze di mucche usate in Europa per la produzione di latte, sono presenti entrambi le varianti genetiche.
Le varianti genetiche derivano da una mutazione avvenuta nelle mucche europee circa 8 mila anni fa, e che ha interessato un gene codificante per un amminoacido della beta-caseina, quella nella posizione 67 della proteina, in cui la variante A2 ha la prolina, mentre quella A1 ha l'amminoacido istidina.
Le mucche che producono latte solo con beta-caseine A2 sono presenti in Australia e in Africa in prevalenza, e questa tipologia di latte viene ritenuta più digeribile e addirittura più salutare per i consumatori.
L'immissione sul mercato di latte A2 è iniziata in seguito ad uno studio, pubblicato nel 1993, da alcuni ricercatori della Nuova Zelanda. In questo studio, così come in altri che si sono susseguiti nel tempo, sono stati dimostrati gli effetti negativi delle beta-caseine A1 sullo sviluppo di diverse patologie. Questo sarebbe dovuto alla scissione delle proteine del latte che porta alla formazione della beta-casomorfina 7, o BCM-7. Questa sostanza è un oppioide naturale che ha effetto pro-infiammatorio e che è associato a diverse patologie, fra cui patologie cardiovascolari, diabete e persino l'autismo.
Basandosi su questi studi, nel 2000 l'azienda A2 Milk Company, A2MC, ha immesso nel mercato, sia in Australia che in Nuova Zelanda, il latte A2, che ha la sola betacaseina A2. Per supportare e far crescere la vendita di questo prodotto, l'azienda ha finanziato nel corso del tempo diversi studi in merito al rischio per la salute del consumo del latte A1.
C'è persino un libro, pubblicato nel 2007 e intitolato "Il diavolo nel latte: malattie, salute e politica di A1 e A2", il cui autore si è poi scoperto essere un vecchio azionista di A2MC.
Sono diversi gli studi che correlano lo sviluppo di alcune patologie con la presenza di beta-caseina A1 nel latte, proprio in virtù della formazione della BCM-7. Oltre all'alterazione delle funzionalità intestinali, alcuni studi suggeriscono una correlazione con patologie cardiovascolari, con il diabete di tipo 1, come evidenzia questo articolo, e persino con l'autismo e la schizofrenia, come possiamo leggere qui.
Il latte che contiene beta-caseina A2 non porta alla formazione di BCM-7 e per questo il suo consumo viene associato a diversi benefici rispetto al latte tradizionale, come minori sintomi gastro-intestinali e quindi una migliore digeribilità e addirittura un miglior benessere della funzione di barriera dell'intestino, nonchè della funzionalità immunologica.
Nel 2009 l'Efsa ha pubblicato un parere in merito agli studi sulla beta-caseina ed in particolare sul ruolo di BCM-7 nello sviluppo di alcune patologie. L'ente europeo ha sottolineato come gli studi in merito non fossero davvero affidabili in quanto prendevano, nella maggior parte dei casi, in considerazione l'iniezione di BCM-7 e gli effetti da essa derivanti. In realtà, invece, sarebbe stato più compatibile con la realtà lo studio dell'assorbimento di BCM-7 attraverso la barriera intestinale, nonchè anche lo studio dei livelli di proteina davvero presenti nel latte, in quanto influenzati anche dai processi produttivi che l'alimento subisce. Anche la digestione svolge la sua influenza sulla formazione di BCM-7 e non è ben chiaro il meccanismo che sta alla base della sua formazione
Per quanto riguarda il ruolo di BCM-7 sullo sviluppo delle patologie ad essa associate, come il diabete di tipo1, l'autismo o le malattie cardiovascolari, l'Efsa ribadisce che non ci sono prove scientifiche valide a supporto di queste tesi. L'autorità europea, però, ammette che le casomorfine possono avere degli effetti a livello gastrointestinale, influenzando la motilità intestinale e la secrezione pancreatica e gastrica.
Pertanto, come da conclusioni dell'Efsa, non si può associare l'effetto della BCM-7, e di conseguenza della beta-caseina A1, con alcun effetto negativo sulla salute umana, in quanto gli studi in merito hanno diversi errori metodologici e non ci sono evidenze significative in merito alle conclusioni a cui giungono.
Negli anni sono stati, poi, diversi gli scandali che hanno associato interessi economici a studi condotti ad hoc, con il solo fine di far prevalere la salubrità del latte A2 nei confronti di quello classico.
Non è ancora chiaro, allo stato attuale della ricerca, se effettivamente il latte A2 apporti vantaggi in termine, ad esempio, di minori effetti a livello gastrointestinale, ma quel che è certo è che il latte A2 è tutt'ora sul mercato.
Oggi si tende a vendere questo tipo di prodotto facendo leva sulla presunta maggiore digeribilità del latte A2 rispetto a quello classico. In Australia, questo alimento ricopre circa il 12% del mercato nazionale del latte, ed inizia a diffondersi anche in altri paesi, fra cui Cina, alcuni paesi europei e negli USA. La produzione è soprattutto concentrata in Inghilterra e negli Stati Uniti. In quest'ultimo paese, la A2MC ha effettuato accordi con le principali catene di supermercati, e in California ha già superato le vendite del latte biologico.
Il latte A2 sta diventando una vera e propria moda seguita da diverse aziende, che propongono latte A2 accanto alle loro classiche produzioni.
Nonostante non siano certi i vantaggi per la salute riguardanti il latte A2, molti prodotti per lattanti usando questo tipo di prodotto, ma servono studi ulteriori per confermare se esiste davvero un vantaggio del suo utilizzo rispetto ai prodotti tradizionali.
Di recente, Granarolo ha lanciato il latte A2, realizzato con una filiera italiana al 100%. L'azienda di recente, nel 2021, ha condotto uno studio volto a valutare il grado di accoglienza del prodotto tra i consumatori, testando la reazione in circa 100 persone. Nel circa l'80% dei casi, è stata rilevata una maggior sensazione di leggerezza e gusto in seguito all'assunzione di latte A2.
Nel marcato italiano, soprattutto online, possiamo trovare anche i formaggi con caseina A2, come nel caso di un Parmigiano Reggiano prodotto dall'azienda San Pier Damiani che lo vende a prezzo di circa 20 euro al chilo.
Nel 2020 si è concluso il progetto Prolat che, patrocinato dalla Commissione Europea e durato 2 anni, ha visto la ricerca volta a trovare un latte più semplice da digerire ma naturale, senza manipolazioni genetiche o modifiche tecnologiche. In seguito a questo progetto, sono stati realizzati diversi incroci tra mucche italiane, con la collaborazione della Centrale del Latte di Torino. Da queste prove sono state selezionate mucche in grado di produrre latte con la sola beta-caseina A2. Successivamente, sempre nell'ambito di questo progetto, sono state fatte delle prove per valutarne l'effettivo vantaggio salutistico. Gli studi, condotti su modelli animali, hanno rilevato che effettivamente il latte A2 risulta più facile da digerire e dona un maggior benessere a livello della mucosa intestinale, sia per quanto riguarda la sua integrità, sia per l'effetto sul sistema immunitario.
Manca, però, ancora la sperimentazione su esseri umani, per cui anche nell'ambito di questo progetto non si è giunti a conclusioni definitive in merito.
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