Il divezzamento

Il divezzamento è il periodo transitorio in cui il latte, umano o no, cessa di essere l'alimento unico del bambino, per essere gradualmente sostituito da alimenti semi solidi e poi solidi.

 

 

Se questa definizione esaurisce la componente nutrizionale, non esaurisce però quella alimentare: il divezzamento rappresenta infatti anche il periodo durante il quale si educa il bambino al contatto con gusti nuovi e via via più differenziati e marcati.

È stato dimostrato che quanto più monotono e uniforme è stato il cibo durante questa fase, tanto più ristrette saranno le scelte alimentari che il futuro adulto compirà.

Il divezzamento dunque non è un singolo momento, ma un processo, ed anche piuttosto lungo, dal momento che ha una durata non inferiore all'anno e mezzo!

La tendenza più recente è di considerare i 6 mesi di vita come l'epoca più indicata per il suo inizio, e questo per la maggiore maturità digestiva e psiconeurologica raggiunta dal bambino in quest'epoca.

La prima pappa

La prima pappa dovrebbe essere dolce oppure sapida?

Non esistono particolari raccomandazioni all'uso dell'uno rispetto all'altro tipo di pappa e ciò si riflette sulle opposte indicazioni fornite dalle varie scuole pediatriche.

Peraltro, sembra logico sostenere che, dovendo "educare" il bambino fin dalle prime scelte alimentari ad una dieta variata, sarebbe preferibile affiancare al latte un pasto non dolce, che lo abitui a sapori diversi.

In una indagine svolta nella provincia di Roma, la maggior parte delle madri intervistate predilige il pasto sapido, somministrato con il cucchiaino e non con il biberon.

 

 

Le regole da seguire

Pochi concetti di base stanno a fondamento di un corretto divezzamento:

  • la gradualità l'offerta degli alimenti (per potere valutare più facilmente eventuali intolleranze e/o disgusti)
  • il rispetto dell'autonomia di scelta del bambino (nei limiti del ragionevole!)
  • l'opportunità di evitare trucchi (come dolcificare un pasto scapito per renderlo più gradito)
  • la cautela di non aggiungere sale ai cibi prima almeno del dodicesimo mese (il gusto al salato è acquisito e non innato!)
  • l'offerta della carne, che inizialmente (ovvero dal sesto mese), privilegia le carni considerate ipoallergeniche (si è soliti iniziare con agnello e coniglio, per passare poi alle altre: tacchino, pollo, manzo, vitello, maiale, cavallo); è preferibile utilizzare fino almeno all'anno di vita i preparati liofilizzati prima ed omogeneizzati poi, e solo verso l'anno e mezzo - quando il bambino ha già erotto almeno una coppia di molari e può quindi iniziare una masticazione più agevole ed efficace - tritate grossolanamente
  • l'offerta del pesce, che può essere somministrato già dal sesto - settimo mese (anche se l'età d'introduzione più frequente è dopo l'ottavo mese) , anche in questo caso dapprima sotto forma di liofilizzato od omogeneizzato (di platessa, trota, salmone, sogliola), solo più tardi come pesce del commercio
  • l'introduzione del glutine, che dovrebbe avvenire non prima del quinto mese, anche quando si utilizzino biscotti ad integrazione del latte artificiale prima del divezzamento;
  • le epoche d'introduzione degli altri alimenti:
    • il tuorlo d'uovo (sodo) e l'arancia (di solito come succo aggiunto alla frutta grattugiata od omogeneizzata) possono essere introdotti all'ottavo-nono mese;
    • il pomodoro può essere introdotto in modica quantità come componente del brodo vegetale dopo l'ottavo mese, mentre per la pappa al pomodoro è bene attendere almeno il dodicesimo-quattordicesimo mese;
    • l'albume (cotto!) può essere introdotto solo dopo il dodicesimo mese;
    • la frutta di bosco e le fragole andrebbero proposte solo dopo i 18 mesi, meglio ancora dopo i due anni di vita;
    • ) le cautele nel caso di soggetti allergici o ad elevato rischio di allergia: per tutti, gli alimenti a maggior rischio di allergenicità andrebbero introdotti nella dieta più tardivamente, rispetto all'inizio del divezzamento; nel caso però di soggetti con alta familiarità o francamente allergici essi stessi, l'introduzione degli stessi alimenti (così come del pesce, dell'uovo, del pomodoro, degli agrumi) dovrebbe essere posposta di 2-3 mesi

 

 

Di seguito forniamo un esempio valido per un bimbo di otto mesi.

ALIMENTI KCAL PROTEINE (gr)
2 pasti di 250 ml di formula di partenza o di proseguimento a basso contenuto proteico (1.5%) 340 7.5
1 brodo vegetale con: 40 gr di purea di patate e zucchine 20 gr di pastina per bambini 5 gr di olio extravergine di oliva 25 gr di omo o gr di lio (carne o pesce) 50 gr di mela 185 6
1 brodo vegetale con: 20 gr di passato di legumi 20 gr di pastina per bambini 5 gr di olio extravergine di oliva 40 gr di banana 205 8
TOTALE 730 21.5

Errori nutrizionali comuni

Divezzamento

Uno degli errori più comuni è l'introduzione troppo precoce dei diversi alimenti, senza rispettare la maturazione anatomo-funzionale del bambino. Un altra pratica erronea è l'aggiunta domestica di sale alle prime minestrine. È dimostrato come il fabbisogno di sodio sia più che abbondantemente soddisfatto da quello presente naturalmente nei cibi, senza alcuna necessità di un'ulteriore integrazione domestica. Combattere questa pratica può avere un effetto preventivo sulle sviluppo dell'ipertensione, almeno in quei soggetti i cui livelli di pressione sono dipendenti dal sodio.

Oltre agli errori suddetti, le inchieste alimentari condotte sui bambini nel primo anno di vita hanno evidenziato squilibri nutrizionale di ampia diffusione:

  • apporto proteico molto elevato (anche se più contenuto rispetto al passato);
  • apporto di grassi basso, con quota troppo elevata di grassi saturi rispetto ai grassi insaturi
  • apporto basso o ai limiti inferiori dell'auspicabile per alcuni micronutrienti considerati essenziali, come ferro, zinco, iodio.

Bisogni psicologici

Cosa sapere

Gli studi sui processi di attaccamento e distacco dimostrano la propensione degli esseri umani a stabilire e mantenere la prossimità con le figure significative ed a stringere con queste forti legami affettivi, che costituiranno la base degli stili affettivi adulti.

Tali processi hanno luogo grazie alla partecipazione di sistemi comportamentali innati (piangere, succhiare, ridere, aggrapparsi) che hanno un ruolo fondamentale nell'alimentazione e costituiscono la maggior fonte iniziale di informazioni per un sistema conoscitivo umano, punto di integrazione tra l'innato e l'acquisito, sistema biologico di regolazione di tutte le relazioni strette.

Così è importantissimo che in questa fase il bambino sperimenti in modo piacevole la vicinanza con la madre come pure i primissimi allontanamenti da lei, ovvero le prime espressioni di gusti e propensioni diversi dalle aspettative della madre stessa.

Ecco che l'esperienza del divezzamento si fa centrale anche dal punto di vista delle abilità conoscitive e della qualità dell'esperienza del bambino.

Cosa fare

Tutti questi elementi richiedono agli adulti particolare attenzione e disponibilità nel riconoscere gusti del bambino e consentire le tendenze esplorative e l'espressione dei gusti mentre al contempo, fermamente ma non rigidamente, si propone l'esecuzione di comportamenti utili alla crescita. Se ad esempio un bambino all'inizio del divezzamento e rifiuta i cibi sapidi, sarà bene riproporglieli più volte senza insistere esageratamente, ma senza neanche zuccherarli. Se quando inizia a mangiare da solo si sporca, sarà bene seguirlo dolcemente durante il pasto perché impari ad alimentarsi, senza pretendere che mangi come un adulto, ma senza neanche impedirgli, imboccandolo, di fare da solo le sue prime esperienze in tal senso.

Cosa non fare

Evitare di favorire le esigenze di fretta e perfezione dell'adulto coll'impedire al bambino di imparare a fare da solo.

Piuttosto insegnargli a diventare autonomo! Ancora e più di prima evitare di usare il cibo per farlo stare buono, o per farlo dormire e/o perché obbedisca da altri comandi, ed evitare che i pasti durino ore, con gli adulti che giocano e vezzeggiano, perché il cibo è una necessità ed un piacere di per sé ed è opportuno che il pasto duri 15-30 minuti e non di più. Non limitarsi a pochi alimenti, ma offrire invece ampia varietà di gusti, perché il bambino impari a mangiare tutto (o quanto meno ad assaggiare di tutto) ed impari anche a capire che il cibo è un piacere vario e multiforme che esprime tradizioni e cultura.

 

 

 

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