Le raccomandazioni nutrizionali che lo sportivo di età pediatrica deve seguire sono analoghe a quelle prescritte all'adulto che fa sport, e si riassumono nella raccomandazione di evitare errori grossolani che possono far scadere notevolmente la prestazione, vanificare l'effetto dell'allenamento o peggio diventare pericolose per la salute dell'organismo in crescita.
È consigliabile quindi non modificare la composizione qualitativa della dieta del bambino sportivo, ma rispettare alcune regole che riguardano i pasti che precedono e seguono l'allenamento, ferme restando le regole di una dieta equilibrata:
Il bambino sportivo, inteso non come quello che pratica semplicemente la normale attività fisica adeguata alla sua età, bensì come il bambino o ragazzo che fa agonismo o la bambina che studia all'accademia di danza, ovvero in generale quello/a che esercita una attività fisica per più di tre ore al giorno, tutti i giorni o quasi, è un soggetto sottoposto ad una quantità e qualità di stress particolare.
Il livello di competitività cui questi giovani sono sottoposti, la continua sfida con se stessi e con le proprie capacità, il continuo confronto con gli altri coetanei con/contro cui gareggiano, e dunque la continua rincorsa al miglioramento delle proprie prestazioni, sono tutti elementi che con facilità si sommano e che hanno effetti non sempre positivi sulla costruzione della identità personale e dunque in ultima analisi sull'equilibrio psicologico. Inoltre in questi bambini più spesso e in modo più esplicito che negli altri viene da tutti - famiglia, educatori, insegnanti - sottolineato il legame tra comportamento, alimentazione e qualità delle prestazioni.
Si configura così un rischio (troppo?) alto che l'attenzione di tutti sia focalizzata sul risultato della prestazione, più che sulla prestazione in sé e per sé.
Nel favorire l'attività sportiva bisognerà fare attenzione a che questa sia un'occasione educativa e di crescita personale per il bambino.
Ovvero, che lo sport o la danza o qualunque altra attività fisica organizzata siano un modo per ampliare la cultura e le capacità emotive oltre che la sostanza esistenziale dei futuri adulti, un po' come accadeva per gli antichi Greci, più che una corsa al risultato, al successo, alla vittoria e niente altro, come è invece più tipico delle prestazioni atletiche e sportive in generale di oggi.
Insegnare anche a perdere, apprezzare il senso del partecipare per far sì che una adeguata dose di competizione resti un'esperienza sana piuttosto che patogena.
È fondamentale che i genitori si mostrino allegri e soddisfatti del fatto che il figlio è in gara piuttosto che perché, e solo se, vince.
Un altro punto resta di fondamentale importanza ai fini della prevenzione dei distrurbi delle condotte alimentari: sconfessare e contrastare apertamente quelle insegnanti - soprattutto di danza ma anche di altre attività sportive - che fanno continui riferimenti al peso, minacciando i ragazzi di escluderli dalle competizioni o dalle prestazioni se non perdono peso ed insistendo sul controllo ponderale di etto in etto.
Andrà posta molta attenzione a che il ragazzo non fraintenda, a che non debba mai temere di deludere i genitori qualora non raggiunga le prestazioni desiderate.
Evitare dunque di mostrarsi tristi o troppo ansiosi o desiderosi del loro successo ed evitare altresì di subordinare tutti gli aspetti della vita e ancor più gli affetti e gli aspetti emotivi della vita alla qualità delle prestazioni agonistiche.
Non unirsi o tentare di fare seguire ai giovani di cui si ha la responsabilità (figli, nipoti, alunni o altro) quelle assurde raccomandazioni o incitamenti minacciosi che provengono talora da certi insegnanti affinché i ragazzi perdano peso.
In poche parole vietare di concentrare l'attenzione sulla perdita di peso come via preferenziale e imprescindibile al successo ed alla approvazione.
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