Recaller e biomarkers test

I test recaller e biomarkers per le intolleranze alimentari sono l'ultima trovata nel campo molto redditizio dei test sulle intolleranze. Come tutti i test per le intolleranze, anche questi non hanno valenza scientifica.

 

 

In Italia sono proposti da Attilio Speciani, un immunologo che opera a Milano di cui abbiamo già parlato nell'articolo sulla dieta Gift, da lui ideata. Speciani ha da sempre puntato sulle intolleranze alimentari: fino a qualche anno fa utilizzava il test DRIA, ma oggi lui stesso dichiara candidamente (in questo articolo del 2012) che "sul mercato esiste una serie di test che hanno l’obiettivo di identificare, con metodi diversi il cibo-nemico: sono il Driatest, il Creavutest, il Biotricostest, il Vegatest, il Citotest. Sono esami che non vengono accettati dalla medicina ufficiale perché sono privi di attendibilità scientifica".

Insomma, Speciani fino a qualche anno fa usava un metodo non accettato dalla scienza ufficiale perché privo di attendibilità scientifica. Ma la non attendibilità era stata scoperta molto prima che lui smettesse di usarlo... Va be', meglio tardi che mai.

Peccato che il metodo che usa oggi la scienza ufficiale lo abbia già definito inaffidabile, e non da ieri, dal 2008. Ma lui continua ad usarlo e proporlo... Forse nessuno lo ha informato. Quando arriverà un nuovo metodo, magari Speciani scoprirà che la scienza ufficiale aveva già bocciato quello che usa attualmente e passerà al nuovo, che però la scienza ufficiale avrà già bocciato, e così via, di metodo in metodo, cavalcando l'onda delle intolleranze, una vera e propria miniera d'oro.

I test per le intolleranze sono come le mode, ogni tot anni quelli vecchi vanno fuori moda e ne vengono proposti di nuovi. Con una costante però: sono tutti inaffidabili.

 

 

Come funziona il test Recaller

Questi test si basano su due metodi diversi per valutare l'intolleranza nei confronti dei vari cibi.

Il primo metodo si basa sul concetto di "infiammazione silente" ("low grade inflammation" in inglese), uno dei mantra del nuovo millennio. Si tratta di una infiammazione leggera, cronica, che non genera sintomi importanti ma causa danni nel medio e lungo termine. Oggi c'è chi pensa che praticamente tutte le patologie croniche (dalle malattie autoimmuni alle malattie cardiovascolari) siano causate dall'infiammazione silente. Uno dei campi di studio sull'infiammazione silente è, va da se, l'alimentazione: si parla di infiammazione da cibo, intendendo che un certo tipo di dieta sia in grado di scatenare l'infiammazione silente. Gli studi sono solo agli inizi, ma come spesso accade il business è già iniziato da anni e tantissimi operatori del benessere stanno già guadagnando bene, vendendo "diete antinfiammatorie" che promettono miracoli, e test per le intolleranze.

In realtà si sa ancora molto poco, l'unica cosa certa è il tessuto adiposo rilascia citochine infiammatorie: se il grasso è in eccesso, la quantità di citochine rilasciata diventa problematica e si instaura quella situazione patologica chiamata infiammazione silente. Insomma, l'infiammazione da cibo esiste: tuttavia non dipende da nessun cibo in particolare, ma solo dall'eccesso di cibo.

Test recaller e biomarker

Il test recaller misura il livello di due di queste citochine: le Baff e le Paff. Più siete in sovrappeso, maggiore è la quantità di citochine rilasciate dal tessuto adiposo, più elevato sarà il livello delle due citochine prese in esame. Non si sa ancora molto altro: si pensa che la composizione della dieta possa influenzare il grado di infiammazione, che siano importanti fattori come la ripartizione dei nutrienti, il tipo di grassi e il tipo di carboidrati, ma di certo non si può dire ancora nulla, come potete verificare leggendo questa review del 2015.

 

 

Purtroppo però non ci vuole un esame specifico per valutare lo stato di sovrappeso, è sufficiente una bilancia e una calcolatrice, eventualmente un metro per misurare la circonferenza della vita e se proprio vogliamo essere precisi, una bilancia impedenzometrica che costa 50 euro. Per fare business bisogna inventarsi che l'infiammazione silente dipende solo da alcuni cibi o da gruppi di cibi, e ovviamente bisogna inventarsi un test per determinare quali sono questi cibi.

E qui arriva in soccorso il secondo metodo: il test delle IgG4. Lo stesso Speciani ammette che: "Con il dosaggio delle IgG, anticorpi che vengono prodotti dal sistema immunitario quando viene a contatto con l'alimento (in questo caso meglio parlare di gruppi di alimenti, per esempio: il gruppo di frumento e cereali, oppure il gruppo dei latticini) che l'organismo considera estraneo per qualche motivo". Dunque, quando un alimento viene a contatto con l'organismo, esso produce degli anticorpi specifici. Ma questo non è un fattore negativo o patologico di per se: avviene con tutti gli alimenti, è un fatto fisiologico e non comporta nessun tipo di problema. E la quantità di anticorpi è proporzionale alla quantità di alimento che noi ingeriamo. Se mangiamo spesso la pasta, avremo nel sangue molte IgG4 relative alla famiglia specifica, ma questo non significa che è avvenuta una sensibilizzazione, cioè che l'organismo ha scatenato una risposta immunitaria (ingiustificata e dannosa per l'organismo) nei confronti di questo alimento, significa solo che è avvenuto un contatto. In altre parole: non significa che sia la pasta la causa del nostro malessere. Ma siamo proprio sicuri che occorra un test che costa "una piotta" per sapere quali alimenti mangiamo più di frequente?

Nel 2008 questo position paper aveva già bocciato questo tipo di test, non raccomandandolo come tool diagnostico.

Eppure oggi ce lo troviamo ancora come "test all'avanguardia" in innumerevoli farmacie italiane, alla modica cifra di circa 100 euro. E se cerchiamo informazioni su internet, di voci veramente critiche ne troviamo pochissime, io ne ho trovate solo due: quella del biologo nutrizionista Gabriele Bernardini e quella del Dott. Vincenzo Caldarola in risposta alla domanda di una paziente. Tutti gli altri articoli sono di farmacie che propongono il test o interviste a Speciani senza alcun tipo di contradditorio.

Di fronte a un farmacista in camice che ci promette che questo test è affidabile, soccombono anche le difese del cittadino più scettico. Ma allora la domanda sorge spontanea: l'ordine dei farmacisti a cosa serve?

 

 

 

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