I farmaci antiparassitari sono farmaci che agiscono selettivamente sui parassiti attraverso diversi meccanismi d'azione. Nel suo significato scientifico più ampio, il termine "parassita" comprende tutti gli agenti infettanti noti, siano essi virus, batteri, funghi, protozoi o elminti. Il termine antiparassitari è però comunemente usato ad indicare solo i protozoi e gli elminti.
Si calcola che 3 miliardi di esseri umani siano affetti da infezioni parassitarie, oltre ad un numero molto più grande di animali domestici e selvatici. Malgrado queste malattie costituiscano in tutto il mondo il più diffuso problema sanitario odierno per l'uomo, per varie ragioni esse sono anche quelle più trascurate.
Le infezioni parassitarie dovrebbero, almeno in teoria, essere relativamente facili da trattare, dato che in quasi tutti i casi l'agente eziologico è noto.
I parassiti sono organismi che dipendono da degli ospiti viventi (es. esseri umani e/o animali) per la loro esistenza e grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche si sono potuti identificare 3 principali bersagli che vanno ad agire sul parassita per eliminarlo:
Questi enzimi sarebbero il bersaglio ideale per una terapia antiparassitaria; infatti l'inibizione di questi enzimi (es. enzimi deputati alla sintesi della parete batterica) non dovrebbero avere nessun effetto sull'ospite.
Sfortunatamente però, nei parassiti sono stati scoperti solo pochi di tali enzimi. Inoltre la loro utilità come bersaglio di farmaci antiparassitari è talvolta limitata dall'insorgenza di meccanismi di resistenza da parte del parassita.
A causa della dipendenza che i parassiti hanno nei confronti dell'ospite, esistono enzimi la cui funzione può risultare essenziale per la sopravvivenza del parassita, ma che non sono indispensabili all'organismo ospite, ossia quest'ultimo è in grado di sopravvivere alla perdita totale di questi enzimi e delle loro funzioni, raggiungendo diversi risultati attraverso vie alternative.
Questa differenza offre opportunità per la terapia antiparassitaria, sebbene l'inibizione sufficientemente selettiva degli enzimi del parassita non è di facile realizzazione.
Nel parassita le funzioni biochimiche (es. funzioni metaboliche o nutrizionali) si sono differenziate in modo sufficiente da divenire possibili punti di attacco per la terapia parassitaria, ciò probabilmente a causa della grande distanza evolutiva che separa il parassita dall'ospite.
Il bersaglio in questo caso può anche non essere un singolo enzima, ma uno o più trasportatori, recettori, componenti strutturali della cellula o altre funzioni specifiche essenziali alla sopravvivenza del parassita.
Esistono diversi meccanismi d'azione contro i differenti tipi di parassiti. Ogni farmaco possiede perciò un peculiare meccanismo d'azione che è specifico nei confronti di uno o più parassiti ma non per tutti.
I diversi meccanismi d'azione sono i seguenti.
Inibizione della sintesi degli acidi nucleici: questi farmaci agiscono inibendo gli enzimi necessari alla replicazione e trascrizione del DNA. Fanno parte di questa categoria la chinina, clorochina, meflochina e metronidazolo.
Inibizione della sintesi dei cofattori: i cofattori sono sostanze indispensabili per la funzione degli enzimi, infatti solo quando i due elementi si legano l'enzima può svolgere la sua azione. I farmaci che appartengono a questo gruppo sono il trimethoprim, sulfadossina e dapsone.
Inibizione della sintesi proteica: in questo caso il farmaco agisce su un enzima specifico che è responsabile della proteina parassitaria in costruzione, bloccandola. Viene di conseguenza bloccata la riproduzione del parassita. Il farmaco che svolge tale funzione è la tetraciclina.
Destabilizzazione della membrana cellulare: la destabilizzazione della membrana cellulare è possibile in quanto il farmaco va a inserirsi nella membrana del parassita e crea un canale che consente la fuoriuscita di soluti cellulari che portano alla morte del parassita stesso. Il farmaco in assolve tale funzione è l'amfotericina B.
Interferenza con il metabolismo energetico: il farmaco primachina agisce interferendo con il metabolismo mitocondriale dei parassiti.
Interferenza con la formazione dei microtubuli: fanno parte di questa categoria i farmaci della classe dei benzimidazoli. Agiscono legandosi ai microtubuli, che sono strutture intracellulari fondamentali per l'organizzazione, il trasporto e la stabilità meccanica della cellula, con conseguente danno irreparabile e morte della cellula.
Inibizione delle funzioni neuromuscolari: il blocco delle funzioni neuromuscolari a livello faringeo determina un blocco dell'ingestione dei nutrienti orali del parassita. Questa paralisi è osservata solo nel parassita e non nell'uomo. Il farmaco che possiede tale meccanismo d'azione è l'ivermectina.
I farmaci antiparassitari, data la grande vastità di malattie causate da parassiti, presentano un ampio spettro d'indicazioni.
Profilassi e terapia della malaria: clorochina, meflochina, primachina. Si accumulano nelle cellule parassitarie bloccando la replicazione del DNA, aumentando il pH e bloccando la digestione dell'emoglobina.
Toxoplasmosi e malaria: sulfamidici, trimethoprim e pirimetamina. Bloccano la sintesi di acido folico o folato (vitamina B9).
Amebiasi e malaria:clindamicina, tetracicilina, doxiciclina. Bloccano la sintesi proteica a livello dei ribosomi.
Pneumocistosi, tripanosomiasi e leishmaniosi: pentamidina. Lega il DNA e ne blocca la replicazione.
Amebiasi, giardiasi e tricomoniasi: metronidazolo, benzimidazolo. Causano danni al DNA, inibiscono il metabolismo del glucosio e interferiscono con la funzione mitocondriale.
Leishmaniosi: allopurinolo. Blocco degli enzimi necessari alla costruzione del DNA.
I farmaci antiparassitari possono presentare tossicità relativa per l'ospite. Questa tossicità si può manifestare clinicamente con caratteristiche differenti a seconda dei farmaci impiegati.
Farmaci che si accumulano nel parassita, determinando potenzialmente concentrazioni tossiche per l'uomo (chinina, clorochina, meflochina, pentamidina e tetraciclina) possono causare prurito, disturbi gastroenterici, cefalea e disturbi visivi. Presentano anche tossicità a livello del sistema nervoso centrale e possono provocare convulsioni, allucinazioni, psicosi e incubi.
Farmaci che invece sono attivati dal parassita (es. metronidazolo) possono determinare disturbi all'apparato gastrointestinale (nausea, vomito, anoressia, diarrea), al sistema nervoso (convulsioni, encefalopatia neuropatia) e orticaria.
Farmaci che hanno come bersaglio d'azione solo il parassita (come sulfadossina e dapsone) presentano come effetti indesiderati l'insorgenza di vomito, nausea, anoressia, anemia emolitica e dolore addominale.
Infine i farmaci che sono in grado di discriminare tra bersaglio nell'ospite e bersaglio nel parassita (es. benzimidazoli) presentano generalmente effetti collaterali limitati. Se assunti in sovradosaggio possono però comparire disturbi gastrointestinali, epatici, renali ed ematici.
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