Indice delle risposte pubblicate
Per risolvere il tuo problema bisogna stabilire se la cucina Sì è compatibile o meno con la terapia dietetica che hanno prescritto a tuo padre.
Occorre però una doverosa premessa riguardo la cucina Sì. L'errore che commettono molti è quello di definire la cucina Sì un modello alimentare, o peggio una dieta. La cucina Sì è un MODELLO DI CUCINA, ovvero un modo di cucinare orientato alla sconfitta e alla prevenzione del sovrappeso, basato sull'imposizione di vincoli alla densità calorica dei piatti. Questi vincoli consentono di ottenere piatti buoni e abbondanti, sconfiggendo il senso di fame e rendendo di conseguenza molto più facile seguire una alimentazione ipocalorica.
La differenza con una dieta intesa come piano alimentare dimagrante è fondamentale: un piano alimentare è costituito da un insieme di alimenti o piatti cucinati che nel loro insieme danno TOT calorie, X% di carboidrati, Y% di proteine e Z% di grassi.
Componendo in modo sbagliato diversi piatti Sì, la ripartizione dei macronutrienti e le calorie totali possono essere sbagliate. E poi è molto difficile che uno mangi piatti Sì e basta: un pasto con un primo Sì e una tavoletta da 100 g di cioccolato non può essere di certo considerato ipocalorico! Certamente, se uno mangia solo piatti cucinati secondo i principi della cucina Sì, componendo i vari piatti in modo tale da avere una ripartizione equilibrata dei macronutrienti (per esempio con un dolce da forno a colazione e uno al cucchiaio a spuntino, un primo a pranzo, un primo e un secondo a cena) ottiene una alimentazione ottima per dimagrire, che qualitativamente nessuno paragonerebbe a una dieta. Questo approccio lo stanno provando di persona i clienti del catering dietetico Diet to go.
Capita a molti di dover spiegare al proprio medico o a un dietologo il modello di alimentazione che seguono. La difficoltà nell'esporre in modo chiaro quali sono i principi della propria alimentazione può ingenerare sospetto nel medico che tenderà a dare un giudizio negativo anche se non ha capito nulla. Se si tratta di spiegare cos'è la cucina Sì, allora basta dire che:
Se il medico che ci sta di fronte è perspicace, allora avrà capito che non c'è nulla da temere, oppure vorrà saperne di più, ma comunque non potrà dare un giudizio negativo a priori e il dialogo rimarrà aperto.
Come ho accennato in precedenza, nel caso del diabete bisogna capire quale terapia dietetica è stata prescritta a tuo padre. Se gli hanno prescritto una dieta con grammature (ma non credo) inserire piatti della cucina Sì significa effettuare delle sostituzioni che mantengano l'equivalenza delle calorie e dei macronutrienti: la cosa si può fare solamente se possiedi una coscienza alimentare sviluppata e comunque le modifiche vanno sottoposte al parere del dietologo.
Se invece gli hanno fornito dei consigli generici, allora prendi in considerazione una per una le indicazioni che gli hanno imposto, e valuta se sono compatibili con i singoli piatti della cucina Sì che vuoi cucinare.
Dato che la cucina Sì non ha vincoli a parte quello delle calorie per 100 g, sicuramente troverai ricette che non vanno in contrasto con la terapia di tuo padre. Quelle le puoi preparare. Se hai qualche dubbio, puoi chiedere al dietologo se la singola ricetta è adatta per tuo padre.
Vedrai che nessun primo e nessun secondo verranno scartati, e secondo me sostituendo lo zucchero col fruttosio nemmeno i dolci!
Se andiamo a vedere che tipo di alimentazione deve seguire un diabetico (vedi tabella in fondo alla pagina), scopriamo che non è diversa da quella di qualunque persona sana. L'unica indicazione diversa riguarda il saccarosio, che "è un carboidrato da sostituire".
In parole povere un paziente diabetico è un soggetto che più di ogni altro necessita di una coscienza alimentare. La differenza con un soggetto sano, è che quest'ultimo senza coscienza alimentare vivacchia tutto sommato decentemente fino alla vecchiaia, un paziente diabetico che non controlla la sua alimentazione va incontro a complicanze gravi che possono portare a invalidità e morte prematura.
Da notare che, nel caso del diabete di tipo 2 (di gran lunga il più diffuso), l'80-90% dei pazienti sono obesi e la perdita di peso è il fattore più importante nella cura della malattia. Inoltre, una delle difficoltà più grandi nella cura del diabete è quella di acculturare il soggetto, che non può essere curato con una pillola ma deve essere responsabilizzato.
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