Le malattie professionali (spesso definite anche "tecnopatie") sono un gruppo di patologie che il lavoratore contrae in occasione dello svolgimento dell'attività lavorativa e che sono dovute all'esposizione nel tempo a dei fattori presenti nell'ambiente e nei luoghi in cui opera.
La comparsa delle malattie professionali deve essere considerata espressione dell'inadeguatezza degli interventi di prevenzione sull'ambiente di lavoro. In una società come la nostra, ove l'industrializzazione è avvenuta a ritmo accelerato e in modo disordinato, gli interventi preventivi sull'ambiente erano e rimangono insufficienti e inadeguati.
La malattia professionale, infatti, come ogni altro fenomeno morboso, conosce almeno quattro momenti evolutivi: una fase di rischio, una fase preclinica nella quale sono presenti soltanto lievi manifestazioni, una fase conclamata e una fase eventuale di postumi permanenti.
Ogni intervento rivolto a riconoscere e ridurre i fattori di rischio e a identificare i soggetti ipersuscettibili viene definito di prevenzione primaria, mentre quelli orientati alla diagnosi precoce vengono definiti di prevenzione secondaria e quelli curativi e riabilitativi rivolti a contenere l'entità delle lesioni permanenti, vengono definiti di prevenzione terziaria.
Con il D.P.R. n. 1124 del 1965, che ha disciplinato il funzionamento dell'INAIL, è stato previsto un sistema assicurativo che tutela il lavoratore che contrae una malattia professionale.
Sono ammesse alla tutela assicurativa INAIL:
Il lavoratore che sviluppa una determinata malattia professionale è obbligato a consegnare al datore di lavoro, entro 15 giorni dalla manifestazione della malattia, il certificato medico; altrimenti decade il diritto all'indennizzo relativo al periodo antecedente alla denuncia. Il datore di lavoro, a sua volta, ha l'obbligo di trasmettere la denuncia di malattia professionale all'INAIL, con allegato il certificato medico entro 5 giorni successivi a quello della consegna della segnalazione della malattia professionale da parte del lavoratore.
Possiamo classificare i fattori di rischio ambientale in quattro gruppi:
Numerosi agenti chimici, con i quali l'uomo viene a contatto per motivi professionali, possono esercitare la loro azione patogena coinvolgendo apparati o funzioni differenti e provocando alterazioni funzionali e/o anatomiche multiple. Le sindromi prodotte dall'azione sistemica di agenti chimici sull'organismo si definiscono intossicazioni professionali.
Le sostanze chimiche nocive disperse nell'atmosfera nel corso di processi tecnologici, possono essere assorbite dall'organismo per tre vie fondamentali: via respiratoria, via digerente, via transcutanea.
Certi individui, in conseguenza di caratteristiche peculiari, risultano particolarmente vulnerabili da parte degli agenti tossici, i quali si trovano ad operare in condizioni relativamente potenziate. L'identificazione dei soggetti ipersuscettibili rappresenta, con la riduzione della nocività ambientale, un cardine fondamentale della prevenzione primaria.
Possiamo individuare cause congenite e cause acquisite d'ipersuscettibilità individuale.
I danni da lavoro possono essere suddivisi in tre categorie: psichici, psicosomatici e somatici.
Al di fuori delle note sintomatologie neuropsichiche conseguenti a certe intossicazioni professionali (ad es. piombo, mercurio e solventi), è soprattutto la presenza nell'ambiente di lavoro di fattori di nocività classificati nel quarto gruppo ed anche di fattori appartenenti al primo gruppo che può determinare alterazioni dell'equilibrio psichico del lavoratore. Dal punto di vista sintomatologico compaiono spesso sindromi ansiose di tipo nevrotico, ma in casi più rari e gravi possono insorgere quadri di tipo psicotico (formei pocondriache maggiori, forme di grave depressione e forme deliranti). Ricordiamo infine le sindromi dei simulatori, determinate dal desiderio cosciente di ricavare vantaggi concreti dai disturbi lamentati.
Per malattie psicosomatiche si intendono quadri clinici che insorgono in seguito al protratto scaricamento di tensioni emotive attraverso il sistema nervoso vegetativo o autonomo, soprattutto a carico degli apparati deputati all'alimentazione, alla respirazione e alla circolazione. Come dice il loro nome queste malattie dipendono da cause scatenanti psichiche ma si manifestano con disturbi fisici.
A carico dell'apparato digerente sono note gastriti,ulcere e coliti psicosomatiche. A carico dell'apparato respiratorio sono noti quadri di asma bronchiale, nella cui patogenesi non giocano tanto situazioni allergiche quanto situazioni emozionali.
Anche l'apparato cardiocircolatorio è coinvolto in questo gruppo di forme patologiche in quanto spesso extrasistoli,crisi di tachicardia e ipertensione arteriosa possono riconoscere in alterazioni dell'equilibrio psicosomatico la loro causa originaria.
Si tende oggi a definire psicosomatiche anche certe malattie cutanee ed in particolare le forme di eczema e orticaria per le quali non sia dimostrabile alcuna sensibilizzazione allergica, le cui esacerbazioni siano invece in rapporto con stress emotivi.
Nel caso dei danni somatici i principali apparati coinvolti sono quello respiratorio e cutaneo che sono i più esposti agli agenti ambientali.
Le malattie respiratorie da lavoro sono:
Le affezioni cutanee di origine professionale sono molto frequenti e possono riscontrarsi nell'esercizio di quasi tutte le professioni.
I principali quadri clinici sono:
In Italia le dermatosi costituiscono la malattia professionale più frequente dopo le pneumoconiosi; per dermatosi professionale si considera ogni anomalia cutanea provocata o aggravata da fattori dell'ambiente lavorativo.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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