L'immunodeficienza combinata con ipogammablobulinemia (o sindrome di Nezelof) è una malattia ereditaria caratterizzata da un grave danno funzionale dell'immunità cellulo-mediata con aumentata suscettibilità a infezioni fungine, virali e in misura minore batteriche.
La reale frequenza dell'immunodeficienza combinata con ipogammablobulinemia è difficile da determinare. Si tratta di una malattia rara e si stima che ne siano affette circa 1-2 milioni di persone al mondo.
La sindrome di Nezelof è un'immunodeficienza che viene ereditata con modalità sia autosomica recessiva sia legata al cromosoma X che porta a un iposviluppo del timo (oragno linfoide primario necessario per lo sviluppo dei linfociti T). Il difetto risiede in un deficit di una fosforilasi purinica che inattiva il processo di fosforilazione, ciò si traduce nell'inibizione della replicazione del DNA e nella replicazione cellulare dei linfociti T. Viene quindi compromesso il normale processo maturativo dei linfociti T e di conseguenza anche tutto il meccanismo replicativo e maturativo dell'immunità cellulo-mediata.
I sintomi che caratterizzano questa patologia sono la conseguenza del danno funzionale dell'immunità cellulo-mediata e comprendono un'aumentata suscettibilità a infezioni, che i soggetti affetti da tale patologia, non sono in grado di contrastare. Tali infezioni si presentano in età infantile e se non prontamente trattate sono un rischio per la vita dei piccoli pazienti.
Le più comuni malattie che si riscontrano in seguito a infezioni fungine, virali o batteriche sono le seguenti:
La diagnosi non è inizialmente di facile identificazione a causa della presenza di sintomi non specifici e della rarità di tale patologia. Tuttavia il riscontro d'infezioni croniche e ricorrenti come candidosi orale, diarrea cronica e malattie polmonari, associate a un ritardo di crescita nell'infanzia, dovrebbero porre un sospetto diagnostico per tale malattia.
A complicare la diagnosi subentra il fatto che tali sintomi e segni accomunano anche altre sindromi di immunodeficienze acquisite.
Per tali ragioni, in seguito a un sospetto clinico, è necessario effettuare una diagnosi di laboratorio (prelievo di sangue) che permette di evidenziare una riduzione dei linfociti totali, in particolare del tipo T, mentre il numero d'immunoglobuline, nonostante sia presente un deficit dell'immunità umorale, può essere anch'esso aumentato oppure presentarsi diminuito o normale.
Infine il riscontro radiologico, mediante radiografia del torace, di un'ipoplasia timica permette di differenziare la sindrome di Nezelof dalle altre immunodeficienze acquisite.
Nel trattamento di tale patologia le opzioni terapeutiche, oltre alla terapia sintomatica, sono scarse e gravate da elevati tassi di insuccesso.
Precoci interventi atti a ristabilire la funzione timica si sono rilevati inefficaci, così come il tentativo di rimpiazzare gli enzimi deficitari non hanno apportato nessun miglioramento.
Le uniche possibilità per ristabilire un'immunità fisiologica sono fornite dal trapianto di midollo osseo, che presenta però elevata frequenza d'insuccesso e il trapianto di timo fetale, che invece si è dimostrato avere maggiori percentuali di successo e rappresenta un promettente approccio terapeutico.
La terapia sintomatica riveste invece un ruolo fondamentale nel contrastare le croniche e ricorrenti infezioni che infettano l'organismo e permette di allungare la vita di questi pazienti.
I farmaci impiegati per contrastare tali infezioni sono rappresentati da antibiotici ad ampio spettro, antimicotici e la somministrazione d'immunoglobuline.
Gli antibiotici ad ampio spettro sono in grado di contrastare una vasta gamma di microorganismi e sono utilizzati soprattutto per eradicare le infezioni polmonari e quelle delle vie urinarie.
Gli antimicotici rappresentano una fondamentale difesa nei confronti delle infezioni da candida e delle numerose infezioni che interessano l'apparato cutaneo.
La somministrazione d'immunoglobuline endovena è un tipo di trasfusione che permette d'immettere nel torrente circolatorio del paziente, immunoglobuline ottenute dal plasma di donazioni di sangue. Generalmente viene effettuata una trasfusione al mese in modo da mantenere il livello di immunoglobuline entro i limiti di norma.
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