Escherichia coli è il microrganismo più rappresentativo della flora microbica intestinale dell'uomo e di molti altri animali a sangue caldo. Di norma non causa patologie, tuttavia alcuni cloni hanno la capacità di causare malattie, soprattutto i cosiddetti ceppi enteroemorragici.
Escherichia coli è un batterio appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae, del genere Escherichia, al quale appartengono 5 specie di cui l’Escherichia coli è quella più importante.
È un bacillo aerobio (vive in presenza di ossigeno), Gram negativo, fermenta il lattosio, con diversi fattori di virulenza tra cui: le adesine (che gli servono per aderire alla parete delle vie urinarie) ma soprattutto le tossine, che possono essere termostabili (resistono al calore), termolabili (non resistono alle alte temperature) oppure la tossina di Shiga.
Normalmente è presente nel nostro intestino e non provoca alcun tipo di malattia, anzi sintetizza un tipo di vitamina K (la K2) e produce delle sostanze che bloccano l’azione di altri batteri dannosi per il nostro intestino.
Può però in alcuni casi essere associato a diverse patologie, tra cui infezioni delle vie urinarie, sepsi, meningiti e gastroenteriti.
Le patologie che si associano all'Escherichia coli sono:
Infezioni delle vie urinarie: può dare cistiti (infezione della vescica), più raramente infezioni delle alte vie urinarie come delle pielonefriti (infezioni del rene).
Infezioni respiratorie, delle vie biliari e setticemie: soprattutto negli immunodepressi che quindi hanno un deficit del sistema immunitario che difende l'organismo.
Meningite neonatale: durante il parto può essere trasmesso al bambino un particolare tipo di Escherichia coli che presenta una capsula K1 che sostanzialmente riconosce delle proteine in comune con altri batteri che danno meningite.
Ma le patologie più strettamente legate all'Escherichia coli sono le infezioni gastrointestinali.
Esistono 5 ceppi capaci di provocare gastroenteriti:
Entero-tossigeni (ETEC): produce tossine termostabili o termolabili nell'intestino tenue ed è responsabile della ‘‘diarrea del viaggiatorÈ’ diarrea acquosa accompagnata da crampi, vomito, nausea, lieve rialzo febbrile che si risolve abbastanza velocemente. Porta a grave disidratazione e può essere letale per i bambini dei paesi in via di sviluppo che sono già debilitati.
Entero-invasivi (EIEC): causano una diarrea con muco e sangue nelle feci dovuta all'invasione e alla distruzione delle cellule della mucosa dell'intestino.
Entero-patogeni (EPEC): interessano solo i bambini e causano diarrea per distruzione dei microvilli intestinali con conseguente malassorbimento di sostanze nutritizie.
Entero-aggreganti (EAggEC): causano diarrea infantile e alterazione dell'assorbimento. Tutti questi sono quadri clinici che si evidenziano nei paesi in via di sviluppo, mentre nei paesi più industrializzati si riscontra soprattutto un ceppo di Escherichia coli capace di infettare alimenti, ma non solo, che dà infezioni intestinali: il ceppo O157:H7, un Escherichia coli entero-emorragico.
Sembra bastino anche solamente 100 batteri di questo ceppo per dare infezione.
Il ruolo di questo ceppo di Escherichia coli è stato scoperto nel 1983 in seguito ad un'epidemia di colite emorragica scoppiata negli Stati Uniti, riportabile al consumo di hamburger contaminati.
Escherichia coli secerne una tossina A-B simile a quella di Shiga (tossina formata da un altro batterio del genere Shigella), formata da 2 componenti A e B: A rappresenta la tossina vera e propria, mentre B è il recettore. La componente tossica si lega all'rRNA 28S e interrompe la formazione delle proteine provocando la morte delle cellule e un sanguinamento diffuso per danno all'epitelio intestinale.
Dopo un periodo di incubazione di circa 3-4 giorni, compaiono i sintomi: una diarrea acquosa, a volte anche sanguinolenta con crampi addominali. Possono comparire vomito e febbricola.
Tendenzialmente nel giro di una settimana il quadro patologico si risolve se non vi sono complicazioni.
La complicazione più temuta è la Sindrome Emolitico-Uremica (5-10% dei casi), in cui si instaura una insufficienza renale acuta e anemia emolitica con distruzione di globuli rossi che può portare alla perdita della funzione del rene e quindi alla dialisi.
Possono anche verificarsi delle complicanze neurologiche.
Per la diagnosi diretta si ricorre all'isolamento dell'Escherichia coli nelle feci, oppure si possono ricercare le tossine con particolari tecniche di biologia molecolare come il metodo ELISA.
La trasmissione avviene per ingestione di alimenti come la carne macinata poco cotta (con cui si possono fare polpette, hamburger), latte non pastorizzato, vegetali, insaccati stagionati, formaggi da latte crudo, succo di mela contaminati dal batterio.
Ci si può infettare anche da alimenti acidi (insaccati e formaggi stagionati, yogurt, succo di mela, maionese, ecc) infettati dall’Escherichia coli, in quanto questo batterio è acido-tollerante.
Inoltre anche l'acqua può risultare contaminata e provocare quindi infezione, ma con una corretta clorazione si può ovviare a questo inconveniente.
Sono ammesse anche le modalità di contagio diretto da persona a persona (in assenza di una corretta igiene) e il contagio da animale a uomo. Queste infezioni da Escherichia coli sono un problema di sanità pubblica soprattutto nei paesi industrializzati come USA, Europa, Giappone, Canada e Australia.
In Italia l'incidenza delle infezioni è bassa se confrontata con l'incidenza osservata in Nord Europa e in USA. L'incidenza media dei casi di Sindrome Uremico Emolitica in Italia (1998-2002) si attesta su 0,28 casi per 100.000 abitanti, contro lo 0,4-0,9/100.000 di Francia ed Austria e 1-2/100.000 del Regno Unito. Questi dati provengono dal sistema di sorveglianza delle infezioni da Escherichia coli coordinato per l'Italia dall'Istituto Superiore di Sanità.
I due cibi maggiormente incriminati per l'infezione da Escherichia coli sono la carne e il latte.
Per quanto riguarda la carne: lavarsi bene le mani sia prima di toccare la carne cruda che dopo. Usare taglieri diversi su cui tagliare la carne cruda e il resto del cibo e non riporre la carne cotta nello stesso piatto in cui era stata poggiata la carne cruda. Ovviamente altro accorgimento che limita di molto l'infezione è cuocere la carne (almeno 72°C in modo che perda il colorito roseo).
Per quanto riguarda il latte: utilizzare latte pastorizzato e consumare prodotti caseari ottenuti con latte pastorizzato o formaggi a latte crudo a lunga stagionatura (> 3 mesi).
Lavare molto bene sempre la frutta e la verdura soprattutto se si mangiano crude o senza sbucciarle.
Ovviamente le eccezioni a queste regole esistono: consumo di carne poco cotta (la classica fiorentina...), pesce crudo, latte crudo, formaggi da latte crudo: in questi casi bisogna fare attenzione scegliendo con cura la materia prima e soprattutto evitare di somministrarli ai soggetti più a rischio, soprattutto bambini e anziani.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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