L'osteoporosi è una patologia sistemica e progressiva dello scheletro caratterizzata da una riduzione della massa ossea, dovuta a uno stato carenziale del contenuto di calcio nell'osso, con conseguenti alterazioni dell'architettura ossea che porta inevitabilmente ad una perdita di resistenza e aumento della fragilità. La persona affetta è così a rischio di fratture, soprattutto a livello delle vertebre (con i cedimenti vertebrali), fratture di femore, di polso e d'omero.
L'osteoporosi riconosce diverse cause alla base. Indicativamente, si può suddividere questa patologia in primaria e secondaria e a sua volta la primaria può essere suddivisa in tipo 1 e tipo 2.
L'osteoporosi primaria di tipo 1 è quella che colpisce prevalentemente le donne (dal dal 5 al 30%) dopo la menopausa. Premettendo che l'osteoporosi può colpire sia uomini che donne, queste ultime hanno un rischio maggiore in quanto dopo la menopausa diminuiscono i livelli di estrogeni nell'organismo. La mancanza di estrogeni rende meno attive le cellule che costruiscono nuovo tessuto osseo e che rimuovono quello vecchio, per questo le ossa si consumano più rapidamente di quanto non riescano ad essere formate. Compare solitamente entro i primi 20 anni dall'inizio della menopausa ed è provocata da un'accelerata distruzione dell'osso.
Colpisce l'osso trabecolare (quello interno), soprattutto a livello vertebrale, tant'è che è facilissimo riscontrare cedimenti vertebrali nelle donne colpite.
L'osteoporosi primaria di tipo 2, invece, colpisce sia donne che uomini sopra i 60-70 anni ed è la classica osteoporosi senile, dovuta cioè all'invecchiamento fisiologico dell'osso. Colpisce il 6% circa degli anziani e la perdita ossea coinvolge sia l'osso trasecolare che quello corticale (più esterno). Ne deriva un aumentato rischio di frattura, non solo vertebrale, ma anche di ossa come il femore (soprattutto il collo del femore), bacino, omero e polso.
L'osteoporosi secondaria, infine, è quella che consegue a particolari terapie o malattie. Le malattie principalmente chiamate in causa per l'osteoporosi sono: ipogonadismo (riduzione produzione di estrogeni o androgeni), malattia di Cushing (eccessiva produzione di cortisolo da parte del surrene,) tireotossicosi (eccessiva produzione di ormoni tiroidei), iperparatiroidismo (aumentata produzione di paratormone, che toglie il calcio dalle ossa mettendolo nel sangue e aumentando così la calcemia), morbo di Chron e celiachia (malattie intestinali caratterizzate da malassorbimento), insufficienza renale cronica, artrite reumatoide e spondilite anchilosante, deficit nutrizionali (carenza calcio, vitamina D3), abuso di alcol cronico, malattie neoplastiche con terapie correlate (es. il mieloma multiplo).
Altri fattori che possono causare osteoporosi sono ovviamente le terapie protratte con cortisonici, immunosoppressori, ormoni tiroidei, antiepilettici, anticoagulanti e l'immobilità prolungata, durante la quale l'osso si indebolisce per mancanza di stimoli da parte della muscolatura.
Si ricordano ancora la scarsa attività fisica, la familiarità per fratture spontanee o osteoporosi, il fumo, l'assunzione eccessiva di caffè o alcol, l'eccessiva magrezza e la scarsa assunzione di calcio o vitamina D3 durante l'età infantile/adolescenziale.
Si può anche parlare di un'osteoporosi fisiologica, quando la rarefazione dell'osso è proporzionata all'età e al peso della persona e non è tale da determinare una importante diminuzione della resistenza dello scheletro da provocare fratture patologiche. In questo caso l'osso è più povero perché riceve meno stimoli e sopporta carichi minori ma è comunque abbastanza resistente da sopportare i normali carichi fisiologici.
La sintomatologia consiste in dolore spontaneo soprattutto notturno e nella dolorabilità ossea provocata dalla percussione. La frattura spontanea rappresenta un elemento che porta immediatamente alla diagnosi della caratteristica sintomatologia.
Ovviamente, come già detto in precedenza, la conseguenza principale dell'osteoporosi è una fragilità eccessiva dell'osso che tende così ad essere più debole e quindi aumenta il rischio di fratture.
L'individuo anziano, meno agile del giovane, cade facilmente fratturandosi in sedi caratteristiche, dove l'osso diventa più debole e dove grava il peso del soggetto durante la caduta.
Trattandosi di ossa "vecchie", ma sostanzialmente sane, la guarigione è più lenta in rapporto all'età dell'individuo ma avviene seguendo il normale processo di formazione del callo osseo. Quando l'osteoporosi è patologica le fratture si possono verificare per una banale caduta o addirittura in assenza di trauma, in maniera spontanea. La guarigione di queste fratture avviene più lentamente, a prescindere dall'età del soggetto, ma comunque in maniera normale.
La diagnosi può essere effettuata in maniera precoce prescrivendo per esempio alle donne entro due anni dalla menopausa, anche in assenza di sintomi, la densitometria ossea, che verifica il contenuto minerale dell'osso. Questo esame può anche essere svolto prima della menopausa se esistono particolari fattori di rischio. Se il risultato risulta alterato, deve essere ripetuto ogni 2 anni, ogni 3 invece se il risultato è normale. L'unico caso in cui è giustificato ripetere la densitometria ossea dopo un anno è in quei pazienti che fanno uso di cortisone ad alte dosi perché il cortisone è l'unico fattore che può indurre una rapidissima perdita ossea.
Una volta effettuata la diagnosi di osteoporosi con la densitometria ossea, si deve fare una visita da uno specialista per decidere, in base ai fattori di rischio del soggetto e agli esami di sangue, se è necessario iniziare subito una terapia e di che tipo. D'aiuto sono anche gli esami radiografici, a volte sufficienti per formulare la diagnosi di osteoporosi anche se oramai sono superati da strumenti diagnostici più raffinati.
La struttura dei corpi vertebrali, la presenza di eventuali infossamenti dei piatti superiore e inferiore, la struttura della regione del trocantere del femore (orientamento, forma, numero delle trabecole delle ossa visibili alla radiografia) consentono di fare diagnosi anche di gravità del quadro osteoporotico. Oggi la densitometria, mediante esame TC o con particolari apparecchiature radiologiche (solitamente tarate per il polso o in maniera più precisa per la seconda vertebra lombare) ci fornisce l'esatta misurazione del contenuto minerale dell'osso esaminato.
Per l'osteoporosi senile non possiamo parlare di terapia ma solo di prevenzione: l'attività fisica, il carico e il movimento sono indispensabili per ritardarla o per ridurla. Anche una corretta alimentazione è indispensabile, così come è necessario curare le malattie intercorrenti che possono causare aggravamento della patologia.
Se l'osteoporosi è patologica (per esempio nel mieloma multiplo) e si conoscono le cause della patologia ovviamente in primis si deve curare la causa. Frequentemente, l'osteoporosi dipende da uno spontaneo aggravamento della forma fisiologica, per un insieme di fattori non sempre individuabili esattamente, la carenza alimentare o l'alimentazione disordinata, le difficoltà di digestione tipiche dell'anziano, la scarsa attività motoria, disturbi ormonali, per cui riconoscerne la causa non è così facile. Questi casi vanno curati correggendo i difetti elencati e somministrando una terapia di calcio e vitamina D3 oppure ormonale.
Gli androgeni stimolano i processi anabolici (di formazione) riducendo quelli catabolici (di distruzione) ed è quindi indicata la loro somministrazione, così come la calcitonina è indicata per la sua azione inibitrice dell'attività degli osteoclasti. Analoga indicazione hanno i difosfonati che riducono la demolizione dell'osso.
Quando viene somministrata la calcitonina (ormone che tende a far diminuire il calcio nel sangue per metterlo nell'osso) è bene associare calcio ed eventualmente la vitamina D.
I difosfonati, invece, non vanno somministrati assieme al calcio in quanto lo legherebbero perdendo così l'effetto. Vanno infatti somministrati a digiuno e a distanza da qualsiasi alimento che possa contenere il calcio. Inoltre si possono somministrare analgesici per il dolore. In caso di frattura ovviamente si ricorre all'intervento chirurgico ortopedico.
L'osteoporosi si è visto che non è solo una conseguenza della perdita ossea che avviene con l'età, ma è dovuta anche alla mancanza del raggiungimento di un picco ottimale di massa ossea durante l'infanzia e l'adolescenza. È molto importante quindi agire sui fattori che influenzano la salute delle ossa sin in giovane età per ridurre il rischio di incorrere nell'osteoporosi da adulti. La prevenzione di questa malattia è molto importante perché, sebbene esistano trattamenti, al momento non esiste alcuna cura. La National Osteoporosis Foundation (NOF) consiglia 5 accorgimenti per prevenire l'osteoporosi:
Il valore di riferimento dietetico per il calcio raccomandato dalla National Academy of Science (NAS), è il seguente.
1-3 ANNI: 500 mg di calcio (3 dosi di latticini)**
4-8 ANNI: 800 mg di calcio (3 dosi di latticini)**
9-18 ANNI: 1300 mg di calcio (4 dosi di latticini)**
19-50 ANNI: 1200 mg di calcio (3 dosi di latticini)**
oltre 50 ANNI: 1300 mg di calcio (4 dosi di latticini)**
* Una dose di latticini equivale a circa ¼ di litro di latte, ¼ di litro di yogurt e da 28 a 42 g di formaggio.
** Le dosi per i bambini di età compresa tra 1 e 3 anni corrispondono a 2/3 della dose per adulti.
L'attività fisica è un altro tassello importantissimo per la salute delle ossa. Si suggerisce un'attività sportiva oppure almeno 30 minuti di attività aerobica 2-3 volte a settimana, cui si devono aggiungere 1-2 volte a settimana allenamenti per il rafforzamento e esercizi di stretching. Andrebbero evitate le attività ad alto impatto, che richiedono movimenti bruschi, forzati. Consultare sempre per sicurezza un medico in maniera da escludere determinate attività che potrebbero risultare pericolose per il grado di osteoporosi del paziente.
L'attività fisica infatti va programmata in base a diversi fattori come l'età, il BMI (indice di massa corporea), condizioni fisiche del soggetto, stile di vita, abitudine all'esercizio fisico, capacità di seguire un programma di attività fisica. Per i soggetti osteoporotici che sono già andati incontro a fratture dovute alla loro fragilità ossea, bisogna cercare di recuperare la mobilità articolare, migliorare equilibrio e coordinazione motoria, aumentare la capacità aerobica, prevenire ulteriori cadute, controllare il dolore ed evitare che la patologia possa peggiorare, con ulteriore perdita ossea.
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