L'oloturia o cetriolo di mare è un echinoderma diffuso nei fondali marini di tutto il mondo. I cetrioli di mare appartengono alla stessa famiglia delle stelle e dei ricci di mare, assomigliano a dei grossi bruchi, dal corpo bitorzoluto e ruvido (per questo gli è stato dato il nome dell'ortaggio).
Le oloturie possono essere di colori diversi, più o meno vivaci, possono vivere a varie profondità, ma generalmente sono specie bentoniche (attaccate al fondale).
I cetrioli di mare hanno un particolarissimo sistema di difesa che li rende anche difficilissimi da catturare: quando si sentono minacciati da un predatore eviscerano, cioè espellono tutte le loro interiora in modo da disorientare il predatore e facilitarsi la fuga.
Poi hanno un alto potere rigenerativo e in tempi brevi i loro visceri si riformano.
Questo lascia capire come per un umano catturare un cetriolo di mare sia un'impresa ardua, il più delle volte si ritrova tra le mani solo i visceri dell'animale!
Alcune specie di oloturie sono commestibili, ma non quelle che troviamo nei nostri mari, bensì quelle della specie Holoturia edulis tipica dell'Oceano Indiano e dell'Oceano Pacifico che vanno a comporre alcuni piatti tradizionali della cucina orientale.
Le oloturie qui sono considerate un ingrediente raro e prelibato, proprio per via della difficoltà di cattura.
In particolare in Giappone sono conosciute come namako, in Indonesia come tripang, gamat o balatan e in Cina come trepang.
Possono essere fatte essiccare prima del consumo oppure mangiate fresche e crude a mo' di sushi (vedi foto a lato), o ancora usate come ingrediente in zuppe e stufati assieme ai funghi e al cavolo cinesi, infine, a volte, vengono anche affumicate o fritte.
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