Il fermo pesca è un provvedimento istituito dal governo italiano che regola la pesca durante i periodi riproduttivi dei principali organismi marini oggetto di commercializzazione.
Il fermo pesca si concentra principalmente sui sistemi di pesca invasivi (reti a strascico, reti a divergenti e reti volanti) per garantire la salvaguardia della fauna marina.
L'inizio e la durata del fermo pesca nei mari italiani varia a seconda delle zone e delle coste, ogni anno il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali emana il decreto ministeriale dove sono specificate le date in cui è obbligatorio l'arresto temporaneo della pesca.
Ci possono essere variazioni di anno in anno ma, generalmente, il fermo pesca segue i periodi riproduttivi delle specie marine quindi si concentra in estate e può arrivare fino in autunno. Viene da sorridere a pensare che l'estate è proprio il periodo in cui il turismo balneare di massa fa sì che si consumi più pesce del solito...
In mancanza del pesce locale, spesso, nei ristoranti e nelle pescherie si trovano per la maggior parte prodotti importati (Tailandia, Ecuador e comunque pesci decongelati provenienti dagli Oceani).
Ma vediamo nel dettaglio quali sono i periodi previsti per il fermo pesca e come fare a riconoscere un prodotto ittico nostrano da uno di importazione.
Riporto di seguito le date imposte dal Mipaaf nell'anno 2015, specificando che possono inevitabilmente subire variazioni di anno in anno e ci si può tenere aggiornati a partire dal mese di luglio verificando sui siti specializzati (quello del ministero, quello della Federcoopesca), ma anche semplicemente leggendo i quotidiani.
Il fermo pesca segue un andamento, per così dire, a staffetta, in base alla riproduttività dei pesci e anche per dare l'opportunità agli addetti del settore e ai consumatori di trovare sempre sui banconi del pesce italiano, quindi il fermo pesca inizia da Trieste scendendo giù fino a Rimini (Alto Adriatico), si concentra poi nel Basso Adriatico, gira nel Mar Ionio e arriva nel Mar Tirreno.
Le isole a statuto autonomo, Sicilia e Sardegna, possono decidere in che periodo istituire il fermo pesca che deve avere comunque una durata di almeno 30 giorni.
Ovviamente, durante il fermo pesca non è che tutte le pescherie chiudano (anche se alcune lo fanno) e tutti i ristoranti smettano di servire pesce... Il mercato ittico continua, vediamo come.
Innanzitutto, come accennato prima, ci sono giorni in cui il fermo pesca non si sovrappone nei vari mari italiani, quindi quando non si avrà pesce fresco proveniente dall'Alto Adriatico, si potrà avere quello del Basso Adriatico e del Tirreno, quando poi la pesca si fermerà nello Ionio e nel Tirreno avrà però riaperto nell'Alto Adriatico. Ecco quindi che occorre porre la giusta attenzione alle etichette delle pescherie: ogni zona di pesca è, infatti, identificata con un codice (FAO, GSA o altre). Per esempio l'Alto Adriatico ha il codice GSA 17, il Basso Adriatico ha il 18, lo Jonio il 19, il Tirreno Meridionale il 10 e il Tirreno Settentrionale-Ligure il 9.
In secondo luogo, i piccoli pescherecci continueranno la loro attività con altri tipi di reti meno invasive (reti da posta come nella foto in alto) portando sul mercato prodotti ittici magari di taglia medio-piccola ma di buona qualità.
Poi c'è tutto il mercato di provenienza estera che può arrivare fresco fino a noi se consideriamo Paesi limitrofi come la Croazia, Malta, la Spagna, la Francia meridionale e la Corsica.
Rimane pressoché invariato il pesce che troviamo in commercio tutto l'anno proveniente da Paesi più lontani che per forza di cose arriva surgelato, mi riferisco in particolare all'Oceano Atlantico, all'Oceano Pacifico e all'Oceano Indiano.
Il fermo pesca è senza dubbio una buona soluzione per la salvaguardia della fauna marina, in favore del suo ripopolamento e della giusta maturazione degli esemplari prima della cattura, ma molte associazioni ittiche criticano questo provvedimento per via di un suo limite: il fermo pesca esiste in Italia da oltre trent'anni e oggi come allora si è sempre basato sul periodo riproduttivo di alcune delle specie ittiche più interessanti dal punto di vista commerciale (gamberi, alici, triglie, orata, ricciola, leccia, dentice e così via), senza tener conto di altre specie che magari si riproducono in altri periodi dell'anno.
La richiesta mossa al Governo da parte di molte associazioni è quella di modificare il fermo pesca in modo da renderlo più efficace e rispettoso dei periodi riproduttivi delle diverse specie ittiche modulando nei diversi periodi dell'anno e non più solo in estate.
Vedi anche: La stagionalità del pesce.
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