La gambericoltura (allevamento del gambero) è una pratica che negli anni ha avuto una forte espansione, nel 2009 il volume mondiale della produzione ha toccato circa 3'500'000 tonnellate (dato FAO 2011). I maggiori produttori mondiali sono: la Cina, il Vietnam, la Thailandia, l'India, il Brasile e l'Ecuador che attualmente coprono il 74% di tutte le importazioni.
Anche in Italia esistono allevamenti di questo tipo, ma la maggior parte è di origine asiatica. Si possono allevare diverse specie, le principali sono: il gambero bianco americano (Litopenaeus vannamei) che costituisce il 66% di tutta la produzione mondiale, il Penaeus monodon, tipico gambero allevato in Vietnam e India e l'ultima specie da segnalare per quantità è il Marsupenaeus japonicus chiamato anche "mazzancolla imperiale" o "mazzancolla giapponese".
In Italia sono state fatte diverse prove per l'allevamento del gambero autoctono (Penaeus kerathurus), ma non hanno portato a risultati economicamente sostenibili. Attualmente la specie che più si alleva è il M. japonicus. Uno dei motivi principali del suo utilizzo è la crescita estremamente rapida (200 g in tre mesi circa), inoltre è molto simile alla mazzancolla mediterranea.
Le gambericolture possono essere di tre tipi: estensive, semi-intensive o intensive.
Nell'allevamento estensivo abbiamo densità molto basse, non viene somministrato cibo e neanche un aereazione supplementare ed anche i rendimenti finali sono poco elevati, infatti non si superano le 0,30 tonnellate per ettaro.
L'allevamento intensivo è l'opposto, le densità toccano i 100 esemplari per metro quadro, vengono utilizzati mangimi, diversi aeratori per vasca e la resa finale raggiunge le 5 tonnellate per ettaro.
L'allevamento semi-intensivo è una via di mezzo, la densità si aggira tra i 2 e i 5 esemplari per metro quadro, l'alimentazione naturale viene parzialmente integrata e l'areazione utilizzata solo se necessaria. A differenza della precedente la resa finale non arriva comunque a superare la tonnellata per ettaro.
Per determinare se un gamberetto è allevato o pescato bisogna consultare l'etichetta, infatti, per legge è necessario riportare il nome scientifico della specie, la provenienza che potrà essere espressa come zona FAO (soprattutto in caso di pesca) o paese e infine il metodo di cattura (pescato o allevato), nel caso in cui il prodotto sia un misto di varie specie allora le rispettive informazioni per ognuna saranno sono riportate in etichetta.
Nell'allevamento del gambero uno dei punti critici è la distruzione delle foreste di mangrovie, piccoli ecosistemi con diverse funzionalità come: la protezione della costa dall'erosione del mare, la creazione di piccole nursery per la crescita del novellame e principale fonte di sostentamento per le popolazioni vicine poiché forniscono legna e ottime zone di pesca e raccolta di molluschi.
Purtroppo non è l'unico lato negativo per l'ambiente. Sono spesso introdotte specie più performanti, di maggiore valore economico, resistenti a malattie e con una maggiore fertilità. In caso di fuga di queste si rischiano grossi danni all'ecosistema: una diminuzione della biodiversità, ibridazioni con altri gamberi e forte diminuzione delle specie autoctone.
Un tipo di allevamento che utilizza grosse quantità di cibo per accorciare il periodo d'ingrasso ed è una pratica ben consolidata, molto dannosa perché riversa nell'ambiente grosse dosi di ammoniaca, cibo non consumato, anidride carbonica e altri detriti associati nelle zone limitrofe causando eutrofizzazione.
Uno dei punti più allarmanti, sui quali si concentra l'attenzione, è il massiccio impiego di farmaci, pesticidi e disinfettanti che spesso permangono anche nel prodotto finito. Possono essere elevate anche la concentrazione di alcuni ceppi batterici come salmonelle ed E.coli con possibili conseguenze per i consumatori.
L'organizzazione americana Consumer Reports ha pubblicato i risultati di test condotti su 342 confezioni di gamberetti surgelati, dei quali 284 crudi, 58 cotti entrambi acquistati in supermercati e negozi di 27 città statunitensi. Nel 60% dei crudi e nel 16% dei precotti, sono stati rilevati vari tipi di batteri, tra cui vibrioni, E.coli, listeria e salmonella. La Food and Water Watch, dopo diverse analisi, ha affermato che i gamberi costituiscono dal 26 al 35 per cento di tutte le spedizioni di prodotti ittici importati respinti a causa di cattive condizioni igieniche. Inoltre in passato sono state bloccate le commercializzazioni con alcuni paesi, perchè certi valori, associati all'utilizzo di sostanze e antibiotici, il cui scopo principale è quello di abbassare la mortalità, erano troppo alti rispetto ai limiti di legge consentiti. Le principali sostanze chimiche che si possono trovare sono cloramfenicolo, nitrofuranzone, 4-esilresorcinolo e in alcuni casi anche penicillina.
Il cloramfenicolo è un antibiotico con attività batteriostatica, sospettato di essere cancerogeno che non si vede a occhio nudo, è inodore e insapore.
Il nitrofurazone è un antibiotico di sintesi attivo nei confronti di molti batteri patogeni. In passato è stato usato anche come promotore della crescita in diverse tipologie di allevamento. Studi hanno rivelato che vi possono essere rischi a lungo termine, infatti, i nitrofurazoni e i rispettivi metaboliti possiedono attività cancerogene e mutagene. Per tali motivi è stato vietato in tutte le produzioni a scopo alimentare.
Il 4-esilresorcinolo è una sostanza utilizzata volontariamente per lo sbiancamento dei crostacei e può aumentare il rischio di cancro nell'uomo.
La penicillina è un antibiotico molto conosciuto, attivo nei confronti di un gran numero di batteri e certe persone ne sono più sensibili rispetto ad altre con conseguenti crisi allergiche.
Il prezzo è direttamente proporzionale alla mortalità, perciò minori saranno gli esemplari morti e maggiore sarà la competitività finale. Tra il 27 e 28 gennaio 2011 ci sono state diverse notifiche di ritiro dalle autorità europee competenti riguardo a partite di gamberi surgelati provenienti dall'India (Metapenaeopsis affinis, Penaeus monodon e Parapenaeopsis stylifera, specie normalmente in commercio) le cui analisi misero in evidenza la presenza di cloramfenicolo.
Per difendersi bisogna prestare particolare attenzione a diversi aspetti:
Sul discorso delle certificazioni va fatta una considerazione importante. Le certificazioni come GLOBAL-GAP e il biologico sono eseguiti da enti esterni alle aziende, che dettano regole precise verificate con controlli programmati e a sorpresa.
Non tutti i loghi di garanzia sono di questo tipo, infatti, alcuni possono essere creati dalle stesse aziende, per sottolineare la loro sensibilità a certi argomenti o aspetti. In tal caso non vi sono supervisori estranei all'ambiente lavorativo e non si potrà mai aver la certezza assoluta di procedure conformi al dichiarato. Bisogna quindi prestare molta attenzione e informarsi bene sul tipo di certificazione che si ha di fronte.
La presenza sul mercato di molti gamberi già sgusciati prevede un'azione che il più delle volte non è meccanica, ma fatta manualmente. E ciò, in molti paesi asiatici prevede l'utilizzo dei bambini che grazie alle loro piccole mani riescono meglio a estrarre la polpa dal carapace senza danneggiarla. Secondo i risultati riportati dal Labour Rights Promotion Network (LPN) gran parte dei lavoratori in queste "industrie" sono minorenni: il 19% di loro ha meno di 15 anni, mentre un altro 22% non supera i 17.
Gli ambienti di lavoro sono carenti dal punto di vista igienico e i dipendenti hanno orari di lavoro massacranti. Lo testimoniano alcuni ragazzi salvati da questo giro di schiavitù i quali raccontano "A volte si lavorava per più di dodici ore al giorno, dalle 5 del mattino fino alle 6 di sera. Alla fine della giornata si è sfiniti dalla fatica e si sente dolore in tutto il corpo. Tutto questo per guadagnare una miseria e se sono commessi errori, il magro salario è perfino trattenuto".
I rischi riguardano anche le sostanze e gli agenti chimici utilizzati che entrando a contatto con la pelle e la rovinano lo testimoniano le mani di questi ragazzi.
Dunque quando si acquistano dei gamberi non va fatto in modo superficiale, ma va usato del tempo per provare a capire cosa si nasconde dietro a semplice una delizia arancione.
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