La dieta "Big Breakfast" (Big Breakfast Diet) è stata ideata alla fine della prima decade del millennio dalla dottoressa Daniela Jakubowicz, professore alla Virginia Commonwealth University e presso l'Hospital de Clinicas Caracas in Venezuela. Il suo primo libro è diventato un best-seller in Venezuela, con più di 300.000 copie vendute. Nel 2009 ha pubblicato un libro per il mercato americano, "The Big Breakfast Diet", dove promette che si può mangiare qualunque cibo, anche quelli più calorici, l'importante è mangiarli prima delle 9 di mattina.
Alla base di questa dieta c'è l'assunto che a colazione il metabolismo è molto diverso, rispetto alla cena: il meccanismo dell'insulina è più pigro, anche perché il fegato è scarico di glicogeno grazie al lungo digiuno notturno, l'assetto ormonale è favorevole (è indirizzato più verso il consumo che verso l'accumulo) e per questo motivo il cibo ingerito viene preferibilmente metabolizzato, piuttosto che accumulato sottoforma di grassi.
La Jakubowicz ha condotto alcuni studi (uno nel 2012, l'altro nel 2013), atti a dimostrare che la composizione e l'orario di assunzione dei pasti influenza, a parità di calorie introdotte, il risultato nei confronti della perdita di peso e di alcuni parametri legati alla qualità della dieta (come trigliceridi nel sangue e glicemia).
Secondo la Jakubowicz, una colazione abbondante aiuta a smaltire più calorie durante il giorno e più grassi durante la notte, rende sazi tutto il giorno, aumenta i livelli di energia, elimina la voglia di mangiare dolci e riduce il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2 e di aterosclerosi. L'autrice si spinge ad affermare che prima delle 9 si possono assumere anche 3000 kcal, senza che questo influisca negativamente sul peso corporeo, a patto che a pranzo e a cena si seguano i suoi consigli.
La dieta "Big Breakfast" prevede una colazione molto abbondante, che contiene carboidrati, proteine e grassi. A pranzo e a cena non si possono consumare carboidrati (salvo quelli di frutta e verdura), e i grassi sono ridotti al minimo. In particolare, la cena deve essere piuttosto frugale. A pranzo si assumono meno proteine rispetto alla colazione, mentre vengono introdotte le verdure e la frutta. Si possono assumere bevande dolcificate con dolcificante acalorico durante la giornata. Per determinare le quantità la dieta si basa sulle "servings", cioè sulle porzioni di cibo, che vengono indicate nel testo.
Dopo un mese si possono gradualmente reintrodurre modeste quantità di zuccheri a pranzo e cena, e anche il vino, per chi lo ama.
È prevista una modesta attività fisica, pari a 20 minuti al giorno di camminata, danza, giardinaggio, insomma attività fisica blanda, anche da dividere in due sessioni da 10 minuti.
Che a colazione il metabolismo consenta di assumere una maggior quantità di cibi senza che si scateni il meccanismo perverso dell'insulina è cosa risaputa, e d'altronde il detto "colazione da re, pranzo da principe e cena da povero" non è stato di certo coniato l'altro ieri. Esistono altre diete che si basano su questo incontrovertibile fatto, come per esempio la dieta Lemme, che prevede un bel piattone di spaghetti aglio e olio, rigorosamente senza sale, a colazione (ho già l'acquolina in bocca). Il problema di questi approcci è che si prende UNO dei fattori importanti per garantire il successo di una dieta, e lo si prende come l'unico fondamentale, come condizione necessaria e sufficiente per il successo di una dieta. Ma questo, ovviamente, è falso. I fattori importanti per il successo di una dieta sono diversi, e UNO di questi è il fatto di non saltare la colazione, e di farla puntando maggiormente sui carboidrati, anche ad alto indice glicemico.
Puntare SOLO sulla colazione abbondante, comporta alcuni problemi. Il più evidente, è quello della fattibilità della dieta: la cena è un pasto molto importante per moltissime persone, perché è l'unico che si può godere con calma, magari insieme alla famiglia, e sminuirlo oltremodo per tantissimi sarebbe semplicemente impossibile, a lungo termine. Determinando di fatto l'impossibilità di seguire la dieta. Ricordiamoci infatti che tutte le diete funzionano: è la capacità di seguirle PER SEMPRE che ne determina il successo o l'insuccesso. Chi riuscirebbe a fare una cena frugale per tutta la vita (eccezioni a parte, che ovviamente sono previste anche nella dieta "Big Breakfast")? Penso in pochi.
Abituarsi a fare colazione sempre è molto importante (moltissimi soggetti in sovrappeso non fanno la colazione), ma questo non significa che debba essere abbondante. Moltissime persone non riuscirebbero a fare una colazione abbondante con carboidrati, proteine e grassi: mentre non è difficile abituarsi a fare una colazione a base di carboidrati da 200/300 kcal, farne una da 500/700, che preveda anche proteine, può essere molto complicato, fino all'impossibilità, per molti soggetti.
Analizzando poi gli studi eseguiti dalla Jakubowicz (e prescindendo dall'evidente conflitto di interessi che c'è dietro), essi dimostrano semplicemente che mangiare una colazione scarsa e una cena abbondante riduce l'effetto (RIDUCE, non elimina) di una dieta ipocalorica. I soggetti che hanno seguito la dieta con la cena abbondante hanno comunque sperimentato una perdita di peso, anche se inferiore rispetto agli altri.
Negli studi non si dimostra affatto che si possa mangiare ciò che si vuole a colazione (700 kcal è una colazione leggermente abbondante). Si dimostra semplicemente che con una dieta palesemente errata (con colazione scarsa e cena abbondante) si perdono meno kg, rispetto ad una dieta corretta, leggermente sbilanciata verso la colazione. Sarebbe interessante confrontare la dieta "Big Breakfast" con una dieta con colazione da 300 kcal, due spuntini da 100, pranzo e cena da 450 (quella che mediamente propongo nella mia "dieta ideale"), molto più accettabile dal punto di vista psicologico / sociale. Anche verificando che la dieta "Big Breakfast" fosse più efficace come perdita di peso, bisogna sempre ricordarsi che tutti sono riusciti, nella loro vita, a perdere peso, il problema è mantenere i risultati raggiunti! E questo dipende soprattutto dal riuscire a mantenere dopo la dieta un'alimentazione simile a quella che ha consentito il raggiungimento degli obiettivi. E il programma "equilibrato" è sicuramente più gestibile rispetto a quello "Big Breakfast".
Inoltre, gli studi sono sempre effettuati su soggetti obesi, che hanno un metabolismo spesso alterato rispetto ai soggetti in semplice sovrappeso.
Concludendo, ritengo che la dieta Big Breakfast commetta l'errore (molto comune) di semplificare troppo un argomento molto complesso come quello della perdita e della gestione del peso, prendendo uno dei fattori importanti e pretendendo che sia sufficiente per risolvere il problema.
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