Il glicogeno è un carboidrato complesso che rappresenta la riserva di glucosio più importante degli organismi animali. Dal punto di vista chimico, il glicogeno è un polisaccaride, composto da lunge catene di glucosio legate tra loro con legami alfa-1,4, intervallati ogni 8-10 unità da legami alfa-1,6, che determinano una struttura ramificata, avvolta a spirale, molto compatta, che consente in poco spazio di stoccare una notevole quantità di glucosio, e quindi di energia.
La molecola di glicogeno non è composta solo da glucosio, ma contiene anche una proteina, la glicogenina, che funge da primer sul quale si avvolgono le catene di glucosio.
Il glicogeno non è utile ai fini nutrizionali, perché poco tempo dopo la morte viene trasformato in acido lattico, perdendo la sua funzione energetica. Questa trasformazione è importante dal punto di vista alimentare perché è fondamentale nel processo di frollatura della carne.
Il glicogeno si trova soprattutto nei muscoli scheletrici (circa i 2/3 del totale presente nell'organismo), dove rappresenta la più importante scorta di energia. I muscoli ne contengono 12-16 g/kg, per un totale di 200-300 g.
Il glicogeno contenuto nei muscoli è costituito da catene più corte rispetto a quello epatico, e può essere utilizzato solo dai muscoli, non potendo essere immesso nel sangue. Questo avviene perché durante il metabolismo del glicogeno si libera glucosio-6-fosfato, che non può uscire dalla cellula muscolare se non viene prima de-fosforilato con l'enzima glucosio-6-fosfatasi, di cui le cellule muscolari sono carenti.
Il glicogeno muscolare viene utilizzato solo in piccola percentuale durante le attività fisiche di intensità bassa, come per esempio camminare. Il consumo aumenta all'aumentare dell'intensità dello sforzo e diventa importante solo per attività fisiche di intensità media o alta. Per approfondire vedi l'articolo sulle scorte di energia nello sport.
Quando si esaurisce il glicogeno nei muscoli, avviene un vero e proprio crollo nella prestazione degli atleti, perché in assenza di carboidrati diventa molto difficile consumare anche i grassi: si va incontro ad un deficit energetico tale da costringere l'atleta al ritiro, o a continuare a velocità molto ridotta. È quello che accade ai maratoneti che incappano nel famoso "muro" dei 30 km. Assumere carboidrati durante la gara può aiutare, ma in realtà si è scoperto che non solo i carboidrati "esogeni" non vanno a ripristinare le scorte di glicogeno, che non possono essere ripristinate durante lo svolgimento dell'attività fisica, ma addirittura si è scoperto che l'ingestione di carboidrati durante lo sforzo non aiuterebbe più di tanto nemmeno a limitare il consumo del glicogeno muscolare. Per approfondire, vedi: cosa mangiare durante l'allenamento.
La seconda riserva di glicogeno dell'organismo è il fegato, che ne può contenere, a parità di peso, una quantità molto maggiore rispetto al muscolo scheletrico: circa 80-100 g, su un peso totale di circa 1,5 kg. Il fegato è in grado di assorbire il glucosio in eccesso dal torrente circolatorio, trasformandolo in glicogeno, oppure di "smontare" il glicogeno al fine di rilasciare glucosio nel sangue: in questo modo, il fegato è in grado di mantenere costante la glicemia (la concentrazione di glucosio nel sangue).
Le riserve di glicogeno del fegato possono mantenere un livello ottimale della glicemia per circa 12 ore, poi essa diminuisce e sopraggiungono stanchezza e debolezza. Per questo motivo al mattino è importante fare un pasto a base di carboidrati, che vanno a ripristinare le scorte di glicogeno epatico piuttosto che essere trasformati in grassi. Se al contrario le scorte di glicogeno del fegato (e nei muscoli) sono sature, un eccesso di zuccheri nel sangue verrà trasformato in grassi e stoccato nel tessuto adiposo. Per questo motivo l'insulina non è sempre un ormone negativo: lo è solo quando non c'è più spazio nei muscoli e nel fegato per stoccare lo zucchero in eccesso presente nel sangue!
La sintesi del glicogeno è un'operazione energeticamente sfavorevole, che richiede il consumo di energia. Viene svolta grazie a tre enzimi: la glicogeno-sintetasi, e la glicosil-(4,6)-transferasi, quest'ultima consente di formare le ramificazioni delle catene di glucosio. Per approfondire vedi l'articolo su wikipedia sulla l'UDP-glucosio pirofosforilasisintesi del glicogeno. La sintesi del glicogeno è promossa dall'ormone insulina, che sottrae glucosio dal sangue trasportandolo nelle cellule muscolari e nel fegato.
Il metabolismo del glicogeno è, al contrario, un'operazione energeticamente favorevole, com'è logico che sia: in questo modo l'organismo può rapidamente e senza dispendio di energia ottenere il glucosio di cui ha bisogno per produrre l'energia che gli occorre. Il metabolismo del glicogeno avviene principalmente grazie all'enzima glicogeno fosforilasi, ed è favorito a livello epatico dall'ormone glucagone, che viene rilasciato a digiuno, quando la glicemia tende ad abbassarsi; e dall'adrenalina a livello muscolare.
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