L'emocromatosi è un disturbo che interessa il metabolismo del ferro, determinato da un inappropriato aumento dell'assorbimento intestinale e caratterizzato da un progressivo accumulo di questo metallo, principalmente nelle cellule parenchimali del fegato, del cuore e del pancreas.
Si distinguono una forma primaria ed una secondaria.
La forma primaria è quella di origine genetica o ereditaria, suddivisa a sua volta in diversi tipi.
La più frequente è quella di tipo I (HH – Hereditary Hemochromatosis), che si trasmette per via autosomica recessiva. È prevalente nel sesso maschile e nelle popolazione del nord Europa. Si associa alla mutazione del gene HFE localizzato sul cromosoma 6.
La frequenza globale della HH nelle popolazioni occidentali è di 4,5 casi per 1000 e di 5,4 casi per 1000 nelle popolazioni caucasiche.
La forma secondaria di emocromatosi è quella causata da malattie come la beta talassemia, l'anemia sideroblastica, l'atransferrinemia congenita, la porfiria cutanea tarda o l'aceruloplasminemia.
I fattori di rischio concomitanti che possono favorire la progressione del danno epatico sono rappresentati da un eccessivo introito di alcol, dalla coesistenza dell'infezione da HCV (virus epatite C) e dalla presenza di una steatoepatite non di origine alcolica.
La forma classica di emocromatosi ereditaria (HH) esordisce solitamente in età adulta (4°-5° decade) e molto spesso con sintomi non specifici, come una facile affaticabilità e dolori alle articolazioni.
Generalmente predomina un quadro di epatopatia con manifestazioni di importanza molto variabile, che vanno dall'incremento delle transaminasi, a volte associato ad epatomegalia, fino alla cirrosi epatica o all'epatocarcinoma.
Possono inoltre esservi associati disturbi a livello endocrino (diabete, ipogonadismo, amenorrea, ipotiroidismo), iperpigmentazione della cute, anomalie cardiache (artimie, cardiomiopatia dilatativa), artralgie e artrite.
I gruppi a rischio più elevato di malattia e che quindi vanno più attentamente controllati, sono rappresentati dai fratelli di chi è colpito da HH, pazienti con cute iperpigmentata, con cardiomiopatia dilatativa, ipogonadismo ipogonadotropo, diabete e atropatia senza una vera causa reumatologica.
Per la diagnosi di parte innanzitutto dall'escludere le varie malattie che potrebbero portare ad un accumulo di ferro.
Una volta escluse queste patologie, nei pazienti con sospetta emocromatosi ereditaria si procede alla determinazione a digiuno, tramite esame del sangue, della sideremia, della saturazione della transferrina e della ferritina.
Se i parametri risultano normali si procede al ricontrollo dopo un anno, mentre se risultano alterati si passa alla determinazione genotipica.
Con omozigosi per la mutazione C282Y (ovvero sostituzione di tirosina con cisteina in posizione 282 del gene) si procede direttamente ad effettuare salassi se il paziente ha meno di 40 anni e ferritina inferiore a 1000ng/ml.
Se invece il paziente ha più di 40 anni e la ferritina > 1000 ng/ml o le transaminasi alte allora si procede alla biopsia epatica.
In questo esame viene valutata la concentrazione di ferro (HIC) nel tessuto prelevato e l'indice ferrico, calcolato dividendo HIC per l'età del paziente.
Solitamente la biopsia epatica viene riservata solo ai pazienti che hanno alte transaminasi, ferritina > 1000 ng/ml ed età superiore ai 40 anni, in quanto si è visto che chi non possiede queste tre caratteristiche solitamente ha un quadro di malattia meno severo.
Se nella determinazione genotipica il paziente non risulta omozigote, ma eterozigote o C282Y è assente, si deve procedere alla ricerca di mutazioni del TfR2 o della ferroportina, escludere altre malattie epatiche e valutare se è il caso o no di fare biopsia epatica.
La terapia dell'emocromatosi ha come obiettivo quello di eliminare l'eccesso di ferro dall'organismo del paziente e prevenirne l'ulteriore accumulo.
Il metodo migliore consiste nei salassi settimanali di 500 ml, che corrisponderebbe ad un'eliminazione di circa 200-250 mg di ferro, fino a raggiungere un valore di ferritina nel sangue inferiore a 50 ng/ml e una saturazione della transferrina inferiore al 30%.
Se iniziata precocemente la terapia dei salassi ha esito soddisfacente sull'iperpigmentazione cutanea, l'astenia, l'aumento delle transaminasi, mentre rallentano nella loro progressione le malattie come il diabete, le anomalie cardiache, l'artrite e la cirrosi.
La prognosi dipende dallo stadio in cui questa malattia viene diagnosticata.
I pazienti identificati nella fase pre-cirrotica, se trattati adeguatamente, hanno un'aspettativa di vita normale, mentre quelli che al momento della diagnosi abbiano già sviluppato cirrosi hanno un maggior rischio di sviluppare carcinoma epatico.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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