La cirrosi epatica, spesso indicata semplicemente con il termine cirrosi, è una malattia cronica del fegato caratterizzata da fibrosi del tessuto epatico. Le cellule del fegato, in seguito a un danno irreversibile, vengono cioè sostituite da tessuto cicatriziale.
La cirrosi comporta anche la comparsa di noduli di rigenerazione delle cellule epatiche malfunzionanti.
Tutte queste modificazioni possono portare ad una distorsione della normale struttura epatica tale da interferire con il flusso sanguigno all'interno del fegato e quindi compromettere irrimediabilmente la funzionalità epatica.
Mentre la cirrosi si manifesta più o meno sempre con le stesse modalità, le cause scatenanti possono essere molte. Le principali cause della cirrosi sono le epatiti croniche (soprattutto la B, la C e la D), la malattia epatica dovuta ad alcolismo e l'epatite autoimmune.
Le altre forme di cirrosi epatica, sebbene piuttosto numerose, sono molto più rare. Fra le cause meno frequenti vi è, ad esempio, l'assunzione di alcuni farmaci, e in questo caso la cirrosi epatica viene così definita "iatrogena". Altre cause possono essere il diabete mellito, la sindrome di Budd-Chiari e il morbo di Wilson.
La cirrosi epatica è una patologia abbastanza diffusa, si calcola infatti che in Italia esistano almeno un milione di soggetti cirrotici. Inoltre, questa malattia è fra le prime dieci cause di morte del mondo occidentale.
Ma di cirrosi epatica si muore? La sopravvivenza dei pazienti affetti da cirrosi epatica cambia a seconda dell'individuo, ma anche dello stadio della malattia e della velocità di diagnosi. In generale, l'aspettativa di vita è maggiore per i pazienti affetti da cirrosi compensata diagnosticata nei prima 5 anni della malattia. Se la diagnosi viene effettuata con tempi maggiori o quando la cirrosi epatica è degenerata passando allo stadio di cirrosi scompensata, allora la sopravvivenza si riduce sensibilmente.
La cirrosi epatica è una grave malattia per le conseguenze, spesso drammatiche, che comporta. Tali conseguenze si verificano soprattutto a causa dell'alterazione del tessuto del fegato, causata dal tessuto cicatriziale e dai noduli di rigenerazione, che ostacolano la circolazione del sangue all'interno del fegato, creando scompensi in altre zone dell'organismo.
Una delle conseguenze è l'aumentata pressione a livello della vena porta, a cui segue un ingrandimento della milza che sottrae piastrine e leucociti al sangue circolante, che risulta in una loro riduzione spesso grave.
Se l'aumento di pressione portale diventa importante tutte le vene affluenti si dilatano con formazione di varici a livello dell'esofago e dello stomaco, con possibile loro improvvisa rottura e conseguente emorragia.
Gli stessi problemi possono verificarsi alle vene del retto con la comparsa di emorroidi.
Inoltre, il fegato così danneggiato non riesce a lavorare in modo corretto, producendo alterazioni metaboliche (come la riduzione dell'albumina sierica prodotta dal fegato) e ormonali (aumento dell'aldosterone) che provocano ascite, cioè l'accumulo di liquido nell'addome.
L'anormale funzione del fegato causa altre complicazioni: ittero, dovuto alla ridotta secrezione di bilirubina; edemi periferici, associati alla ridotta sintesi di albumina; emorragie, causate da una ridotta produzione di fattori della coagulazione; resistenza all'insulina fino al diabete per un alterato metabolismo degli zuccheri.
Nella cirrosi in fase avanzata il fegato non riesce più a depurare le sostanze tossiche che possono provocare alterazioni cerebrali, fino al coma.
Si calcola che circa il 3-4% dei pazienti affetti da cirrosi epatica evolve ogni anno verso il cancro del fegato.
La cirrosi epatica può essere compensata, quando si ha un buon equilibrio emodinamico, ossia una corretta distribuzione del sangue nei compartimenti corporei; oppure può poi degenerare in scompensata. In quest'ultimo caso l'equilibrio emodinamico non è efficiente e quindi si hanno conseguenze come:
Il fegato non è un organo ben innervato e quindi è raro che il dolore si manifesti come sintomo. La maggior parte dei pazienti manifesta solamente una grande stanchezza. La diagnosi viene spesso effettuata valutando gli esami del sangue o quando compare una complicazione, come l'ascite o un'emorragia.
Altri sintomi della cirrosi sono correlati al malfunzionamento del fegato: perdita di appetito, ittero, prurito (dovuto all'accumulo nella cute dei sali biliari), rossore del palmo della mano, diminuzione del desiderio sessuale, ginecomastia (ingrossamento delle ghiandole mammarie nell'uomo), ipertrofia delle ghiandole paratiroidi.
Nella cirrosi epatica gli esami del sangue sono sempre alterati e pertanto sono utili per indicare uno stato patologico. In particolare, vi è un incremento degli enzimi epatici (transaminasi, fosfatasi alcalina, gamma GT), una riduzione dell'albumina, dei fattori della coagulazione (protrombina) e delle piastrine. Non in tutte le fasi della cirrosi, però, tali valori sono alterati: nelle fasi di compenso gli esami possono essere normali, tuttavia l'ecografia addominale rivela spesso una lieve dilatazione della porta e un ingrandimento della milza.
Le varici esofagee, che tuttavia compaiono in una fase più avanzata della malattia, possono essere evidenziate con una gastroscopia.
La diagnosi definitiva di cirrosi, che evidenzia la presenza di fibrosi e dei noduli di rigenerazione, può essere effettuata solo con una biopsia, che tuttavia non è sempre necessaria.
Una volta fatta con certezza la diagnosi di cirrosi, è importante trovarne le cause con analisi del sangue, atte a verificare la presenza di virus nonchè anche il corretto metabolismo del ferro e del rame, ma anche verificando un eventuale abuso di alcol da parte del paziente. Infatti la cura della cirrosi si basa soprattutto sul trattamento della causa scatenante, in modo tale da bloccare la malattia che di per sé è quasi sempre irreversibile.
In ogni caso vanno aboliti quegli alimenti sicuramente tossici per il fegato (alcol in primis); le epatiti e le forme autoimmuni vanno curate con farmaci specifici.
Nelle forme avanzate, che presentano complicanze, queste ultime si devono trattare in modo indipendente. Fra queste complicanze possono quindi essere trattate la ritenzione idrica, l'ipertensione portale e le emorragie. A questo fine si usano spesso diuretici, lassativi e propranololo, quest'ultimo utile nel trattamento delle emorragie.
L'ipertensione portale viene curata con apposita terapia farmacologica, usando ad esempio beta-bloccanti, o attraverso un intervento chirurgico.
Il trapianto di fegato si rende necessario quando la cirrosi è scompensata, cioè quando il fegato non riesce più a svolgere le normali funzioni necessarie alla vita dell'individuo.
I pazienti che soffrono di cirrosi epatica possono spesso soffrire anche di malnutrizione, dovuta a anoressia, nausea e scarso appetito che possono accompagnare questa malattia. Il professionista che si occupa quindi dell'alimentazione di questi pazienti è importante che vada a ristabilire, attraverso la dieta, le eventuali carenze nutrizionali.
Nel caso della cirrosi epatica compensata, l'alimentazione deve essere caratterizzata dalla presenza di tutti i nutrienti, con carboidrati, proteine e lipidi in adeguate quantità, evitando un eccesso di zuccheri, acidi grassi saturi e colesterolo nella dieta. Un buon apporto di fibre, attraverso frutta, verdura, legumi e cereali integrali può essere di grande aiuto per un corretto funzionamento dell'intestino e per ridurre l'assorbimento di carboidrati e grassi. La dieta deve essere varia ed equilibrata e deve escludere totalmente gli alcolici, di qualsiasi genere. L'alcol, infatti, viene metabolizzato a livello epatico e quindi una sua introduzione in questi pazienti potrebbe compromettere la funzionalità epatica già precaria.
Nel caso della cirrosi scompensata, invece, è necessario aumentare le calorie giornaliere previste nella dieta, dato che questi pazienti in particolare soffrono di malnutrizione. Talvolta quindi si aumenta l'energia giornaliera di 35-40 kcal per chilo di peso corporeo desiderabile al giorno.
I lipidi previsti per questi pazienti sono sempre il 30% delle calorie totali, ma si presta attenzione agli acidi grassi saturi, che devono essere inferiori al 10% delle calorie totali. Nel caso di ittero e steatosi come conseguenza della malattia, si prevede una quantità di lipidi pari al 25% delle calorie giornaliere. Anche in questo caso è vietato il consumo di alcolici, di qualsiasi tipo.
In caso di sindrome epato-renale ed encefalopatia porto-sistemica, si riducono le proteine a 0,5-0,8 g per chilo di peso corporeo desiderabile al giorno, invitando il paziente a preferire le proteine di origine vegetale e gli amminoacidi ramificati, diminuendo quello aromatici. Questo perchè in questa condizione diminuisce la presenza di metaboliti potenzialmente tossici, di solito detossificati dal fegato. Tra gli alimenti che hanno una composizione amminoacidica favorevole per questo tipo di pazienti, vi sono i fagioli, le uova, il pesce, ma anche la carne di pollo e vitello.
Nel caso di ascite come conseguenza della cirrosi epatica va controllata anche l'assunzione di sodio, che potrebbe incrementarla. Si riduce quindi il sodio a massimo 350-700 mg al giorno, consigliando al paziente di non aggiungere il sale nelle pietanze e di non consumare alimenti conservati ed insaccati, che hanno una quantità di sale molto elevata. La quantità di fibra deve essere di almeno 30 g al giorno e i pasti vengono frazionati in più tempi, consigliando di fare 6 pasti. Inoltre, talvolta in caso di ascite può essere necessario andare a ridurre l'assunzione di liquidi, frazionandoli nel corso della giornata.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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