L'uomo solitamente è esposto a pericoli e l'ansia, la fobia e la paura sono dei sistemi di allarme che lo aiutano a individuarli.
Questi stati d'animo sono simili come vissuto personale ed emotivo, hanno però diversi ''trigger'' che scatenano queste reazioni.
L'ansia solitamente non ha uno stimolo preciso che la scatena ma è dovuta a più fattori, facenti parte della vita quotidiana.
La paura, al contrario, è rivolta verso un oggetto ben preciso ed è condivisibile dalla maggior parte della popolazione (ad esempio la paura si scatena durante un incendio).
La fobia è anch'essa legata ad un oggetto o una situazione che causa paura nella persona, ma questa paura non è condivisa dalle altre persone. Ad esempio, alcune persone hanno paura dei ragni (aracnofobia), ma questo timore non è condiviso da tutta la popolazione. Nei soggetti che affetti da questa fobia si scatena una situazione emozionale molto più acuta ed inoltre la persona si rende conto che il timore che si scatena è esagerato o immotivato.
Solitamente la paura, la fobia e l'ansia sono presenti in qualsiasi persona, diventano patologiche se compromettono il normale funzionamento lavorativo e sociale dell'individuo.
Esistono diversi tipi di fobie, a seconda del contenuto, e possono dividersi in sociali, fobie specifiche, tratteremo a parte l'agorafobia.
Sono caratterizzate dall'evitamento di situazioni che pongono il soggetto al giudizio altrui.
Colpisce un maggior numero di donne rispetto agli uomini, iniziando solitamente in età puberale.
Il timore è legato alla possibilità di essere deriso, incorrere in ''figuracce'' o apparire goffo, gli esempi più classici sono parlare in pubblico o di arrossire davanti agli altri (eritrofobia).
È presente una crescente ansia che tende ad aumentare mano a mano che ci si avvicina a dover affrontare il momento fobico, con manifestazioni neurovegetative come la sudorazione profusa, la tachicardia, le vampate di calore, la secchezza della bocca e l'aumento della frequenza respiratoria che portano ancora di più a mettere in atto azioni che tendono ad evitare il momento.
Spesso può coincidere un disturbo depressivo per la demoralizzazione che si determina nella persona, che può sfociare in abuso di alcool e benzodiazepine.
Terapia
Molto utili sono le terapie psicologiche di tipo cognitivista per modificare l'idea di ipervalutazione del giudizio altrui. Possono essere utilizzati anche farmaci come gli antidepressivi SSRI.
Le fobie specifiche sono caratterizzate dalla presenza di un oggetto specifico che causa lo stimolo di allarme (crisi fobica), con la formazione di comportamenti atti ad evitare il contatto (condotte di evitamento), anche solo visivo, con l'oggetto che, come un cane che si morde la coda, aumentano ancora di più la fobia e, spesso, per la vergogna non vengono rivelate.
In caso di fobie molto radicate la crisi fobica può essere scatenata anche solo dall'evocazione mentale dello stimolo fobico. Solitamente si sviluppano in giovane età diminuendo la gravità con il raggiungimento dell'età anziana, anche se non è raro che si sviluppino direttamente nell'età adulta.
Facilmente la fobia si genera a seguito dell'esposizione a uno stimolo che traumatizza la persona.
Gli oggetti delle crisi fobiche possono raggrupparsi in: animali (quella degli insetti, ovvero l'aracnofobia, è la più comune poi troviamo quella dei serpenti o dei cani o dei pennuti), sangue e iniezioni (spesso legate a svenimenti e presente in più membri della famiglia), elementi ambientali (altezza, temporali), situazionali (luoghi chiusi ovvero la claustrofobia, volare) e, infine, le altre fobie (quelle che non si classificano nei gruppi precedenti come la rupofobia, paura dello sporco, o la patofobia, la paura delle malattie).
Particolarmente nocive per la vita personale sono le condotte di evitamento: queste portano alla modificazioni delle attività quotidiane per evitare l'esposizione allo stimolo fobico (ad esempio non prendere mai l'ascensore oppure cambiare percorso improvvisamente se si vede un cane).
La paura scatenata dalla crisi fobica, la frequenza degli stimoli fobici, le condotte che si creano per evitare lo stimolo e la vergogna per questi comportamenti indicano la gravità di questa patologia.
Terapia
Solitamente è necessaria una terapia psicologica comportamentale con l'utilizzo di terapie d'urto o di progressiva esposizione allo stimolo che pongono direttamente o indirettamente (attraverso l'evocazione mentale) la persona davanti allo stimolo fobico cercando di analizzare la propria paura per poi estirparla grazie all'abitudine allo stimolo, creatasi con le numerose esposizioni, alla decostruzione della fobia o a volte all'utilizzo di tecniche di rilassamento alla comparsa della fobia. In alcuni casi possono essere utilizzati degli antidepressivi SSRI per adiuvare farmacologicamente la risoluzione che la terapia psicologica si prefissa.
Al contrario di come si pensa non è la paura degli spazi aperti in generale, ma più precisamente del timore di essere in luoghi o situazioni in cui è difficile allontanarsi agevolmente o nei quali è non è possibile essere soccorsi immediatamente in caso di malessere. Anche in questo caso sono colpite più le donne degli uomini.
Si evitano quindi i luoghi non familiari e poco conosciuti o quelli molto affollati come concerti e mezzi pubblici. È spesso una conseguenza di crisi di attacchi di panico che in luoghi non conosciuti o affollati possono essere difficilmente soccorsi. Spesso si crea la figura de ''l'accompagnatore'' che permette al soggetto agorafobico di spostarsi, pur limitandosi sempre a luoghi conosciuti.
Terapia
Ci si avvale di una psicoterapia di tipo comportamentale o cognitivo con sessioni specifiche per questa patologia. La terapia farmacologica non è legata alla patologia di per se ma più alla prevenzione degli attacchi di panico, con l'uso di benzodiazepine.
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