La piodermite, o meglio le piodermiti sono un gruppo eterogeneo di patologie della pelle causate da batteri piogeni, in particolare stafilococchi e streptococchi.
Etimologicamente, il suffisso "dermite" si riferisce alla pelle; il prefisso "pio" sta ad indicare la presenza di pus, ma in realtà esso non è sempre presente in tutte le piodermiti.
Le piodermiti si distinguono in base alla profondità dell’infezione e alle caratteristiche cliniche in numerose entità nosologiche, che saranno descritte qui di seguito.
La piodermite non è sempre contagiosa: alcune forme lo sono, altre no.
L'impetigine volgare è una malattia della pelle contagiosa, provocata da stafilococchi e, in minor misura, da streptococchi. È tipica dei bambini e si può ulteriormente suddividere in due varianti.
È la forma di impetigine più frequente (70% del totale dei casi) e può essere provocata sia da streptococchi che da stafilococchi.
È altamente contagiosa e, tipicamente, provoca delle piccole epidemie tra i bambini che condividono un determinato ambiente (asilo, campeggio, parco giochi), soprattutto d’estate, poiché il caldo e l’umidità sono dei fattori favorenti la proliferazione dei batteri.
Si manifesta soprattutto sul volto e agli arti, in particolare in corrispondenza di altre lesioni della cute come punture d’insetti, dermatite atopica, lesioni dovute alla scabbia o ai pidocchi. I palmi delle mani, le piante dei piedi e le mucose (interno della bocca, naso, vagina etc.) non sono mai colpiti.
Si presenta con delle vescicole molto sottili, che si rompono e lasciano sotto una superficie che si ricopre di croste color giallo-marroncino. Le lesioni sono molto pruriginose perciò il bambino, grattandosi, trasporta l’infezione ad altre persone e su altre zone del suo stesso corpo.
È una forma meno contagiosa, provocata da stafilococchi. Può colpire tutto il corpo, comprese le zone risparmiate dalla forma non bollosa. Si presenta con delle bolle più grosse e più resistenti rispetto alla forma non bollosa.
La terapia di entrambe le forme è a base di antibiotici, sia topici (pomate) che sistemici (compresse). Nella forma non bollosa è importante prevenire il contagio, evitando di condividere indumenti, giocattoli, stoviglie etc. con i bambini malati.
È un raro processo infettivo che colpisce soprattutto gli arti inferiori, tipico di individui anziani in scadute condizioni generali. Spesso rappresenta la complicanza di un’impetigine.
Si manifesta con bolle, vescicole e pustole. È una patologia solitamente grave, che tende a cronicizzare, perché colpisce tipicamente soggetti la cui salute è già molto compromessa.
È un’infezione della parte finale del dorso delle dita, nella zona in cui comincia l’unghia. I batteri responsabili del quadro sono gli stafilococchi.
L’ultima falange del dito si presenta arrossata, gonfia e dolente e può essere presente del pus.
La terapia è a base di antibiotici sia topici che sistemici, ma spesso è necessario incidere e drenare la raccolta purulenta.
L'erisipela è un processo infettivo che non si limita all’epidermide, ma si estende anche al derma (strato di tessuto connettivo che si trova al di sotto dell’epidermide) e ai vasi linfatici sottostanti.
È provocata dallo streptococco β-emolitico di gruppo A (lo stesso batterio responsabile della glomerulonefrite post-streptococcica e dei reumatismi articolari acuti)
Gli individui colpiti preferenzialmente sono gli anziani in cattive condizioni di salute, specie in presenza di problematiche di stasi venosa o linfatica, o in sedi sottoposte a precedenti interventi chirurgici.
È una patologia in continuo aumento a causa dell’allungamento della vita media e che inizia a dimostrare preoccupanti tassi di resistenza ai trattamenti antibiotici convenzionali.
Esordisce in maniera acuta, con febbre alta (fino a 40 °C).
Le sedi più colpite sono le gambe, le braccia e il volto (quest’ultimo, soprattutto nei diabetici).
Sulla cute è visibile una chiazza rossa, calda, rilevata, solitamente a limiti netti.
A riprova di ciò, il segno obiettivo tipico dell’erisipela è il segno del gradino, ovvero la presenza di una demarcazione netta, una sorta di gradino tra la parte di cute infetta e il resto di cute sana.
La superficie della chiazza è liscia e lucida e spesso i linfonodi contigui sono ingrossati.
La terapia si basa su antibiotici sistemici (per bocca o endovena): cefalosporine e macrolidi danno un beneficio rapido e sostanziale, solitamente.
È un processo infettivo profondo, che interessa il derma e i tessuti sottostanti.
È detto anche cellulite, ma nulla ha a che vedere con quella che è definita "cellulite" nel linguaggio popolare e che si chiama propriamente "panniculopatia edemato-fibro-sclerotica".
Dal punto di vista clinico è simile all’erisipela, ma ha margini meno definiti e si accompagna più spesso a delle bolle.
Può essere provocata da streptococchi, stafilococchi e anche da Haemophilus influenzae.
È più grave dell’erisipela e il trattamento antibiotico deve essere protratto per almeno 10 giorni.
È la più grave delle piodermiti, poiché il processo infettivo si estende molto in profondità, fino alle fasce connettivali che avvolgono i muscoli. Può rappresentare l’evoluzione di un’erisipela o di un flemmone ed è provocata il più delle volte dall’associazione di più specie batteriche (streptococchi e stafilococchi ma anche batteri anaerobi).
È tipica di soggetti molto anziani e/o immunocompromessi.
Il paziente si presenta molto compromesso, con febbre molto elevata e, a volte, sepsi (ovvero una risposta infiammatoria sistemica esuberante in risposta alla presenza di patogeni nel sangue).
Le sedi più colpite sono gli arti, il tronco e anche lo scroto o le grandi labbra.
Si presenta con chiazze che variano dal rossastro al nero, che è un segno di necrosi dei tessuti.
A volte, si può apprezzare il segno del crepitio sottocutaneo: schiacciando la cute, si sentono dei crepitii, un rumore simile alla "neve calpestata", dovuti alla presenza di aria nel sottocute.
In caso di infezione sostenuta da batteri anaerobi, oltre all’aria sottocutanea (che si forma proprio a seguito del metabolismo degli anaerobi) è presente un odore putrido, come di carne marcia.
La terapia antibiotica ha un’efficacia scarsa in queste forme e spesso è necessario un intervento chirurgico di bonifica dei tessuti necrotici.
Nonostante le cure, la mortalità rimane alta e si attesta intorno al 30% dei casi.
L’osteofollicolite è un’infezione superficiale del follicolo pilifero, che si presenta d’emblèe come una vescicoletta ripiena di pus. È causata dallo stafilococco aureo.
È frequente a tutte le età e colpisce soprattutto la barba e il cuoio capelluto. In coloro che si depilano con la ceretta colpisce anche arti e tronco.
La terapia è a base di disinfettanti o antibiotici ad uso topico, come l’acido fusidico.
Rispetto alla follicolite, è un infezione del follicolo pilifero più profonda, che si estende anche ai tessuti adiacenti al pelo. È tipico dell’adolescenza ed è provocato dallo stafilococco aureo.
Esordisce con un nodulo arrossato, duro e dolente e solo in seguito si riempie di pus. Di solito guarisce con una cicatrice.
La terapia è a base di antibiotici topici o sistemici, a seconda della gravità.
È un’infiammazione cronica di alcune ghiandole sudoripare, dette apocrine (localizzate ad ascelle, inguine, areola mammaria, regioni genitali).
Si presenta come un nodulo dolente e ripieno di materiale simil-purulento, anche se non vi è quasi mai un’infezione vera a propria (la sua classificazione tra le piodermiti è classica, anche se impropria).
Tende ad ulcerarsi, ascessualizzarsi e lasciare cicatrici.
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