L'erisipela è una dermoipodermite batterica acuta, ovvero un'infezione della cute che coinvolge il derma e l'ipoderma, gli strati cioè più profondi della pelle.
Il batterio responsabile di questa infezione è quasi sempre lo streptoccocco beta emolitico gruppo A, ma talora possono essere coinvolti anche gli streptococchi del gruppo C e G, e altri batteri piogeni come lo stafilocco aureo, talvolta anche nelle sue forme resistenti alla meticillina. Altri ancora sono batteri meno comuni da ritrovare in questa forma di infezione, come Klebisiella pneumoniae, Haemophilus influenzae, Escherichia coli, Streptococcus pneumoniae, Moraxella e Streptoccoccus pyogenes.
Questo tipo di infezione non deve essere confusa con un'altra simile, ma il cui responsabile è l'Erysipelothrix rhusiopathiae, un bacillo che causa l'erisipeloide, che è però una forma di cellulite localizzata acuta, dal decorso lento.
L'erisipela non è molto contagiosa e si trasmette sostanzialmente tramite le soluzioni di continuo della cute, come ad esempio un graffio, una puntura di insetto, una piccola ferita, che permettono quindi l'ingresso del batterio. Proprio perchè interessa gli strati profondi della pelle, il contagio dell'erisipela è raro se non tramite le suddette vie di ingresso. Infatti, l'isolamento dei batteri responsabili attraverso il prelievo cutaneo non è di semplice applicazione.
La cute integra, infatti, protegge i tessuti sottostanti e costituisce un ottimo schermo contro l'invasione dei microbi.
Ci sono tuttavia dei fattori di rischio per questa infezione e sono principalmente:
immunodepressione
l'etilismo
l'insufficienza renale
la stasi venosa e vene varicose
traumi
malnutrizione
Principalmente l'erisipela si localizza al volto e agli arti, soprattutto inferiori (anche se può estendersi a tutto il corpo) e colpisce i soggetti anziani, i bambini e i lattanti. Quella degli arti inferiori è la più frequente e interessa l'85% dei casi. In una minima percentuale si può avere anche negli arti superiori e nei genitali esterni.
La diffusione dell'erisipela in Italia non è molto alta, ma invece risulta molto comune e tipica in Francia, in cui vi sono dai 10 ai 100 casi all'anno ogni 100.000 abitanti.
In passato, l'erisipela era una patologia mortale, specie per i bambini e gli anziani, in cui si aveva esito mortale in quasi tutti i casi. Oggi è, invece, una patologia con esito benigno e facilmente trattabile.
L'esordio è acuto con la comparsa di una lesione eritematosa, edematosa, calda, dura e molto dolente che evolve per via centrifuga (quindi verso l'esterno) per diventare con un aspetto a placca.
La cute appare tesa, lucente e possono comparire petecchie e bolle a contenuto sieroso o siero-emorragico. Si formano, quindi, delle placche dure e lucenti, dai margini ben definiti che sono caratteristiche dell'erisipela. Il nome stesso, erisipela, è sintomatico delle caratteristiche formazioni cutanee, perchè deriva infatti dal greco e significa "pelle rossa". L'area interessata da queste formazioni ha grandezza, in genere, di 10-15 cm di diametro.
Il paziente avverte dolore alla digitopressione, bruciore locale e spesso anche prurito.
Spesso si accompagna anche una linfangite (infiammazione dei vasi linfatici della zona colpita) e una linfoadenite distrettuale (infiammazione dei linfonodi).
I sintomi generali che accompagnano l'erisipela sono la febbre elevata, spesso con brividi e malessere generale, leucocitosi neutrofila (aumento quindi dei neutrofili), aumento della VES e delle alfa2-globuline agli esami ematochimici.
Per diagnosticare l'erisipela ci si basa sui sintomi, che sono abbastanza evidenti e caratteristici, ma per conferma si effettua anche un'emocoltura, ossia l'identificazione dei batteri nel sangue, con cui si va a differenziarla da altre forme di infezioni dello stesso genere. In particolare, è bene prestare attenzione a non confondere l'erisipela con l'eritema nodoso, altra patologia che colpisce la cute ma che non porta alla formazione di febbre. Quando interessa gli arti inferiori, l'erisipela viene spesso confusa per un attacco di gotta, specie se interessa la caviglia e il piede.
La diagnosi può prevedere anche una radiografia o ecografia per l'identificazione della presenza di eventuali complicanze, come tromboflebite e ascessi. Altre forme di diagnosi avvengono attraverso il prelievo di porzioni cutanee, usate per effettuare una biopsia che andrà ad identificare in laboratorio la presenza di eventuali batteri.
La localizzazione al volto di questa infezione si verifica dal 3 al 19% dei casi e per la maggior parte è causata soprattutto da forme di Stafilococcus aureus resistente alla meticillina, o MRSA, che sono invece meno frequentemente responsabili delle forme di erisipela agli arti inferiori. In caso in cui si sospetti che sia proprio questo il batterio responsabile dell'erisipela al volto, il paziente viene quindi trattato con vancomicina, un antibiotico. In realtà, queste forme batteriche non sono resistenti solo alla meticillina, che fu il primo antibiotico usato contro l'erisipela, ma la loro resistenza si manifesta anche contro altri tipi di antibiotici.
Nell'erisipela al volto i sintomi sono quelli caratteristici di questa infezione, ma interessa spesso solo un lato del viso, molto raramente entrambi. Caratteristica dell'erisipela al volto sono gli occhi che appaiono come tumefatti e rimangono chiusi nella maggior parte dei casi.
In questo genere di erisipela, per la diagnosi è importante l'emocoltura, in quanto spesso dalla sola valutazione dei sintomi può essere confusa con altre forme di infezioni o patologie, come l'herpes zoster, l'edema angioneurotico e la dermatite da contatto. Talvolta, l'erisipela al volto può essere confusa con una manifestazione del cancro mammario di tipo infiammatorio.
La terapia dell'erisipela si avvale degli antibiotici, ovviamente di quelli attivi sullo streptococco beta emolitico, come l'amoxicillina.
Nonostante ci sia infiammazione e dolore, è sconsigliabile somministrare gli antinfiammatori non steroidei (FANS, come l'ibuprofene, il ketoprofene, ecc...), in quanto sembrano peggiorare il quadro clinico e il suo decorso verso la guarigione.
La terapia con antibiotico va proseguita fino alla fine del ciclo prescritto dal medico, nonostante i sintomi possano migliorare già dopo qualche giorno di cura. In genere, la terapia dura dai 10 ai 14 giorni.
È molto importante non sospendere la cura con antibiotici dopo la scomparsa dei sintomi, in quanto si favorisce la replicazione di batteri resistenti all'antibiotico e, quindi, si ha una ripresa di malattia che dovrà essere successivamente curata con un altro antibiotico, con diverso meccanismo d'azione.
Talvolta, si hanno casi in cui, dopo circa 2 giorni di trattamento, persistono sintomi come febbre e arrossamento della pelle. Questi eventi indicano che probabilmente l'infezione è causata da batteri resistenti agli antibiotici.
In alcuni casi, l'erisipela può essere causata da funghi: in questo caso si ricorre ovviamente non all'antibiotico ma ad un farmaco antifungino. Questo trattamento è importante perchè soprattutto se colpiscono i piedi, questo genere di infezioni sono soggette a recidiva se non trattate adeguatamente.
Gli antibiotici maggiormente usati per la cura dell'erisipela sono sicuramente le penicilline, e nei pazienti allergici o non tolleranti si possono utilizzare altri antibiotici come l'eritromicina o la clindamicina. La terapia è più spesso introdotta per via orale, ma talvolta si può scegliere la somministrazione parenterale.
Le infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici di elezione, quindi quelli che abbiamo precedentemente accennato, vengono invece trattate con cloxacillina e nafcillina.
Per alleviare i sintomi dell'erisipela, gli impacchi freddi vengono usati molto spesso, accompagnati dall'uso di analgesici che, agendo a livello locale, alleviano dal fastidio in modo temporaneo. Per gli arti inferiori si usano spesso delle calze che esercitano una compressione, oppure degli stivali appositi, che sono strategie non di cura, ma che sicuramente alleviano il fastidio dell'erisipela agli arti inferiori.
Per alleviare i dolori, possono essere spesso usate delle lozioni che prevengono la secchezza della pelle e la sua eventuale screpolatura. In altri casi si usano delle creme che evitano la formazione di tagli e lesioni cutanee.
Le complicanze principali correlate ad un'inadeguata cura dell'erisipela, o ad una sua non cura, sono sostanzialmente gli ascessi, il coinvolgimento infettivo delle ghiandole linfatica locale e la fascite necrotizzante dell'arto o della zona colpita dall'erisipela.
Rare sono le glomerulonefriti, le polmoniti e la setticemia.
L'erisipela, essendo in pratica un'infezione, nei pazienti a rischio può recidivare e questo, a lungo andare, può complicare il quadro clinico e può comparire addirittura l'elefantiasi dell'arto dovuta all'occlusione dei vasi linfatici, a causa del processo infiammatorio recidivante, che colpisce appunto i tessuti più profondi della cute. Altre complicanze dovute all'erisipela recidivante sono la formazione di un linfedema cronico, con tromboflebite e gangrena.
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