Il morbo di Basedow (o di Graves-Flaiani-Basedow) è una malattia autoimmune che colpisce la tiroide ed è la causa principale di ipertiroidismo nell'adulto, causando dal 60% all'80% di tutti i casi di tireotossicosi, cioè dell'eccesso di ormoni tiroidei presenti nell'organismo.
Colpisce circa il 2% delle donne mentre negli uomini l'incidenza è più bassa e si attesta intorno allo 0,2-0,5%.
Raramente la malattia esordisce prima dell'età adolescenziale ed è tipica l'insorgenza nell'età adulta intorno ai 20-50 anni. Si osserva anche negli anziani, sebbene con incidenza inferiore.
Nel morbo di Basedow si assiste ad un'iperattività della ghiandola tiroidea, causata dalla presenza di un particolare tipo di anticorpi, gli anticorpi anti-TSH e gli anticorpi anti-tireoperossidasi, diretti contro il recettore dell'ormone TSH secreto dall'ipofisi. Tale ormone stimola la produzione degli ormoni tiroidei T3 e T4 (responsabili del corretto funzionamento del metabolismo basale); gli anticorpi si legano al recettore per il TSH e bloccano lo scambio di informazioni tra ipofisi e tiroide: in questo modo viene prodotta un'enorme quantità di T3 e T4 e viene invece inibita la sintesi di TSH.
I segni e i sintomi riscontrabili nei pazienti affetti da morbo di Basedow sono facilmente riconoscibili; nell'anziano le caratteristiche dell'ipertiroidismo possono essere mascherate e gli unici segni presenti possono essere astenia e perdita di peso.
L'ipertiroidismo più causare una perdita di peso inspiegabile, in contrasto con l'aumento smodato dell'appetito, che trova ragione nell'incremento del metabolismo basale.
Altre manifestazioni comuni sono:
che hanno come conseguenza quella di portare il paziente ad uno stato di generale affaticamento: comune è la sensazione di svegliarsi al mattino più stanchi di quando si è andati a letto.
A livello neurologico possono essere presenti
La manifestazione cardiovascolare più comune (e che preoccupa maggiormente il paziente) è la tachicardia sinusale, spesso associataa palpitazioni; la gittata cardiaca è più elevata del normale e spiega la sensazione di "battito scoccante" riferita dal soggetto.
La cute è generalmente calda e sudata e proprio la sudorazione e l'intolleranza al caldo sono tra i sintomi più lamentati.
Può essere presente fino al 40% dei casi alopecia diffusa, che permane per mesi anche dopo aver raggiunto il compenso ormonale.
Altro sintomo riferito e spesso causa di disagio psicosociale è la presenza di scariche diarroiche, provocate dalla diminuzione del tempo di transito intestinale.
Nelle donne è frequente anche il riscontro di alterazioni del ciclo mestruale.
Il segno sicuramente più caratteristico è la retrazione palpebrale, che dà al soggetto la tipica espressione spaventata. Insieme all'esoftalmo (protrusione dei bulbi oculari oltre la rima palpebrale) e all'edema periorbitario costituisce l'oftalmopatia basedowiana, che spesso consente di fare diagnosi prima ancora di eseguire gli accertamenti clinici del caso ed è associata a lacrimazione eccessiva e sensazione di sabbia negli occhi.
L'esoftalmo è causato dal rigonfiamento dei muscoli oculari, che si infarciscono di linfociti ed essudato e spingono l'occhio all'esterno, deviandolo leggermente verso l'alto o verso l'esterno. La conseguenza è la compressione del nervo ottico che si manifesta con diplopia e difetti periferici del campo visivo.
Il primo passo per fare diagnosi di ipertiroidismo è un prelievo di sangue venoso effettuato con lo scopo di dosare gli ormoni tiroidei.
In questa situazione i livelli di TSH sono bassissimi (perchè ne è soppressa la produzione) mentre i livelli di T3 e T4 sono molto elevati.
Il dosaggio degli anticorpi anti-tireoperossidasi è utile per confermare la diagnosi ed escludere altre cause di ipertiroidismo: da tessuto tiroideo ectopico, da singoli noduli iperfunzionanti, da adenoma ipofisario TSH-secernente.
I criteri che permettono di fare diagnosi certa sono dunque:
L'ipertiroidismo da malattia di Basedow viene trattato riducendo la sintesi degli ormoni tiroidei attraverso l'utilizzo di farmaci oppure riducendo la quantità di tessuto con il trattamento di radioiodio o con la tiroidectomia subtotale.
I farmaci antitiroidei sono il trattamento di scelta; sono derivati delle tioamidi e si chiamano carbimazolo e metimazolo (il più usato attualmente). Inibiscono la funzione della tireoperossidasi, riducendo la captazione dello iodio e la sua capacità di essere attaccato alle tireoglobuline per formare T3 e T4, e diminuiscono il livello di anticorpi antitiroidei sebbene il meccanismo non sia del tutto chiarito.
La dose giornaliera di metamizolo è in genere 15 mg per l'ipertiroidismo lieve, 30-40 mg per l'ipertirodismo di grado moderato e 60 mg per quello grave; tale dose va frazionata in 3 somministrazioni, una ogni 8 ore.
La dose iniziale viene poi successivamente ridotta (regime di titolazione) nel momento in cui la tireotossicosi migliora. I dosaggi ormonali e i segni clinici vanno rivalutati dopo 3-4 settimane dall'inizio della terapia, tenendo conto del fatto che i pazienti impiegano circa 6-8 settimane a raggiungere una condizione di eutiroidismo.
La tachicardia viene tenuta sotto controllo con farmaci betabloccanti (propanololo), ma solo per i primi tempi della terapia: una volta raggiunto il compenso tiroideo la loro somministrazione va sospesa.
Il trattamento radioterapico e l'intervento chirurgico di tiroidectomia subtotale sono riservati ai soli casi che non rispondono alla terapia medica o che recidivano dopo essere stati trattati con metimazolo.
L'esoftalmo non richiede una terapia attiva quando è lieve o moderato, perchè migliora spontaneamente di pari passo con il compenso ormonale. Il fastidio oculare trova sollievo con l'utilizzo di lacrime artificiali e di lenti scure con protezioni laterali. L'esposizione corneale durante il sonno può essere evitata coprendo gli occhi con appositi bendaggi.
Nel caso di oftalmopatia grave con coinvolgimento del nervo ottico è necessario ricorrere all'oculista, che dopo aver stabilizzato la situazione, valuterà se esiste o meno l'indicazione all'intervento chirurgico.
L'esame delle feci è una procedura diagnostica che consiste nella raccolta e nell'analisi di un campione di feci, al fine di individuare alcune eventuali condizioni patologiche.
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