Fibromialgia

La fibromilagia (o Sindrome Fibromialgica) è una malattia abbastanza frequente che prevede un diffuso dolore muscolo-scheletrico accompagnato da facile affaticabilità (detta astenia).

 

 

Il termine fibromialgia significa appunto che c'è dolore (- algia) sia a livello delle strutture connettivali fibrose (fibro-), ovvero tendini e legamenti, sia a livello muscolare (mia-).

È una forma di reumatismo extra-articolare, perché non coinvolge le articolazioni e non ne cause deformità, a differenza invece dell'artrosi. In Italia si pensa che dai 2 ai 4 milioni di persone ne siano affette, e nella maggioranza dei casi sono donne.

Cause della fibromialgia

Le cause della fibromialgia non sono ancora del tutto chiarite, sicuramente sappiamo che è multifattoriale, cioè sono diverse le cause che concorrono all'insorgenza di questa malattia.

Ecco un breve elenco delle cause:

  • eventi traumatici/stressanti (per esempio un lutto, un trauma fisico o psichico, una malattia, ecc?€?);
  • alterazioni dei neuro-trasmettitori a livello del sistema nervoso centrale, cioè di quelle sostanze di fondamentale importanza nella comunicazione tra le cellule nervose;
  • alterazioni ormonali;
  • alterazioni della qualità del sonno particolare vulnerabilità dei muscoli a microtraumi ripetuti.

Gli elementi caratteristici di questa malattia sono l'iperalgesia e l'allodinia, permanenti e diffusi.

 

 

L'iperalgesia è una percezione di dolore maggiore rispetto a quello che una persona dovrebbe sentire per lo stimolo che gli è stato applicato.

L'allodinia è percepire dolore in risposta ad uno stimolo che doloroso non è.

Queste caratteristiche sono dovute ad una alterazione a livello del sistema nervoso centrale. Lo stimolo in periferia è ricevuto nella maniera corretta, ma è come se a livello del cervello venisse "letto male" in questi casi amplificato, in quanto la soglia del dolore è diminuita.

Tipico della fibromialgia, inoltre, è il fatto che i sintomi, quindi i dolori e la stanchezza possono peggiorare in seguito a determinate condizioni, come la carenza di sonno, i cambiamenti climatici, il freddo, l'umidità, gli stress lavorativi, psichici e familiari, il periodo pre-mestruale, la gravidanza o i problemi alla tiroide.

Chi colpisce

La fibromialgia è una malattia piuttosto frequente, colpisce soprattutto le donne rispetto agli uomini, con rapporti da 5:1 a 20:1. Il decennio più colpito è quello tra i 20 e i 30 anni, quindi l'età giovanile. La progressione della malattia però è lenta, non sempre si diagnostica in questa fascia di età e spesso le pazienti si abituano ai sintomi, rivolgendosi al medico solo quando il dolore diventa parecchio forte e invalidante.

Sintomi della fibromialgia

Fibromialgia

Abbiamo già detto che i principali sintomi della malattia sono i dolori diffusi e la stanchezza, ovvero l'astenia.

Il paziente dolorante, si sente stanco nonostante non faccia grossi sforzi fisici nell'arco della giornata, ed ha una ridotta resistenza alla fatica.

A questi si aggiungono una varietà di altri sintomi e segni non sempre tutti presenti, ma che possono accompagnarsi ai due sintomi cardine della fibromialgia, esistono addirittura liste molto lunghe di sintomi, come quella che trovate in questo sito svizzero, composta da ben 100 sintomi.

Ecco un breve elenco dei sintomi della fibromialgia.

Disturbi del sonno: frequenti risvegli nell'arco della notte, si alzano al mattino stanchi, come se il sonno non fosse stato ristoratore. Sembra caratteristica di questa malattia la cosiddetta "anomalia alfa-delta", ovvero appena raggiunto il sonno profondo (caratterizzato all'elettroencefalogramma dalle onde delta), si ha un ritorno brusco al sonno superficiale (caratterizzato dalle onde alfa). Questo è importante perché si è studiato che è proprio nello stadio profondo del sonno che i muscoli si rilassano e si riposano. Questo stadio, venendo a mancare nei pazienti affetti da fibromialgia, potrebbe spiegare alcuni dei sintomi riportati dai malati.

 

 

Mal di testa o dolore al volto: la cefalea o l'emicrania sono sintomi spesso riportati dai pazienti fibromialgici. Inoltre spesso hanno dolore alla mandibola o alla mascella.

Rigidità: sensazione di rigidità muscolare al risveglio o se si resta fermi per un po' di tempo nella stessa posizione.

Acufeni: suoni o rumori nelle orecchie.

Alterazioni della temperatura corporea: alcuni riferiscono sensazioni di freddo o caldo intenso diffuso a tutto il corpo o agli arti. Molte volte ci può essere il fenomeno di Raynaud, eccessiva sensibilità al freddo delle mani e dei piedi, con cambiamento di colore delle dita.

Disturbi della sensibilità: formicolii (diffusi o limitati in una zona), sensazione di "addormentamento" o riduzione della sensibilità.

Disturbi cognitivi: difficoltà a concentrarsi, perdita di memoria a breve termine.

Disturbi gastrointestinali: difficoltà digestive, acidità gastrica, dolori addominali in relazione ai cambiamenti climatici o a fattori stressanti. Nel 60% dei pazienti malati di fibromialgia si osserva la sindrome del colon irritabile, caratterizzata dall'alternanza di stipsi e diarrea, dolori addominali e meteorismo.

Disturbi urinari: aumentata frequenza dello stimolo ad urinare o una vera e propria urgenza minzionale.

Alterazioni dell'equilibrio: senso di sbandamento, vertigini e a volte addirittura nausea e visione sfuocata quando il paziente legge o guida l'automobile. Questo è dovuto al fatto che la fibromialgia può coinvolgere anche i muscoli oculari e pupillari.

Dismenorrea: il forte dolore durante il ciclo mestruale che non risponde bene alle terapie può essere una manifestazione della sindrome fibromialgica.

Tachicardia: spesso accompagnata dal cardiopalmo.

Sintomi a carico degli arti inferiori: crampi oppure movimenti incontrollati della gambe nel momento in cui si va a dormire ("Sindrome delle gambe senza riposo").

Ansia e depressione: i cambiamenti del tono dell'umore sono comuni nella fibromialgia. I pazienti si sentono ''giù di corda'' nonostante solo ¼ dei pazienti sia realmente depresso.

Diagnosi di fibromialgia

La diagnosi della fibromialgia è basata su alcuni criteri stilati dalla ACR (American College of Rheumatology).

Questi criteri prevedono:

  • presenza di dolore diffuso muscolo-scheletrico da almeno 3 mesi;
  • dolorabilità in almeno 11 dei 18 nei trigger-point (o tender point), ovvero punti del corpo che se schiacciati provocano dolore nel paziente.

I test di laboratorio e gli esami strumentali sono utili per escludere la presenza di altre patologie, come l'ipotiroidismo, l'artrite reumatoide, o altre malattie reumatiche.

Questi criteri di diagnosi sono comunque criticabili, perché possono esserci anche altri punti nel corpo che possono dare dolorabilità e che non vengono elencati tra i 18 trigger-point, il dolore nei punti stabiliti può variare di giorno in giorno e poi da medico a medico può esserci una differenza di diagnosi, magari perché un medico schiaccia troppo poco sui suddetti punti, oppure un altro schiaccia troppo e provocherebbe dolore anche in una persona non affetta da fibromialgia. È molto importante chiedere bene al paziente di spiegare i sintomi e quanto è invalidante per lui la malattia.

La fibromialgia infatti non causa alterazioni visibili al laboratorio o tramite esami strumentali e quindi il medico si basa sul racconto del paziente per porre diagnosi. Proprio questo fatto, di non trovare riscontri visibili della malattia, anche perché il paziente sembra sano all'apparenza, ha fatto pensare in passato di trovarsi di fronte a pazienti magari ipocondriaci, o depressi, insomma dei "malati immaginari".

Terapia della fibromialgia

La terapia della fibromialgia è molto cambiata nel corso degli anni, quando si è capito che questa malattia non era una malattia immaginaria del paziente ma una patologia vera e propria. Tuttavia, si tratta di una patologia ancora lungi dall'essere compresa, le cui cause non sono note e per la quale non esiste ancora una terapia vera e propria.

Dal punto di vista farmacologico di usano principalmente i miorilassanti e gli inibitori della ricaptazione (re-uptake) della serotonina (SSRI).

I miorilassanti sono farmaci che favoriscono il rilassamento del muscolo, abitualmente contratto in questa malattia, e leniscono così il dolore.

Gli inibitori della ricaptazione della serotonina, invece, agiscono a livello del cervello, aumentando la concentrazione di serotonina (una sostanza neurotrasmettitrice presente normalmente). Questi ultimi farmaci, comunemente usati nelle sindromi depressive (di fatto sono antidepressivi), si sono rivelati utili nella fibromialgia soprattutto dopo che si è scoperta che ci sono appunto alterazioni dei neurotrasmettitori a livello cerebrale.

Altri farmaci utilizzati sono gli antiepilettici, gli analgesici (paracetamolo), e gli antidepressivi triciclici o gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Inoltre si possono usare anche farmaci che favoriscono il sonno, come le benzodiazepine.

Fibromialgia e psicologia

Spesso i pazienti affetti da fibromialgia presentano piccoli problemi psicologici, come piccole depressioni, ansia, attacchi di panico. Agire a livello psicologico, cercando di diventare più forti e di superare queste piccole debolezze, aumentare la propria autostima, può aiutare molto ad alleviare i sintomi e a superare le fasi più acute e invalidanti della malattia.

L'attività fisica contro la fibromialgia

Il paziente fibromialgico si trova spesso ad andare incontro a una perdita del tono muscolare e ad un'alterazione della postura dovuta al dolore cronico che impedisce di praticare un'attività fisica regolare.

Infatti, quando pratica uno sport, il malato di fibromialgia presenta un affaticamento muscolare molto amplificato rispetto a un soggetto sano, e questo lo porta ad evitare lo sport o a praticare attività molto blande come la camminata non sportiva.

Purtroppo anche alcuni medici sconsigliano attività sportive di intensità media, che invece sono molto utili per mantenere il tono muscolare e una corretta postura.

Ovviamente non si deve esagerare e ognuno dovrebbe regolarsi in base alla sua situazione, di certo non esiste una regola fissa per tutti.

La cosa migliore è quella di praticare sport regolarmente: l'ideale è fare ogni giorno (o a giorni alterni) almeno 30 minuti di ginnastica posturale per mantenere forti i muscoli addominali e dorsali, associando altri 30-60 minuti di attività fisica aerobica come il nordic walking, il nuoto, il ciclismo o per chi riesce, la corsa.

Non sono da escludere attività apparentemente traumatiche, specie se uno le ha sempre praticate: se amate sciare, per esempio, continuate a farlo se vi piace e se non vi costa troppa fatica. Abbandonare le cose che si amano fare è controproducente in questa patologia che ha probabilmente anche cause psicologiche.

L'attività fisica dovrebbe essere svolta ad una intensità tale da consentire all'organismo di recuperare in modo tale da osservare un miglioramento delle prestazioni. In parole povere, bisogna cercare di sopportare il dolore e praticare sport anche se è molto fastidioso, a patto che ci sia un miglioramento continuo e che i dolori non diventino troppo invalidanti.

 

 

 

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